2023-12-23
Quando «Paz» scoprì il segreto del presepe
Andrea Pazienza, Il presepe (Gallucci, euro 24)
Torna in libreria la Natività disegnata, su richiesta dell’amato zio, dall’irriverente fumettista poco prima di morire per overdose. Andrea Pazienza coglie il lato autentico della ricorrenza: il ritorno alle radici e alla famiglia. E così nasce pure la Madonna del Soccorso.Il Natale veniva anche per Andrea Pazienza, genio iconoclasta del tratto grafico che non di rado acquisiva parvenze tutt’altro che pie. Le festività erano per lui i ritorni a San Severo, per le avventure sul Viale della Villa e le tombole tirate fino a tarda notte. Dapprima veniva da Pescara, dove studiava al liceo artistico «Misticoni Bellisario», poi dalla Bologna del Dams, del ‘77, di Radio Alice, di Bifo, dei cortei, delle molotov, dei fumogeni, dell’assalto con saccheggio al ristorante Cantunzein e delle tavole primigenie di Pentothal. L’alter ego a fumetti di Paz chiude l’episodio iniziale con una tavola in cui ha sullo sfondo la nuova epopea giovanile, che gli sfugge. Si sente «completamente tagliato fuori», dopo pagine e pagine di autobiografia esistenziale che bypassa il movimento dei nuovi barbari dell’anno nove (dal Sessantotto), come li avrebbe definiti Umberto Eco, talent scout di Pazienza insieme a Oreste Del Buono, direttore di Linus e Alter Alter, su cui esordì il disegnatore.Ma il Natale in discesa da Bologna comportava una sosta a San Benedetto del Tronto, la città di Giuliana Di Cretico, la madre. Andrea lì ci è nato, e vi risiedono i parenti. Gli zii, immigrati abruzzesi di Atri. E sopratutto erano suoi incondizionati adoratori. Nella cerchia familiare spicca lo zio Mario, che per la proprietà transitiva degli affetti lo diventa di tutti gli amici più cari di Paz. È un uomo mite, bonariamente sornione, tutt’altro che un patriarca di quelli cui adesso si addossano le colpe che spettano ai singoli deragliati e non alle strutture familiari consolidate nell’arco di millenni. Lo zio Mario ha un’etica del lavoro che coincide con la sua visione del mondo: produrre per dare lavoro e vivere nel rispetto dei valori. Peccato che le cose intorno a lui stiano prendendo una pessima piega. Una in particolare lo tocca di persona. Andrea discende a spirale nel buco nero dell’eroina. Zio Mario e gli altri di San Benedetto lo capiscono, specie da certe frequentazioni con le quali si presenta da loro, non solo alle festività. Poi pare che ne sia uscito. Il periodo bolognese è passato. Anche i cortei, i fumogeni, le molotov e il tetro repertorio degli anni di piombo. Ora Andrea è un artista di grande successo, che vive a Montepulciano in un casolare del Trecento. Zio Mario & C. gli chiedono uno schizzo decorativo da utilizzare per le scatole natalizie. Andrea va oltre e realizza un intero presepe componibile, che anticipa su carta e cartoncino i miracoli della digitalizzazione, ancora lontana da venire, perché si è nel 1986. Lui non sa che gli mancano solo due anni a morire, il 16 giugno 1988. Per il momento, trentenne e baldo, disegna le figurine del presepe che oggi la Gallucci pubblica in formato 3D, da allestire, proponendo un libro che è in realtà un giocattolo per adulti.Al di là della sfilata dei personaggi, tutti canonici, compresi il bue e l’asinello, il diorama di Andrea Pazienza è un’altra occasione per riandare alle sue radici formative, ben diverse dall’epopea trasgressiva con cui lo si identifica ancora a trentacinque anni dalla sua scomparsa per overdose.Le sue figurine, da cui sovente traspare lo spirito francescano originario della natività di Greccio, discendono direttamente da quelle dei soldatini e degli animali da ritagliare, negli inserti del Corriere dei Piccoli e di altre riviste per ragazzi, nonché sul retro dei quaderni di scuola. D’altronde, uno degli ispiratori riconosciuti di Andrea fu Benito Jacovitti. E c’è un classico pazienziano, Perché Pippo sembra uno sballato, in cui il personaggio di Disney, pur venendo assimilato all’universo tossico di quella gioventù più che bruciata, incenerita, serba lo spirito genuino di un nuovo Candido, che caratterizza gli sfattoni da droghe leggere.Inoltre questo presepe rimanda a un’altra escursione di Andrea nella religiosità. L’anno successivo alla composizione del presepe, viene avvicinato dal titolare di un’agenzia pubblicitaria di San Severo, suo ex collega del Dams, che lo invita a disegnare con i pennarelli, mezzi espressivi di preferenza per Paz, la Madonna del Soccorso, patrona della città, da inserire in un dépliant turistico con il patrocinio del Comune. Il sindaco dell’epoca, alla vista dell’opera, storce il naso definendola nient’altro che un fumetto, epiteto nel quale mette irriverenza. La ritiene quasi blasfema verso la Vergine Nera, perché bizantina, la cui statua lignea si venera a San Severo nella basilica di Sant’Agostino.Ebbene, quel politico non aveva e non avrebbe mai potuto avere gli strumenti per capire. Aveva pensato di inquadrare Andrea Pazienza nell’ambito del fumetto per sminuirlo. E non si era accorto di avergli riconosciuto e tributato l’eccellenza di quanto era diventato: un’icona laica che si confrontava con un’icona liturgica, intrisa di quell’animismo contadino non ancora snaturato dall’avvento del post-moderno. Lo stesso vale per questo presepe più prezioso dei fogli di cartoncino sui quali lui lo ha creato.Andrea Pazienza, Il presepe (Gallucci, euro 24)
L'infettivologa Chiara Valeriana