2018-07-11
L’epoca del cambiamento? Ce la racconta la vecchia tv
A fronte di una scena politica ormai conquistata da personalità nate dopo il 1968, il piccolo schermo rimane appannaggio esclusivo di volti noti e ritriti. Tutti over 50.C'è un solo posto in cui Matteo Salvini non può sfoderare il suo mantra (ripetitivo e quindi stucchevole, secondo chi scrive): «Vi parlo come un papà». Questo «nonluogo», prendendo a prestito l'immagine coniata - in altro contesto- dall'antropologo francese Marc Augé, è la tv. Perché in più di un caso, quando Salvini si accomoda in uno studio televisivo come ospite di un talk show, del conduttore o della conduttrice lui potrebbe essere figlio. Talvolta anche «agevolmente», dal punto di vista anagrafico.Fateci caso: a fronte di una politica in cui l'età di molti protagonisti si è abbassata, e di parecchio, il piccolo schermo appare come il regno non dell'avanguardia e della sperimentazione, ma il regno della conservazione. Perfino della restaurazione. Nel governo di Giuseppe Conte, per esempio, abbiamo più di un ministro nato dopo il 1968, data che prendiamo a simbolo non certo per accodarci a chi rievoca il Maggio francese con tutto il suo armamentario di slogan («la fantasia al potere», «siate realisti, chiedete l'impossibile», ce n'est qu'un début, cioè «non è che l'inizio»), ma per distinguere chi ha più - o meno di 50 anni. Qualche esempio random nell'esecutivo? Gian Marco Centinaio e Erika Stefani sono nati nel 1971. Barbara Lezzi nel 1972. Salvini nel 1973. Danilo Toninelli nel 1974. Giulia Grillo nel 1975. Alfonso Bonafede nel 1976. Riccardo Fraccaro nel 1981. Luigi Di Maio nel 1986. E se Conte è del 1964, è comunque di dieci anni più giovane del suo predecessore Paolo Gentiloni (1954). Ma il predecessore di quest'ultimo, Matteo Renzi, è del 1975, e anche il predecessore di Renzi, Enrico Letta, pur essendo del 1966, quando è diventato presidente del Consiglio di anni ne aveva 47.SULLA BRECCIA in eternoFuori dal perimetro attuale di Palazzo Chigi, possiamo poi citare il presidente della Camera Roberto Fico (1974), Giorgia Meloni (1977), Giovanni Toti (1968, ma quando è stato eletto presidente della Liguria di anni ne aveva 46), il sindaco di Roma Virginia Raggi (1978), la sua omologa di Torino Chiara Appendino (1984), quello di Parma Federico Pizzarotti (1973). Intendiamoci: non che casi di ministri giovani non ci siano stati anche in precedenza, basti pensare a Marianna Madia (1980), Maria Elena Boschi (1981), e prima di loro Mara Carfagna (1975). Non solo: se il portavoce di Conte, Rocco Casalino, è del 1972, quello di Renzi, Filippo Sensi, quando ha assunto l'incarico aveva anche lui meno di 50 anni, per la precisione 46 (è del 1968). Ma adesso la tendenza da congiunturale pare essersi fatta strutturale. Con un paradosso nel paradosso: la spinta in politica è arrivata soprattutto dal M5s, il cui fondatore, cioè Beppe Grillo, è nato nel 1948 (senza dimenticare Giandomenico Casaleggio che, scomparso due anni fa, era nato nel 1954).Adesso, tenendo sempre presente la linea d'ombra dei 50 anni, o del 1968 se preferite, accendete idealmente la tv, e confrontate la carta d'identità della nomenklatura politica appena descritta, con il suo innegabile svecchiamento, con l'identikit dei conduttori e degli opinionisti che in tv sono sulla breccia da anni, e che resistono a ogni cambiamento anche quando non sono più sulla cresta dell'onda (piuttosto: dell'onta). Bruno Vespa è del 1944: quando è apparso in video, nel 1969, il premier era Mariano Rumor, e da allora si sono succeduti 42 governi. Lo batte Maurizio Costanzo, che è del 1938 (a Mediaset c'era almeno un soggetto più anziano di lui: Emilio Fede, classe 1931, che quando è stato licenziato nel 2012 di anni ne aveva quindi 81; al Tg4 ora è sbarcato Gerardo Greco, 1964), surclassato a sua volta da Piero Angela (1928: il suo giovane e apprezzato figlio, Alberto, è peraltro del 1962). Bianca Berlinguer è del 1959. Lucia Annunziata, del 1950. Barbara Palombelli, prossima a sfidare su Rete4 Lilli Gruber (1957) de La7, è del 1953. Eugenio Scalfari, gettonatissimo da quando lui e Carlo De Benedetti (1934) si sono mandati sonoramente e pubblicamente a quel paese, è del 1924. Decisamente più giovani Franca Leosini (1934), Giampiero Mughini (1941), Oliviero Toscani (1942), Vittorio Feltri (1943), Claudio Sabelli Fioretti (1944, come Massimo Cacciari), Antonio Padellaro (1946), Roberto D'Agostino (1948), Paolo Mieli (1949), Mauro Corona (1950), Vittorio Sgarbi (1952), Ferruccio De Bortoli (1953), Enrico Mentana (1955), Maurizio Belpietro (scusa, direttore: 1958), Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera (1959, come Davide Giacalone), Sigfrido Ranucci, 1961, successore di Milena Gabanelli, 1954, a Report. Massimo Giletti e Massimo Giannini (1962), Peter Gomez (1963), Marco Travaglio (1964),Giovanni Floris (1967). Ieri ragazze, oggi milfPassando all'intrattenimento, magari ibridato con l'informazione, ecco Antonio Ricci (1950, come Mara Venier, che torna a Domenica In, già ribattezzata inelegantemente In...ps, a distanza di 20 anni, prendendo il posto di Cristina Parodi, 1964), Claudio Baglioni, di nuovo alla guida del Festival di Sanremo (1951), Gigi Marzullo(1953), Milly Carlucci, nata nel 1954 come Serena Dandini (anche lei di ritorno in Rai, a 30 anni dal debutto de La tv delle ragazze, nel frattempo diventate - sia detto senza offesa, anzi con simpatia - milf, cougar o granny, e se non sapete cosa significano questi termini, peggio per voi), Piero Chiambretti (1956), Barbara D'Urso e Davide Parenti de Le Iene, 1957. Maurizio Crozza, 1959. Fiorello e Massimo Gramellini, 1960. Paolo Bonolis, Maria De Filippi e Carlo Conti, 1961. Amadeus, 1962. Antonella Clerici, 1963. Fabio Fazio ed Enrico Lucci, 1964. Dei ragazzi, verrebbe da dire, rispetto a Michele Guardì, regista de I fatti vostri, nato nel 1943 e pure lui in Rai dagli anni Sessanta.Quanto all'anno preso come spartiacque, sono nati nel 1968 Myrta Merlino, Corrado Formigli, Mario Sechi e Marco Damilano.In questo panorama, risultano inspiegabili le assenze di Pippo Baudo (1936) e di Giuliano Ferrara (1952), tanto più che Renzo Arbore (1937) invece ancora razzola sotto i riflettori. Non fanno eccezione neppure i vertici delle principali aziende (radio)televisive generaliste. In Rai il presidente Monica Maggioni è del 1964, gli ultimi due prima di lei sono stati nell'ordine Paolo Garimberti (1943) e Anna Maria Tarantola (1945). L'attuale direttore generale, Mario Orfeo, è del 1966, i predecessori Luigi Gubitosi e Antonio Campo Dall'Orto sono nati rispettivamente nel 1961 e nel 1964.In Mediaset i direttori generali Mauro Crippa (informazione) e Alessandro Salem (contenuti) sono il primo del 1959, il secondo del 1962. E se il presidente Mediaset Fedele Confalonieri è del 1937, va ricordato che il fondatore Silvio Berlusconi è nato un anno prima di lui, 1936. Unica eccezione: il di lui figlio Pier Silvio, classe 1969, ai vertici delle aziende di famiglia come vicepresidente (Mediaset) e presidente-amministratore delegato (Rti) dal 2000, a 31 anni.Un bel paradossoMorale della favola. Nel 1968 la contestazione dei giovani investiva una classe politica già percepita come vetusta. Nel 2018, cinquant'anni dopo - mentre gli elettori hanno avuto la possibilità di scegliere un ceto dirigente che all'epoca di Messico 1970, con la Nazionale di Gigi Riva in finale contro il Brasile, non era ancora nato - i telespettatori non solo non hanno potuto ammirare la Nazionale ai Mondiali di Russia, ma si preparano a rivedere in video facce in onda da almeno due o tre decenni (e oltre). Il cambiamento raccontato da una gerontocrazia. Una rivoluzione all'incontrario.Post scriptumQuesto è un pezzo di satira. Ma siccome per esercitarla bisogna prendere in giro innanzi tutto se stessi, l'autore di questo articolo ricorda di essere nato nel 1960. Ma ci tiene anche a precisare di essere, a differenza di tutti i succitati, uno splendido cinquantasettenne.
Jose Mourinho (Getty Images)