2022-04-26
Il doppio lavoro del Baffino bellico è un problema per tutto il governo
Roberto Speranza, rieletto segretario di Articolo 1, si atteggia a fine stratega e continua a condizionare la nostra vita con la scriteriata gestione della pandemia. Ma sorvola sugli affari opachi del suo compagno di partito.Roberto Speranza ha molto tempo libero. Anni fa lo impiegava scrivendo libri che poi non venivano pubblicati. Ora - forse scottato dalle fallimentari esperienze editoriali - lo dedica a elaborare articolate analisi politiche e sociologiche. Ieri, a Repubblica, ha svelato la sua ricetta per far tornare grande la sinistra: «Dobbiamo parlare a un giovane che non può pianificare la sua vita perché non sa se e quando gli rinnoveranno il contratto di lavoro». Bene, bellissima idea. Sarebbe carino, però, se Speranza parlasse anche a un altro giovane, e cioè quello che ancora non sa se, come, dove e quando potrà liberarsi della mascherina nei luoghi chiusi. Perché può darsi, in effetti, che quel giovane - come, del resto, un bel po’ di altri giovanissimi - sarà costretto a tenersi il bavaglio durante le ore di scuola, rinunciando così a un altro pezzo di vita normale.Sarebbe bello anche se Speranza parlasse a quei giovani che la loro vita l’avevano pianificata, ma hanno visto i loro piani sgretolarsi a casa della gestione sconsiderata della pandemia di Covid da parte del ministro e dei suoi collaboratori, che ancora insistono a proporre i modelli operativi più fallimentari del globo. Però, ovviamente, il ministro su tutto questo resta muto, anche perché, ormai da parecchio tempo, rifiuta interviste e apparizioni televisive in cui gli vengano poste domande vere.Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi: una sequela di interventi lisergici in cui Speranza parla di tutto e di nulla, evita gli argomenti centrali del dibattito - gli unici di cui dovrebbe occuparsi seriamente - e si atteggia a fine stratega, o addirittura a maestro di pensiero, costruendo scenari ambiziosi per il progressismo internazionale. A Repubblica, per dire, rifila la sua lettura del voto francese e spiega che «contro il pericolo della destra bisogna unirsi», una baggianata talmente fuori misura da costringere l’intervistatore a ricordargli che, Oltralpe, la sinistra manco è arrivata al ballottaggio (segue arrampicata sugli specchi in cui l’acuminato Roberto arruola Macron fra i gauchiste e rivendica la presenza di un socialista nel governo).Il fatto che il ministro della Salute sembri vivere in una realtà parallela potrebbe persino essere divertente, se non fosse che quest’uomo esercita un potere non indifferente ed è, dall’inizio della follia sanitaria, il principale teorico del chiusurismo scriteriato. A Repubblica ha spiegato che la sinistra deve mettere in campo «interventi che cambiano davvero la vita delle persone», ma il punto è che la nostra esistenza lui l’ha cambiata fin troppo, e continua a condizionarla. Come noto, alla fine di aprile dovrebbe tramontare l’infame green pass rafforzato, e - almeno in teoria - dovrebbero essere tolte di mezzo le restrizioni ancora operanti. Ebbene, a pochi giorni dalla data fatidica, il caro ministro ancora tira il freno, ancora insiste con limitazioni e blocchi. Ai giornali si vende come quello accorto («serve ancora prudenza», sdottoreggia), quello che vuole evitare recrudescenze. Intanto, però, il suo ministero non ha ancora partorito un piano anti Covid come si deve, così da lasciarci tutti in balia di Dpcm, ordinanze, decretini e decisioni emotive e arbitrarie del governo. Un merito, tuttavia, a Speranza va riconosciuto: riesce a pronunciare le più grandi bugie restando impassibile; mente sapendo di mentire, ma sembra crederci. Parlando con Repubblica, ad esempio, è riuscito ad articolare un concetto condivisibile. «La sinistra», ha detto, «da troppo tempo rappresenta soprattutto garantiti e ben istruiti, è ora di rompere questo recinto». Giusto, giustissimo. Peccato che il rivoluzionario Roberto sia stato appena riconfermato segretario di un partito, Articolo Uno, nato proprio per permettere ai suddetti garantiti della vecchia sinistra di mantenere un posticino. Non solo. Al fine di rompere il recinto del privilegio, il ministro-segretario sapete che fa? Invita a parlare al congresso il suo amico e mentore Massimo D’Alema. «Ha fatto un bellissimo intervento sulla politica estera», cinguetta Speranza pieno d’amore, «la nostra gente nutre molto affetto per lui». Che gli iscritti di Articolo Uno nutrano affetto per D’Alema è fuor di dubbio, perché se il partitino esiste è solo grazie all’ex presidente del Consiglio. Ed è persino vero che Baffino abbia fatto un bell’intervento sui temi internazionali: dopo tutto, l’uomo è competente. C’è solo un piccolo problema, riguardante le attuali attività dell’inossidabile Massimo.Speranza e i suoi si sono incamminati sul sentiero che conduce al rientro nel Partito democratico. Il ministro della Salute, nelle vesti di segretario, immagina un campo largo Pd-5 stelle, e lo stesso D’Alema ha dato l’assenso: «Condivido il messaggio unitario che viene da questo congresso e l’idea di portare l’esperienza di Articolo Uno dentro al processo di ricostruzione della sinistra democratica forte per l’avvenire di questo Paese», ha detto domenica. Ecco, ma a voi sembra normale che a dettare la linea sulla politica estera di un partito che si appresenta a ricongiungersi al Pd (forza trainante del governo) sia un tale che si occupa di commercio di armi? Al congresso di Articolo Uno, Massimino ha dichiarato che è giusto sostenere la resistenza ucraina inviando materiale bellico, ma ascoltandolo risultava difficile non pensare a come brigasse per inviare armi in Colombia, promettendo ai suoi interlocutori ricchi premi e cotillon.Oddio, può darsi che nel Pd - al fianco dell’Artigliere capo Enrico Letta - un lobbista d’armamenti ci stia bene. Però gli amici di Articolo Uno dovrebbero se non altro compiere un piccolo gesto di benevolenza verso gli italiani, mostrandosi appena più trasparenti: potrebbero, ad esempio, cambiare nome in Articolo 44 Magnum, così almeno sarebbe chiaro con chi abbiamo a che fare. Oppure, invece di un «campo largo», potrebbero proporre alla sinistra di creare un poligono, tanto per mettere a frutto il loro expertise.Oltre a D’Alema, infatti, anche Speranza si è rivelato un grande conoscitore della materia militare. Sorvola sulle mascherine, sorvola sulle riaperture, sorvola sugli affari opachi di Baffino: sull’aviazione non lo batte nessuno.