2020-10-20
La manovra senza tasse ha 1 miliardo di tasse
Con due giorni di ritardo, Giuseppe Conte presenta un piano da 40 miliardi. Sull'assegno unico viene stanziato un decimo di quanto servirebbe. Plastic tax confermata, ecobonus abortito. Mentre quello per le biciclette si trasforma in una rottamazione.Con i soliti due giorni di ritardo rispetto alla seduta del Consiglio dei ministri, è stato diffuso il testo del Documento programmatico di bilancio. Più o meno in contemporanea il premier, Giuseppe Conte, e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, si sono messi davanti a una telecamera per illustrare «le misure salienti»: 25 miliardi di dotazione nazionale e 15 provenienti dal Recovery fund. «Avrà un valore che si avvicina ai 40 miliardi di cui 25 di nuovo deficit e 15 come dote del Recovery fund. Anche se le risposte mostrano molto ottimismo non c'è alcuna certezza sui tempi e le modalità di erogazione dei contributi europei». Per questa ragione quello illustrato in conferenza stampa diventa inevitabilmente un elenco di titoli con le cifre chiave dell'intervento. Quello che serviva per preparare il Documento programmatico da mandare a Bruxelles. Un appuntamento non più rinviabile considerato che la scadenza era il 15 ottobre. Per il resto ci sono solo progetti che la ripida risalita del Covid potrebbe variare. Non a caso il decreto legge collegato ha cambiato impostazione più volte, fino alla decisione di mandare in Gazzetta solo la parte fiscale lasciando a un secondo provvedimento l'estensione temporale della cassa integrazione e le misure sul lavoro. Il racconto del premier è molto verosimile, ma manca di dettagli. E sono questi che fanno la differenza. «Con la manovra non introduciamo alcuna nuova tassa. Al contrario finanziamo la messa a regime del taglio del cuneo fiscale entrato in vigore lo scorso luglio e che prevede un aumento in busta paga fino a 100 euro per i redditi fino a 40.000 euro», ha dichiarato ieri il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo. Non che sia una bugia. È vero che non ci sono nuove tasse. Ma solo sul lavoro che tra l'altro nella sua versione «dipendente» ottiene ulteriori sgravi. Per il resto arriveranno. Nonostante il premier abbia dichiarato 25 miliardi di deficit, in realtà il Dpb parla chiaro. Solo 24 sono a debito. Un miliardo è di nuove tasse. Infatti, risulta confermata da luglio la plastic tax e una serie di tagli alle agevolazioni fiscali. Non a caso l'ecobonus al 110% dal 2021 sparisce. Rappresenta infatti la misura d'agevolazione fiscale più onerosa. Lo stesso Conte ieri durante la conferenza stampa ha preso l'impegno e si è vantato di non aver alzato le tasse. Forse considera 1 miliardo di gettito noccioline. Abituato come è a chiedere al Parlamento di sforare il bilancio per decine e decine di miliardi. O forse è il classico gioco delle tre carte che vediamo essere riproposto anche per l'assegno unico familiare. Dieci giorni fa, Gualtieri e la collega alla Famiglia, Elena Bonetti, lo annunciavano dal primo gennaio. Poi la scorsa settimana sono state abbassate le aspettative e la data di avvio è stata posticipata di sei mesi. Nonostante il testo ufficiale della Nadef mettesse in diretto collegamento l'avvio della riforma fiscale (che parte solo a gennaio 2022) con l'erogazione dell'assegno unico. Ieri si scopre che la data di luglio è effettivamente confermata ma che la cifra messa a finanziare l'iniziativa è di soli 900 milioni. Contro i circa 10 miliardi necessari a portare l'intero impianto di sostegno alla famiglia alla cifra di 26 miliardi complessivi. Già oggi lo Stato ne eroga 16 sotto forma di agevolazioni Irpef e altri bonus frammentati. In pratica, quella che il governo si appresta a fare è una grossa operazione di marketing. Prende le vecchie misure e le unifica sotto un solo nome. Poi aggiunge una somma che è un decimo circa del necessario e si pone ai cittadini come il più grande sostenitore delle politiche familiari. Resta infine la grande incognita dei fondi Ue. Va notato che soltanto domenica pomeriggio il viceministro al Mef, Antonio Misiani, calcolava il budget legato al Recovery fund in 17 miliardi. Ieri Conte ne ha confermati solo 15 leggendo di fatto il Dpb vistato dal suo Consiglio dei ministri. Su quale voce di deficit siano stati spostati i 2 miliardi non è dato sapere, ma è ancora più incerta la paternità di tutti gli altri. Ci vuole molto coraggio a inserire una tale somma in manovra senza alcuna certezza che possa arrivare nell'arco del 2021. Dopo l'affossamento del Mes, anche le sorti del Recovery plan sono poggiate sulle sabbia. Madrid ieri ha dichiarato che non intende chiedere i 70 miliardi di euro che andrebbero poi restituiti. «La Commissione consente di farlo fino luglio 2023. Lo faremo, se ne avremo bisogno», hanno spiegato al quotidiano spagnolo El Pais fonti della Moncloa e del ministero dell'Economia. Il calo dei tassi in tutta l'Eurozona riduce la convenienza a chiedere le risorse finanziate con debito comune e potrebbe far sì che alla fine lo stimolo sia inferiore del previsto. Si è subito accodato il Portogallo. Le impalcature del progetto tremano. E Roma che farà? In compenso ha prorogato a tutto il 2021 il bonus biciclette mettendo solo un clausola: varrà in caso di rottamazione. Speriamo non sia un presagio.