2025-09-26
Sileoni: «Bisogna difendere le nostre banche dagli attacchi dei fondi Usa e cinesi»
Lando Maria Sileoni (Imagoeconomica)
Il segretario della Fabi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema creditizio.«Se l’Italia perde le sue banche, perde anche il controllo dell’economia». A dirlo, con chiarezza è Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, in audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul Sistema bancario e finanziario. Il leader del più importante sindacato dei bancari ha lanciato l’allarme: difendere le banche italiane dall’assalto di fondi stranieri, americani e cinesi innanzitutto, è ormai una questione di sovranità economica e sociale.Per Sileoni, il tema è cruciale: «Se l’Italia perde le sue banche a favore di entità straniere, perde il controllo dell’economia». Una chiamata alle armi per la politica che, secondo il leader Fabi, «deve attrezzarsi per salvaguardare il risparmio degli italiani». Ma la difesa delle banche non è solo una questione di finanza: «Significa difendere il lavoro e l’economia». Una posizione motivata dalla crescente pressione da parte di soggetti finanziari esteri, in un contesto europeo dove, denuncia Sileoni, la Bce spinge verso una semplificazione del settore: meno banche, meno gruppi, più concentrazione.Operazioni «straordinarie» che nascono dalla grande liquidità accumulata nei conti correnti grazie alla politica monetaria degli ultimi anni. In tutto questo, il rapporto tra politica e finanza si è fatto sempre più teso: «In Italia, il governo ha applicato il golden power nell’operazione di Unicredit su Banco Bpm, segno di una necessità di vigilanza e controllo». Sileoni, nel suo intervento ha sollevato anche il problema delle stock option, che definisce senza mezzi termini «una pratica che ha superato ogni limite di buon senso». Secondo il segretario della Fabi, troppo spesso, in occasione di fusioni e acquisizioni, i vertici delle banche «parlano di tutelare i livelli occupazionali e le loro persone», ma poi, appena conclusi i giochi, sono i primi a incassare bonus milionari «Cifre astronomiche e talvolta vergognose», attacca Sileoni, «che si sono autodeterminati». Un riferimento neanche tanto velato a Mediobanca dove i vertici dopo l’arrivo di Mps si sono divisi un tesoro da 90 milioni.Nel suo intervento, il capo della Fabi spiega che le banche non sono solo imprese come le altre: sono una delle espressioni più concrete della cittadinanza e della vita collettiva. «Stato, banche e cittadini», afferma, «sono elementi intrecciati e inscindibili di un unico sistema di garanzie, di fiducia e di responsabilità condivisa». Una visione che richiama l’idea di banca «civica», che va oltre il semplice ruolo di intermediario: «Il settore bancario è un ambito eminentemente politico. Non esistono meccanismi di concorrenza o vigilanza che possano escludere l’intervento dello Stato».Infine, Sileoni ha bocciato la proposta del governo di introdurre una nuova tassa sugli extraprofitti bancari: «È una misura controproducente per l’economia, per il settore e per la clientela, che finirebbe per pagare il conto attraverso un aumento delle commissioni». Più che punire le banche, servirebbe invece trovare un compromesso, come avvenuto in passato con il rinvio dei crediti fiscali: «Auspichiamo che si trovi una soluzione di buon senso, condivisa», ha concluso.A dare voce a un’altra sensibilità sindacale è stata Susy Esposito,, segretario generale della Fisac Cgil, che ha posto l’attenzione sull’uso dei profitti: «Si tratta di risultati di straordinaria rilevanza che devono tornare a essere funzionali all’economia reale, fatta di famiglie, di lavoro e di imprese, grandi e piccole». Un appello a rimettere al centro le persone, in un settore - quello bancario - che, negli ultimi anni, ha visto esplodere utili e dividendi, senza un corrispettivo investimento strutturale sul lavoro e sui territori.Oltre a Sileoni ed Esposito, in commissione sono intervenuti anche Fulvio Furlan (Uilca), Riccardo Colombani (First Cisl) ed Emilio Contrasto (Unisin), segno che il fronte sindacale è compatto nel chiedere attenzione politica e trasparenza nel settore bancario.
Nel riquadro, Andrea Baccarelli, preside della T.H. Chan school of public health di Harvard. (IStock)
Ecco #DimmiLaVerità del 26 settembre 2025. Il capogruppo di Fdi in Commissione Covid, Alice Buonguerrieri, ci rivela gli ultimi clamorosi sviluppi emersi sulla gestione della pandemia.