2025-11-19
Europa in salsa fake. Cibo italiano tarocco dentro il Parlamento. Lollobrigida: assurdo
Il market di Bruxelles vende imitazioni delle nostre specialità. Come la carbonara (in vasetto). Il ministro: «Subito verifiche».Verrebbe da dire: Ursula, spiegaci questa. Perché nei palazzi dell’Ue si spaccia una poltiglia in vasetto definita Carbonara che è a metà strada tra un omogeneizzato e una crema da notte? Va bene che la baronessa von der Leyen pecca per abitudine in fatto di trasparenza - dai messaggini sui sieri anti-Covid con Albert Bourla della Pfizer costati una valanga di miliardi fino alla corrispondenza con i generali tedeschi, senza contare il silenzio sulla corruzione in Ucraina - ma arrivare a vendere nel «suo» supermarket il falso cibo italiano pare troppo. Anche se sappiamo da tempo che l’Ue è tutta chiacchiere e distintivo, in questo caso falso.Il nostro ministro per la Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, al termine di Agrifish - il Consiglio europeo dei ministri agricoli - dove ha respinto, a nome anche di altri Paesi e dell’Eurocamera, la proposta della Commissione europea di tagli e di riscrittura della Pac, s’è fatto un giro nel market del Parlamento europeo dove gli onorevoli, ma anche migliaia di euroburocrati, fanno la spesa. E si è trovato nella galleria degli orrori. Sugli scaffali s’invita a comprare questa improbabile maionese con in etichetta un pezzo di (forse) pecorino e due cubetti di pancetta - eresia: la carbonara si fa col guanciale! - e la scritta Carbonara «sauce cremeuse carbonara» con tanto di tricolore e la dicitura italianiske pancetta. A Francesco Lollobrigida questa scoperta è rimasta particolarmente indigesta e ha affidato ai social, corredandolo con la fotografia del «mostro in vasetto», questo post: «Sorvolando sulla pancetta nella Carbonara... tutti questi prodotti rappresentano il peggio dell’italian sounding. È inaccettabile vederli sugli scaffali del market del Parlamento europeo. Ho chiesto di avviare subito le verifiche». La faccenda è seria assai, perché insieme a questa Carbonara si vendono anche un’Arrabbiata sauce sempre con «italian calabrese sausage» e una «Napoletana» con bandiera tricolore e italian tomato. La carbonara viene via a 5 euro e 24 cent per 340 grammi, il sugo all’arrabbiata (ma il più arrabbiato è Lollobrigida) viene 3 euro 49 cent e il sugo alla napoletana 2 euro e 61 cent. Il fatto è che questi vasetti stanno in bella mostra nel reparto sughi pronti dove c’è un «Bolognaise» a 5 euro e 6 centesimi confezionato dalla Manna foods di Anversa, e gli unici prodotti italiani sono il pesto alla genovese e quello calabrese (un po’ pallidino per la verità) prodotti dalla Bertolli di proprietà però del colosso mondiale degli oli, la Deoleo spagnola. Il fatto è - nota il ministro - che esporre prodotti che richiamano l’Italia senza esser italiani è contro ogni regolamento europeo. Sostiene Lollobrigida: «Serve un’immediata verifica perché ogni forma di evocazione impropria dell’italianità danneggia la reputazione del vero made in Italy agroalimentare». Del resto le leggi europee parlano chiaro: quando un prodotto venduto in un Paese europeo usa bandiera tricolore o richiami all’Italia pur non essendo italiano, si configura - lo dice il regolamento 1196/27 dell’Ue - una presentazione ingannevole e teoricamente ci dovrebbe essere un intervento di autorità per vietarne la commercializzazione. È lecito dubitare che accadrà per una ragione molto semplice. La società che commercializza la falsa Carbonara è la Ahold Delhaize, un colosso della grande distribuzione nato in Belgio e ora basato in Olanda, che è una di quelle che applaudiva al Nutri-score, l’etichetta a semaforo e che a Bruxelles ha buone entrature e un’ottima capacità di pressione anche perché fattura oltre 23 miliardi di euro. La baronessa Ursula von der Leyen è sempre molto attenta quando ci sono di mezzo i colossi dell’economia, a maggior ragione se nordici. Ma proprio la nazionalità della Delhaize rilancia l’assoluta indispensabilità di portare in Italia l’Autorità europea delle dogane per intensificare i controlli sulle merci che entrano soprattutto dal porto colabrodo di Rotterdam dove s’ispeziona solo il 3% dei prodotti. Lo sottolinea Coldiretti: «Lo scandalo dei falsi prodotti italiani costa al nostro Paese 120 miliardi di euro all’anno», affermano Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo, presidente e segretario generale di Coldiretti, «col paradosso che i maggiori falsificatori sono i Paesi industrializzati. Proprio la carbonara è una delle ricette più “taroccate”: dall’uso della panna in Belgio o del bacon al posto del guanciale nei Paesi anglosassoni, fino al formaggio romano al posto del pecorino in Usa. Desta curiosità la presenza sugli scaffali del sugo alla bolognese, una specialità “acchiappa turisti” che nel nostro Paese non ha di fatto una tradizione. Per colpa del cosiddetto “italian sounding” nel mondo - conclude la Coldiretti - più di due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo e occupazionale con il nostro Paese». In testa alla lista delle imitazioni ci sono formaggi, olio extravergine di oliva, salumi, mortadella e prosciutto, seguiti da vino e sughi, soprattutto pesto.
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)