2025-11-01
Fischi o differenza d’età. A sinistra il maschio è un eterno molestatore
Per «Repubblica» non esiste distinguo: qualunque comportamento un uomo adotti basta che il femminile lo percepisca come sconveniente per farlo finire in croce.Elly Schlein ha fatto una promessa che sembra una minaccia: «Vincendo le prossime elezioni potremo finalmente avere i numeri per fare le tante leggi che ancora vanno fatte nel nostro Paese». Leggi che la segretaria del Pd definisce «europee» e che andranno a garantire quelli che secondo lei sono i diritti fondamentali delle persone. La qual cosa fa vagamente rabbrividire, perché a sinistra hanno una idea piuttosto discutibile di che cosa siano i diritti. La Schlein dichiara che continuerà a lottare per «l’approvazione di una legge contro l’omobilesbotransfobia, contro i crimini d’odio» , e per l’introduzione della «educazione alle differenze obbligatoria in tutti i cicli scolastici». Tradotto: il Pd insisterà a proporre limitazioni della libertà di parola e indottrinamento a tutti i livelli. In sostanza, i dem non riescono a liberarsi delle tentazioni distopiche che da sempre li caratterizzano. Non stupisce, perché nell’ambiente progressista circolano idee persino più allucinanti di quelle sulla limitazione della libera espressione. Ne fornisce prova schiacciante Annalisa Cuzzocrea, celebre firma di Repubblica. Sul Venerdì in edicola commenta il nuovo film di Luca Guadagnino con Julia Roberts protagonista intitolato After the Hunt. Già nel titolo compare un riferimento alla caccia alle streghe che si è scatenata qualche anno fa dopo l’esplosione del movimento Me Too, il quale sembrava ritenere che tutti i maschi della terra fossero molestatori più veri che potenziali. Il lungometraggio ha una trama complessa che gira attorno ad alcune denunce di violenze sessuali su cui ci sono molti dubbi, e questo dovrebbe fornire spunti di riflessione sul complicatissimo tema delle molestie e della loro persecuzione giudiziaria. A un certo punto, riassume Cuzzocrea, «Roberts confessa di aver avuto, quando era solo una ragazzina, una storia con un amico di famiglia. Lei aveva quattordici o quindici anni, lui molti molti di più. A un certo punto, lasciata di colpo, pensa di vendicarsi e lo denuncia per violenza sessuale». Una vicenda oscura e ambigua, insomma, che la firma di Repubblica risolve facendo sua la battuta di un altro personaggio del film (il marito della Roberts): «Non hai mentito alla polizia, avevi davvero subito violenza. Tu eri poco più di una bambina, lui l’adulto. Era lui il colpevole». Già su questa affermazione si potrebbe avanzare qualche dubbio: c’è differenza fra un comportamento sconveniente, moralmente indegno e legalmente al limite e uno stupro. Ma questa differenza va evidentemente cancellata. Cuzzocrea conclude: «Ho molto riflettuto su quella scena, perché le donne della mia generazione tendono a dire alle ragazze più giovani di non esagerare, che saranno mai quattro fischi per strada, che sarà mai un apprezzamento non gradito, una battuta oscena in un ospedale, gli ammiccamenti di un prof all’università. Non staremo esagerando, con queste teorie woke? Ecco, no, le ragazze non stanno esagerando. Le ragazze hanno ragione. Avevamo promesso loro un mondo in cui la parità era già stata raggiunta. Adesso, semplicemente, lo pretendono». Se il diritto alla parità dei sessi si risolve nell’equiparare violenze e fischi per strada e nel ritenere che una notevole differenza di età trasformi una relazione in un abuso, di nuovo c’è da farsi tremare i polsi. Si nota una singolare discrasia nel modo in cui la sinistra italica approccia il tema dei diritti. Da una parte invoca la mannaia giudiziaria, vede ovunque stupri e invoca leggi liberticide e rieducazioni. Dall’altra, però, è pronta a concedere tutto - senza per altro che sia ammessa discussione sul tema - alle sue minoranze di riferimento. La Schlein, per dire, ha promesso che se mai governerà si occuperà di garantire i diritti dei figli di coppie omogenitoriali, così che non «subiscano discriminazioni». In realtà, grazie al cielo, già ora i cosiddetti bambini arcobaleno non subiscono discriminazione alcuna, a meno che per discriminazione non si intenda la mancata trascrizione automatica degli atti di nascita. Cioè la registrazione dei piccini come figli di due madri o due padri. Come ha fatto notare anche Reem Alsalem, relatrice speciale Onu, rendere automatiche le trascrizioni all’anagrafe significa sdoganare di fatto l’utero in affitto, perché consentirebbe di svolgere la pratica all’estero e poi rientrare vedendosi riconosciuta la paternità del bambino nato da surrogata, cancellando l’esistenza della madre biologica. Ne deduciamo che per i progressisti un fischio per strada è violenza contro le donne, ma pagare una donna perché ceda il neonato appena partorito non lo è. La cecità dem su questo tema sconcerta. La rimarca sempre il Venerdì di Repubblica, che dedica un lungo servizio alla biografia di Margaret Atwood, scrittrice femminista autrice del capolavoro Il racconto dell'ancella. Trattasi di una distopia che immagina un mondo in cui alcune donne fertili sono sfruttate per sfornare figli a beneficio di coppie potenti ma sterili. Le ancelle protagoniste del romanzo (anzi della serie tv che ne è stata tratta) sono divenute il simbolo delle battaglie pro aborto delle femministe statunitensi, e il Venerdì si appropria di questa lettura, scrivendo che la libertà di abortire in Occidente è sotto attacco. Non ci vuole un genio per rendersi conto che le ancelle della Atwood sono identiche alle madri surrogate sfruttate a beneficio di coppie benestanti. Ma anche su questo si chiudono gli occhi. A quando risulta i diritti devono essere uguali per tutti, ma alcuni sono più uguali degli altri.