2025-11-01
«Glamour» premia le donne dell’anno. Piccolo dettaglio: sono nove uomini
Lo stilista Ives Conner (Getty Images). Nel riquadro la copertina di Glamour Uk
La versione inglese della rivista «Glamour» mette in copertina dei trans: dietro la retorica della lotta alle discriminazioni, si cela l’intento d’imporre un modello. La Rowling: «Così dite alle ragazze che i ragazzi sono femmine migliori di loro».Il premio «Donne dell’anno 2025» della versione inglese della rivista Glamour ritrae nove persone trans soprannominate «The Dolls» che posano con le magliette con la scritta «Protect the Dolls» su un tetto di Londra, in onore del loro impegno per i diritti delle persone trans.Questo slogan è stato reso popolare da uno stilista, Ives Conner, in una sua sfilata di moda del febbraio 2025, ed è stato indossato, come ci informa Leonardo Panetta in un post su X, nelle proteste anti-Trump nel contesto delle politiche anti-trans della sua amministrazione. Le battaglie a favore delle trans diventano glamour, almeno sulle magliette fotografate da questa rivista. Ma non è cosa da poco perché si tratta di una patinatissima pubblicazione che contribuisce a fare opinione e quindi è, ovviamente, anche una scelta politico-culturale, oltre che estetica.Qualcosa in contrario? Assolutamente no, perché Glamour è libera di inserire chi vuole nella classifica delle donne più belle dell’anno e, evidentemente, considera le trans donne a tutti gli effetti. La questione è nota, per sesso si intende: il sesso biologico o anagrafico; c’è poi il genere che è la manifestazione esteriore che una persona dà di sé, che sia conforme o no alle aspettative sociali connesse al sesso; c’è poi l’orientamento sessuale, che è l’attrazione sessuale o affettiva che una persona prova nei confronti di persone del sesso opposto, dello stesso sesso o di entrambi i sessi; c’è poi la cosiddetta identità di genere che è ciò che una persona percepisce e manifesta di sé anche se non corrisponde al sesso e indipendentemente dal fatto di avere intrapreso o concluso un percorso di transizione. Queste definizioni si potevano leggere, e si possono leggere ancora, nel disegno di legge Zan che poi non ha mai visto la luce. È un arco vasto di definizioni nel quale entrano praticamente tutte le tipologie al fine di introdurre misure di prevenzione e sostegno dei crimini d’odio basati su sesso, genere ecc. E fin qui, come direbbero i latini, nulla quaestio: nessun problema. Semmai un problema sorge con i cosiddetti «fluidi», cioè coloro che non solo non rispondono al sesso ma che non si riconoscono completamente neanche in uno dei possibili orientamenti sessuali, generi e/o identità di genere, ma come i fluidi fluiscono, e magari una settimana o un mese si sentono in un modo e il mese o i mesi dopo si sentono in un altro modo: a orientamento variabile. Ora, anche la rivista Glamour credo che avrebbe delle difficoltà perché metti caso che il 29 febbraio (per giunta in un anno bisestile) una trans venga inserita nelle donne più belle e che poi, a cavallo del Ferragosto, si alzi di buon mattino e decida che da quel giorno si sente di un orientamento diverso: capite che per la rivista diventa un casino. O fa una rettifica, o fa una ristampa, oppure in quel momento sta premiando una persona che quando era stata premiata era A e ora è B o C o D. In quel caso che si fa? Poi metti che il 7 novembre, dopo che la rivista ha ristampato togliendo questa persona dall’elenco, la persona stessa scrive per informare che da quel giorno si risente trans: eh, risiamo alle solite. Il consiglio di un modesto collega ai giornalisti di Glamour è quello di fare, oltre all’inserto annuale delle donne più belle dell’anno, un allegato mensile, facilmente aggiornabile, che riguardi solo i fluidi o le fluide. C’è chi ha protestato contro questa cosa, e non è proprio l’ultima ruota del carro, ma è nientepopodimeno che la signora J. K. Rowling, la mamma di Harry Potter, che ha scritto, sceneggiato e prodotto la serie di romanzi che ha sbancato in tutto il mondo. La signora inglese ha scritto così: «Sono cresciuta in un’epoca in cui le riviste femminili più diffuse dicevano alle ragazze che dovevano essere più magre e più carine. Ora le riviste femminili più diffuse dicono alle ragazze che gli uomini sono donne migliori di loro». Non sto neanche ad accennare al ginepraio che hanno provocato queste parole, che non rappresentano solo l’opinione della creatrice di Harry Potter: riguardano anche il legittimo disorientamento di fronte al quale possono trovarsi e si trovano molte persone. Non è una forma di intolleranza ma è, di fronte a una realtà nuova, lo smarrimento dei punti di riferimento per giudicare quella realtà, o ancor prima nel comprenderla e nell’esprimere una nuova opinione. La tolleranza consiste nell’accettare anche ciò che ci trova in disaccordo. È un concetto tanto semplice quanto difficile da applicare. Su questo tema, in particolare, chi si azzarda a dare un’opinione contraria al movimento pro-trans viene aggredito e bollato del marchio infamante di intollerante. Ma uno potrà farsi un’opinione come gli pare e nello stesso tempo rispettare le scelte altrui? Oppure la tolleranza può significare solo obbligo di accettare le scelte altrui e di essere d’accordo? Ma questa sarebbe una forma distorta di un concetto così importante da avere occupato la mente e l’opera di tanti filosofi, basti pensare a tale signor François-Marie Arouet, detto Voltaire, nato nel 1794 a Parigi e ivi morto nel 1778, padre dell’Illuminismo e grande difensore del concetto di tolleranza. Tra le sue frasi più importanti contenute nel Trattato sulla tolleranza scrive: «È cosa crudelissima perseguitare in questa vita quelli che non la pensano a nostro modo». E altrove: «Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge». Io credo che uno sforzo di onestà intellettuale vada fatto anche da coloro che difendono i diritti della comunità Lgbtq+ perché questo discorso di Voltaire riguarda tutti e certe manifestazioni di questo movimento devono far riflettere. Per me ognuno può disporre del proprio corpo come crede, se crede e quando crede, ma nessuno può imporre che questo modo sia «il» modo. Purtroppo, registriamo che non sempre avviene così.
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Il palazzo dove ha sede Fratelli d'Italia a Parma
Marcello Degni. Nel riquadro, Valeria Franchi (Imagoeconomica)
Giuliano Pisapia, Goffredo Bettini, Emma Bonino e Anna Paola Concia (Ansa)