
Il manager e commentatore di successo Riccardo Ruggeri: «Questo personaggio inventato a cena con Tommy Cappellini è figlio del merlot e di Twitter. Ora è diventato il libro più folle del 2020, in omaggio da oggi agli amici della “Verità"».Scarica qui la tua copia gratuita.C'era una volta il Signor G. Fintamente ingenuo e davvero affascinato dalla stupidità umana, metteva a nudo a teatro (e in Tv quando la censura era distratta) le contraddizioni della società e della politica anni Settanta, con particolare attenzione all'allegra ferocia del potere. Volto e voce di Giorgio Gaber. Oggi, con la stessa leggerezza, sul caotico pianeta di Twitter passeggia il Signor Ceo, che con raffinato realismo fotografa lampi e miserie della rete, nuova bibbia della cultura popolare. Volto e voce di Riccardo Ruggeri, manager e commentatore di successo, inventore di Zafferano.news, che con Tommy Cappellini (giornalista e manager culturale svizzero) ha trasformato i tweet in un libro: Il Signor Ceo. Cinguettii dalla città proibita (editore Grantorino Libri), da oggi in regalo ai nostri lettori.Il Signor Ceo ha 60 anni, un carattere d'anguilla, è sempre in volo per affari, ha nostalgia di Winston Churchill, rispetta Vladimir Putin, disprezza Xi Jinping, ha come pontefice di riferimento Benedetto XVI, legge Jorge Luis Borges e Michel Houellebecq. E fa parte del Mamil (middle aged men in lycra, i fanatici che incroci alle sei di mattina mentre fanno jogging con la tutina fucsia). Il pamphlet è originale, punge il politicamente corretto dominante, la stampa maintream e strappa il sipario sulle omeriche fanfaronate digitali degli economisti. Tre tweet imperdibili. Sui tagli dei lavoratori: «La parte datoriale si è avvalsa della flessibilità in uscita per dire che un Ceo ha licenziato dei dipendenti. Ci stiamo suicidando con le parole». Sul rapporto lettori-giornalisti: «Il Signor Ceo ha finito di leggere 5 giornali italiani, 4 anglosassoni e la Nzz. Sul caso Ilva scuote la testa e mormora: “Italia, un grande Paese ove i cittadini sono nettamente migliori della classe dominante che li guida. Questa da sempre campa scimmiottando il peggio di quella euroamericana"». E quando il sistema entra in crisi? «Spegnere il motore e affidarsi alla corrente».Cinguettii dalla Città Proibita. La struttura del testo è piuttosto originale, per non dire marziana. Ce la spiega?«È il libro più folle del 2020. Credo che sia il primo libro figlio diretto di un social network. Di solito gli editori classici reclutano blogger o influencer, li aiutano a confezionare un volume qualsiasi e glielo pubblicano sperando nel botto. Qui è andato tutto al contrario. Senza Twitter - questa fucina di sputi come lo chiamo io, e gli sputi sono i tweet - il Signor Ceo, personaggio e libro, non esisterebbe».E allora come è nato?«L'estate scorsa avevo iniziato a twittare pensieri, riflessioni, strategie, segreti, gioie e dolori di un Ceo generico che diceva cose che in altri contesti non avrei mai potuto dire. Mancava però un quid che tenesse tutto insieme. A settembre io e Tommy Cappellini ci siamo visti per la nostra solita cena in un grotto svizzero e parlando in libertà, complice l'ottimo merlot della regione, finimmo con l'aggiungere a questo anonimo Ceo un piccolo appellativo che cambiò tutto».Fu in quel momento che nacque il personaggio?«Sì. Il Signor Ceo è un Ceo al quadrato, metà whistleblower metà pallone gonfiato, che come i giullari di corte nel Medioevo ha il permesso di dire al Re, cioè al Ceo capitalism, le verità più terribili sul suo conto. La valanga di tweet che seguì a quella cena mi venne fuori assolutamente spontanea».È stato un gran successo di follower e di cuori.«Si è perfino fatta avanti un'azienda digitale a proporre una possibile collaborazione. Ho preferito lasciar cadere la proposta, mentre con Tommy abbiamo deciso ricavarne un libro per gli abbonati - e abbonarsi è gratis - a Zafferano.news. Sono autorizzati, se lo vogliono, a donarlo ai loro amici e conoscenti, purché sempre gratuitamente».Niente di più opportuno, siamo a Natale.«Il Signor Ceo è molto più di un libro strenna. Dal punto di vista editoriale è un'operazione zafferaniana in purezza. È un libro a costo zero e impatto zero: l'estremizzazione di Greta Thunberg, che se fosse coerente con sé stessa userebbe solo Youtube. Lungo tutta la catena del valore l'intermediazione è zero: gli autori fanno servizio pubblico gratuito, l'editore è come se non esistesse, le pressioni dell'establishment sono escluse».Il sistema editoriale dove lo mettiamo? «In solaio. I giornalisti possono recensirlo o meno; il distributore, tipo Amazon e compagnia, è bypassato; il rapporto editore-lettore è diretto. Come su Zafferano.news. Non essendoci in nessun momento passaggio di denaro, pure Fisco e Agenzia delle entrate sono fuori gioco».Autarchia pura che nemmeno gli Amish.«Suggestivo parallelo, ma la vedo diversamente. Con Il Signor Ceo siamo nel pieno di una comunicazione e di una cultura circolare che si esalta riciclandosi in continuazione e che rende la vita durissima al Ceo capitalism, che ci vuole non più cittadini-lavoratori ma consumatori-zombie. Detto questo, Il Signor Ceo non ha connotazioni politiche, non si pone nessun obiettivo, è puro divertissement, tra l'altro portatore di preziose criptocitazioni letterarie».Il libro non è una semplice raccolta di aforismi. Talvolta il racconto diventa una formazione calcarea intorno ad un tweet, mentre altri tweet subiscono un montaggio narrativo sperimentale.«Tommy ed io siamo partiti dalla constatazione che la lettura convenzionale di libri tradizionalmente confezionati stia perdendo la presa sui lettori. La prima cosa da accettare serenamente è che, oggi, la pratica della lettura si sta rivoluzionando sotto i nostri occhi. Da questo punto di vista Il Signor Ceo è un drone letterario, un libro per lettori veloci e allo stesso tempo attenti ad ogni sillaba, ad ogni retropensiero, proprio come accade su Twitter».È anche un libro perennemente aperto.«Mi ricorda le macchine che producono le salsicce: implacabili. Ci sarà sicuramente una seconda edizione che non ricorderà per nulla la prima. Di più: Tommy ha scelto i tweet su cui lavorare come narratore. Ma ogni lettore può, se vuole, scegliere i suoi tweet e svilupparli con la riflessione e la fantasia, senza per questo snaturare il carattere del Signor Ceo e ciò che rappresenta. Questo è un libro partecipativo che potrebbe sfociare in una seduta psicanalitica di massa».Non per niente è figlio di Twitter.«Potrà non piacere, ma di certo non assomiglia a nessun altro libro in circolazione. Per questo è un ottimo regalo che gli abbonati a Zafferano e i lettori della Verità potranno fare ai loro amici».Ma alla fine, chi è il Signor Ceo?«È un mix di una ventina di Ceo reali. È il classico Ceo di successo, di quelli un po' psicopatici, che con l'avvento della Brexit e di Trump comincia ad avere qualche incertezza sulla validità del Ceo capitalism di cui è alto rappresentante. E allora, in alcuni momenti di consapevolezza, ne diventa un critico tanto più feroce quanto più ne conosce alla perfezione i meccanismi».I mass media tradizionali non ne escono bene.«La capacità del Signor Ceo di fare fulminanti analisi di business e di management lo sta portando a considerare l'editoria giornalistica non più un business ma una commodity, all'interno della quale si perde un'anima antica. Pensare che metà dell'aristocrazia giornalistica italiana vale come un giocatore di calcio (la Gedi venduta al prezzo di Cristiano Ronaldo - ndr) ci deve far riflettere». Ma il Signor Ceo è un uomo o un algoritmo?«A volte mi chiedo: come è riuscito un prodotto di Twitter ad assumere sembianze così umane? Il signor Ceo è un robot-piattaforma digitale, una specie di bot umanoide. Ma con la seconda edizione potrebbe trasformarsi definitivamente in un uomo 4.0».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.