2025-11-01
La Francia riscrive le leggi a letto. Il consenso diventa «revocabile»
Oltralpe modificano il codice penale: per fare l’amore non serve soltanto ottenere il permesso preventivamente, l’approvazione può anche essere ritirata dopo. Sotto le lenzuola ci vuole un legale... «Qualsiasi atto sessuale non consensuale costituisce stupro». La nuova legge approvata in Francia dopo anni di dibattito non convince affatto, al di là dei toni celebrativi «modifica legislativa altamente simbolica» utilizzati dai ministri, della Giustizia Gérald Darmanin, e per le pari opportunità tra donne e uomini Aurore Bergé, che hanno fermamente difeso l’iter legislativo. Una prima versione, presentata da Marie-Charlotte Garin (Ecologiste) e da Véronique Riotton (Renaissance) era stata adottata dall’Assemblea nazionale ad aprile, mercoledì il Senato ha definitivamente adottato il disegno di legge con 327 voti favorevoli e 15 astensioni. Il Parlamento l’ha poi ratificato. «Finalmente abbiamo un testo chiaro e leggibile sul concetto di consenso», ha esultato la senatrice repubblicana Elsa Schalck, relatrice al Senato. La legge è arrivata un anno dopo l’avvio del processo per gli stupri di Mazan, durante il quale Gisèle Pelicot, vittima per un decennio degli orrori commessi dal marito e da altri 50 uomini, era diventata un simbolo della lotta contro la violenza sessuale. La questione del consenso della vittima risultava la questione centrale. In Francia, lo stupro o l’abuso sessuale erano definiti penalmente come «qualsiasi forma di penetrazione sessuale commessa con l’uso di violenza, coercizione, minaccia o sorpresa». D’accordo che «non c’è consenso se l’atto sessuale è commesso con violenza, coercizione, minacce o sorpresa, qualunque ne sia la natura», come recita la legge, ma aver cambiato nel codice penale le parole «qualsiasi violenza sessuale» con «qualsiasi atto sessuale» rende tutti gli uomini potenziali violentatori. Adesso è l’assenza del consenso a rendere un rapporto fisico interpersonale stupro. E quale sarebbe la linea netta di demarcazione che poi trasforma adesione e condivisione in rifiuto, dal momento che rimane l’indeterminatezza della definizione di «atti sessuali»? Nemmeno le varie sentenze pronunciate dalla nostra Cassazione sono riuscite a precisarne i confini, dai «toccamenti di zone erogene» (nessuna parte del corpo può definirsi esclusa) agli abbracci, ai baci passando per carezze più o meno profonde, tutto sarebbe atto sessuale. Non solo il palpeggiamento, la penetrazione. La Francia non ha fatto chiarezza, si è limitata a inserire nel codice penale la definizione del consenso come «libero e informato, specifico, preventivo e revocabile». L’approccio amoroso, i preliminari, le pratiche erotiche, ogni espressione di intimità fisica (anche senza arrivare alla congiunzione carnale) dovrà essere svolta previa stesura di contratto, lettura di codicilli e sottoscrizione. Con diritto di ripensamento magari «sul più bello». «Si tratta di un passo avanti storico», sostiene Lola Schulmann, responsabile di Amnesty International Francia. «Ma c’è ancora molta strada da fare per porre fine all’impunità per la violenza di genere e sessuale». Questo testo «invia un segnale alla nostra società. Stiamo passando collettivamente da una cultura dello stupro a una cultura del consenso», ha dichiarato Véronique Riotton. Il tema è troppo serio e grave per aver voglia di sorridere, ma chi ha redatto l’emendamento al codice penale ratificato dal Parlamento francese è così entrato con violenza nella sfera sessuale di ogni coppia. I violentatori andrebbero prima castrati chimicamente e poi sottoposti a lavori forzati duri e umilianti, con pene accessorie a seconda dell’efferatezza delle loro gesta. Però non si può pensare di arginare la violenza maschile inibendo ogni uomo con una legge farsa. Il testo precisa che il consenso «è valutato alla luce delle circostanze. Non può essere dedotto esclusivamente dal silenzio o dalla mancata reazione della vittima». Cosa ancora più grottesca, perché se lo stupro è un crimine da perseguire senza esitazioni o ricerca di attenuanti da parte dei giudici, la pratica di denunciare a posteriori come violenza l’atto sessuale, per vendetta, fragilità emotiva o psichica, o inseguendo interessi economici, rischia di essere giustificata se non incoraggiata da una simile norma. Questa «evoluzione» penale sulla repressione della violenza sessuale può essere un tremendo flop. Non a caso, l’avvocato Sophie Blanc deputato di Rassemblement national, parlando di «una deriva morale e giuridica senza precedenti» ha così commentato: «Gli avvocati dovranno ora analizzare non la violenza dell’autore, ma i gesti, le parole, il silenzio della persona che afferma di essere una vittima».
Cristian Murianni-Davide Croatto-Andrea Carulli