2023-08-15
Avanzano Mosca e l’Isis ma la partita in Niger diventa l’occasione dell’Italia
Con la Francia fuori dai giochi, la situazione è fluida: il nostro Paese può conquistare posizioni privilegiate. Giorgia Meloni invita alla prudenza. Scontri fra jihadisti ed esercito.Il leader di M62, voce della giunta militare: «Alleanza con gli Stati che ci appoggiano».Lo speciale contiene due articoli.Nella chiacchierata che il premier Giorgia Meloni ha riservato a tre testate nazionali si è toccato anche il tema Niger. Due i concetti espressi da Palazzo Chigi. Il primo è che la turbolenza generata dal colpo di Stato non dovrebbe in alcun modo inficiare il percorso del Piano Mattei. Il secondo concetto sta nella parola usata dalla Meloni: «Prudenza». Se ne deduce che la situazione è così fluida che nulla è perduto. O meglio, la Francia è fuori ma la Russia non è ancora dentro. Sanoussi Mahaman è uno dei leader del M62, il movimento che sta sobillando le piazze di Niamey. Nell’intervista che ospitiamo in pagina si descrive solo come un liberatore dall’oppressione francese. In realtà da tempo il movimento attende fondi da Mosca e sta preparando la strada a una riorganizzazione sul modello Mali e Burkina Faso. Dove i governi locali hanno stretto patti d’acciaio con i miliziani della Wagner. M62 non è ancora riuscito nell’intento e quindi manda segnali alla politica internazionale. Tradotto: il Niger può ancora essere recuperato alla sfera di influenza occidentale. Al momento la giunta militare ha annunciato l’intenzione di processare il presidente deposto Mohamed Bazoum per «alto tradimento». È quanto annunciato in un comunicato letto in diretta televisiva dal portavoce della giunta, il colonnello maggiore Amadou Abdramane. «Il governo nigerino ha finora raccolto le prove per perseguire davanti alle competenti autorità nazionali e internazionali il presidente deposto e i suoi complici locali e stranieri, per alto tradimento e per aver minato la sicurezza interna ed esterna del Niger», recita il comunicato, nel quale la giunta ha nuovamente denunciato le sanzioni «illegali, disumane e umilianti» imposte dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao). «La popolazione del Niger è severamente provata dalle sanzioni illegali, disumane e umilianti della Cedeao, che arriva a privare il Paese di prodotti farmaceutici, generi alimentari e della fornitura di corrente elettrica», ha affermato Abdramane. Bazoum, la sua famiglia e diversi suoi parenti sono ancora detenuti nel seminterrato della residenza presidenziale di Niamey dal giorno del colpo di Stato, avvenuto lo scorso 26 luglio, e se fosse processato per alto tradimento rischierebbe la pena di morte. Una strada che la nuova giunta vorrebbe percorrere per evitare che il leader deposto possa ritornare al potere. Nel frattempo, sei militari e dieci combattenti jihadisti sono stati uccisi nei combattimenti avvenuti nei pressi della città di Sanam, nell’Ovest del Niger. Secondo quanto riferito in una nota dall’Alto comando della Guardia nazionale, sospetti terroristi in motocicletta hanno teso un’imboscata alle truppe e hanno ingaggiato un conflitto a fuoco con i militari. Sanam si trova nella cosiddetta «area dei tre confini» di Tillaberi, dove il Niger confina con il Mali e il Burkina Faso, epicentro degli attacchi terroristici. Lo scorso 9 agosto cinque soldati erano stati uccisi in un attacco nella stessa zona. In entrambe i casi, Al Qaeda non ha rivendicato le operazioni. Ma l’area è una sorta di frullatore. Oltre alle milizie fedeli all’Isis e a quelle legate alla stessa Al Qaeda il pericolo arriva anche dai jihadisti nigeriani di Boko Haram che più volte hanno tentato di entrare in Niger ma anche dalle numerose «katibe» o tribù sciolte che non rispondono a nessuno. Consapevole delle pressioni jihadiste, il nuovo regime militare si è detto disponibile a risolvere la crisi attraverso i canali diplomatici: così avrebbe riferito il capo di una delegazione di religiosi nigeriani, il giorno dopo la sua visita a Niamey. Il generale Abdourahamane Tiani ha dichiarato a sua volta «che la sua porta è aperta per esplorare la via della diplomazia e della pace al fine di risolvere» la crisi. Come già è stato scritto il timore è che il presidente della Nigeria Bola Tinubu (che è anche attuale presidente della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, l’Ecowas) riesca a coalizzare altre forze e a invadere il Paese confinante. Una delegazione della giunta golpista si è pure recata in visita alla Guinea Conakry per chiedere «un sostegno rinforzato per affrontare le sfide future». A dimostrare ancor di più quanto scritto sopra. Cioè la fluidità del momento. Per gli italiani il Niger è un Paese strategico. Non solo per le riserve di cui dispone, a partire dall’uranio, ma per il fatto che assieme alla Costa d’Avorio e alla Tunisia è il terzo Paese che potrebbe candidarsi per un rapporto stabile nella gestione dei ricollocamenti. La presenza stabile dei nostri militari si è particolarmente distinta nella creazione di rapporti bilaterali anche nel perimetro della cooperazione e dello sviluppo. Lo spazio che i francesi stanno lasciando libero per noi rappresenta una occasione unica. Da non sprecare, anche se, come ha detto la Meloni, serve prudenza. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/niger-diventa-loccasione-dellitalia-2663843194.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="mali-e-burkina-faso-ci-aiuteranno-dobbiamo-aprirci-a-cina-e-russia" data-post-id="2663843194" data-published-at="1692106349" data-use-pagination="False"> «Mali e Burkina Faso ci aiuteranno. Dobbiamo aprirci a Cina e Russia» Mentre gli ultimatum dell’Ecowas perdono credibilità e il vertice dei capi di stato maggiore viene rinviato, le strade e le piazze di Niamey restano brulicanti di sostenitori della giunta militare. Negli ultimi giorni una manifestazione ha protestato davanti alla base militare della Francia che in Niger ha ancora 1.500 soldati. Motore di queste proteste è il movimento M62 Moutountchi-Bourtchintarey, un insieme di strutture della società civile e di alcuni sindacati che da anni lotta per cacciare i francesi dal Niger. Sanoussi Mahaman è il coordinatore nazionale dell’M62 e al momento il suo numero uno perché il fondatore è stato arrestato mesi fa, e torna a parlare delle proteste nella capitale. «Abbiamo portato migliaia di nigerini all’Escadrille, dove ci sono le basi militari straniere e soprattutto quella francese. Lo abbiano fatto per togliere le bandiere francesi e mettere quelle del Niger, ci dobbiamo riappropriare della nostra patria. Lo ripeto sempre che il nostro è un movimento pacifico, ma se i soldati francesi useranno la violenza sparando sulla folla come è successo all’ambasciata le cose potrebbero degenerare». L’assalto alla sede diplomatica di Parigi però smentisce il lato pacifista di questo movimento che è ormai la voce sul campo della giunta militare. «Noi invaderemo le strade ogni giorno perché siamo il megafono del popolo nigerino. Finalmente questa giunta militare fa gli interessi del popolo. Noi appoggiamo incondizionatamente il nuovo governo e crediamo che salverà il Paese. Chiediamo da mesi che i francesi se ne vadano, siamo stanchi di essere sfruttati da loro. Abbiamo anche chiesto che venissero oscurate radio e televisioni francesi che portano soltanto propaganda e disinformazione».Una presa di posizione che vede nella Francia la radice dei problemi del Niger. «Noi siamo convinti che i nostri fratelli africani non vogliono attaccare il Niger, ma i francesi stanno facendo pressioni enormi perché non vogliono perdere il controllo delle nostre materie prime. Il nostro popolo ha paura della guerra, ma sa che l’esercito nigerino saprà difendere la patria. Possiamo anche contare sui fratelli del Mali e del Burkina Faso che hanno promesso di aiutarci. Loro sono l’esempio da seguire, si sono liberati dei francesi e adesso con i russi la loro vita è migliorata». Le bandiere russe non mancano mai nelle piazze di Niamey. «Noi non distribuiamo bandiere russe ai manifestanti, ma ormai in Niger si trovano dappertutto e sono un simbolo di liberazione dall’oppressione della Francia. Il Niger deve essere libero di fare affari con tutti, dobbiamo vendere al miglior offerente e aprirci anche a Cina e Russia che stanno investendo tanto in Africa». Un appeal forte quello dei cosiddetti emerging powers che stanno scalzando l’Europa. Una propaganda aggressiva ed efficace ha demolito pezzo dopo pezzo quella che era la Francafrique. Ma in questi giorni si parla anche del futuro dell’ormai ex presidente Mohamed Bazoum, che i golpisti hanno minacciato di uccidere in caso di attacco militare. «Ripeto che il nostro movimento è contrario alla violenza, ma Bazoum è stato completamente negativo per il nostro Paese. Può andarsene via, lasciando il Niger. Dopotutto lui non è nemmeno un vero nigerino, la sua famiglia viene da una tribù araba del Sud della Libia, ecco perché non ha mai capito i veri bisogno del suo popolo». Un’Africa diversa è quella pensata dal M62, che non è però l’unico movimento presente nella regione a chiedere un nuovo «ordine africano». «Dobbiamo lasciare subito l’Ecowas e firmare un’alleanza con gli Stati che la pensano come noi. Ci sono movimenti che stanno cercando di cambiare le cose anche in Senegal e Costa d’Avorio, la nuova Africa deve partire dal popolo. Anche l’Unione africana va ripensata, altrimenti è un organo inutile». Intanto il Niger, poi forse l’Africa occidentale: un domino che potrebbe dare la spallata finale a quello che resta del potere europeo nel continente africano.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.