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Salta il «tutto elettrico». Ma le nuove euro-regole non salveranno l’auto
Ursula von der Leyen (Ansa)
Ursula si rimangia il no alla benzina dal 2035 e apre ai biocarburanti. Gli incentivi per le minicar a batteria prodotte nel continente sono insufficienti contro i cinesi.

Dopo lunghe attese, ieri la Commissione europea ha formalmente ceduto, proponendo una modifica al regolamento sull’eliminazione graduale dei motori a combustione interna. L’obiettivo originario, concordato circa tre anni fa, prevedeva che a partire dal 2035 le nuove auto non dovessero più emettere CO2 allo scarico, raggiungendo di fatto una riduzione del 100% rispetto alle emissioni del 2021. Il che significava implicitamente un obbligo di auto elettrica per tutti. Con le modifiche proposte ieri, le case automobilistiche dovranno rispettare un obiettivo di riduzione delle emissioni allo scarico del 90%.

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(Totaleu)

Lo ha detto l’eurodeputato di Forza Italia a margine della sessione plenaria di Strasburgo.

Volkswagen licenzia e produce in Cina. Bruxelles le vuol persino levare i dazi
Ursula von der Leyen (Ansa)
La Commissione è pronta a esentare dalle tariffe le auto elettriche costruite in Asia dal colosso tedesco il quale, intanto, nel Vecchio continente chiude le fabbriche. Meloni ai vertici Ue: «Aprire a ibride e biofuel».

La Commissione europea, sotto la presidenza di Ursula von der Leyen, si conferma campione della globalizzazione, con l’annuncio dell’apertura di una revisione sui dazi applicati alle auto elettriche prodotte in Cina dal Gruppo Volkswagen.

La ex potenza industriale Europa si sta trasformando in una colonia commerciale e il simbolo di questa triste parabola è la disastrosa imposizione dell’auto elettrica da parte dell’Unione europea, che ora si arricchisce di un nuovo capitolo: esentare dai dazi le importazioni delle auto Volkswagen prodotte in Cina.

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Domanda debole e infrastrutture di ricarica scarse rallentano l’utopia green dell’Unione europea. Le aziende del settore ora chiedono gradualità. Ma chi ci ha puntato paga una crescita troppo dipendente dagli incentivi.

Il settore automobilistico europeo è in correzione e le Borse lo riflettono: dopo anni di spinta sull’elettrico, mercati e regolatori ricalibrano aspettative e tempi della transizione alla luce di una domanda che zoppica e di rischi geopolitici crescenti. Le performance, da inizio anno, divergono: vari costruttori europei sono in flessione, mentre gruppi tedeschi e player americani e cinesi appaiono più resilienti grazie a volumi solidi, tagli e delocalizzazioni mirate. Il nodo non è la direzione della decarbonizzazione, ma la velocità con cui l’Europa ha cercato di imporla. Domanda debole e infrastrutture di ricarica scarse rallentano l’adozione dell’elettrico e mettono in discussione business plan basati su scenari ottimistici.

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«Le case d’auto non hanno idea di chi siano i loro consumatori»
Nel riquadro, Pierluigi Del Viscovo (IStock)
L’analista Pierluigi Del Viscovo: «A furia di dialogare con la politica, i grandi gruppi si sono illusi di convincere sull’elettrica i clienti. I quali, però, pensano a traffico e parcheggi, non all’inquinamento».
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