2025-08-29
Per partire col Piano casa, sul tavolo sgravi, garanzie pubbliche e fondi Ue
Giorgia Meloni ha rilanciato l’idea. Uno studio di Confindustria offre varie proposte per rispondere alla fame di alloggi a prezzi sostenibili. Sarà fondamentale attrarre privati e le Casse previdenziali. Per l’Ance servono 15 miliardi.Dal Meeting di Rimini il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto di rilanciare uno dei progetti più ambiziosi e complessi della legislatura: il Piano casa. L’obiettivo dichiarato è quello di dare finalmente una risposta strutturale al problema abitativo in Italia, affrontando il disagio delle fasce più deboli, sostenendo i giovani che cercano autonomia e promuovendo nuove forme di social housing.«Tra le priorità che affronteremo con Matteo Salvini c’è quella di un grande piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie, perché senza una casa diventa difficile immaginare di costruire una famiglia», ha affermato la Meloni. Parole che il vicepremier e ministro delle Infrastrutture ha rafforzato indicando la necessità di intervenire su quella fascia di popolazione che non rientra nei criteri tradizionali di sostegno: «Bisogna guardare a chi guadagna tra i 30 e i 60.000 euro, perché l’Isee non fotografa bene la reale condizione economica delle famiglie».Va detto che l’idea di un grande progetto nazionale per l’edilizia residenziale non nasce oggi. Salvini ci lavora da quasi due anni, con una serie di riunioni periodiche al ministero con associazioni e stakeholder del settore. Senza considerare che già all’inizio dell’anno Confindustria aveva avanzato le sue proposte in tema di immobiliare da cui il governo potrebbe prendere di certo spunto. Alla base delle idee del team di Emanuele Orsini c’è un’analisi precisa: in molte aree d’Italia, soprattutto nelle città a maggiore dinamica economica, i canoni d’affitto e i prezzi delle case sono sproporzionati rispetto ai salari medi. Milano, Bologna, Firenze e Roma sono gli esempi più eclatanti: qui i canoni possono arrivare a erodere fino alla metà del reddito netto di un lavoratore, rendendo proibitivo il trasferimento per chi cerca un impiego. Il risultato è paradossale: le aree più ricche e produttive soffrono di carenza di personale, mentre in altre zone del Paese resta alta la disoccupazione anche per l’impossibilità economica di spostarsi.Confindustria, insomma, non si è limitata a fotografare il problema, ma ha elaborato una serie di strumenti operativi. In primo luogo, la rimozione degli ostacoli urbanistici che rallentano la costruzione o la rigenerazione degli immobili, con deroghe e incentivi volumetrici simili a quelli già previsti per gli studentati dal Pnrr. Centrale anche la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato: caserme dismesse, edifici di enti previdenziali o aree ferroviarie che potrebbero essere recuperate in tempi rapidi, magari attraverso formule come la concessione in diritto di superficie o il comodato d’uso. Un altro capitolo riguarda gli strumenti finanziari. Confindustria propone l’introduzione di garanzie pubbliche per attrarre il risparmio privato, la promozione di operazioni di cartolarizzazione immobiliare tramite società veicolo e l’attivazione di fondi dedicati che possano coinvolgere investitori istituzionali, Casse previdenziali e fondazioni. Non mancano misure fiscali, dalla detassazione dei rendimenti per chi investe nei fondi immobiliari legati al Piano, fino a riduzioni di Imu e Ires per le imprese che costruiscono direttamente alloggi per i propri dipendenti. Infine, il documento rilancia anche l’idea di un fondo nazionale dedicato, una sorta di «nuova Gescal», che ricordi la gestione case per i lavoratori attiva dagli anni Sessanta fino agli Ottanta, seppur con formule diverse e più moderne.Certo, il primo problema per il governo è proprio quello di far quadrare i conti del Piano casa. L’ultima ricognizione sulle risorse disponibili parla di 660 milioni di euro, mentre i costruttori di Ance stimano un fabbisogno reale di almeno 15 miliardi. La forbice è enorme e difficilmente colmabile in tempi brevi.Le risorse, inoltre, sono diluite su più anni: appena 100 milioni stanziati con la legge di bilancio 2024 e destinati al 2027-2028, e altri 560 milioni inseriti nell’ultima manovra, che però entreranno in gioco soltanto tra il 2028 e il 2030. A complicare il quadro manca ancora un dpcm previsto dalla manovra precedente, che avrebbe dovuto fissare entro il 30 giugno 2024 le linee guida del Piano.In dettaglio, il disegno del ministero punta a una riorganizzazione complessiva del sistema di edilizia sociale. Nelle intenzioni dell’esecutivo, le aziende coinvolte dovranno essere più autonome e attrattive per i capitali privati, mentre un ruolo importante dovrà giocarlo il partenariato pubblico-privato. Si parla anche di soluzioni abitative più flessibili, integrate nei quartieri e capaci di coniugare residenziale e servizi. Una particolare attenzione è rivolta al coinvolgimento del Terzo settore e alla costruzione di una mappa aggiornata del disagio abitativo, utile a calibrare gli interventi in base alle esigenze locali.Per superare il divario tra fondi disponibili e fabbisogno, il governo immagina un mix di strumenti: fondi europei come Investeu, prestiti della Bei, residui del Pnrr, un nuovo fondo rotativo per l’abitare sostenibile e il coinvolgimento di Casse previdenziali, fondazioni e fondi immobiliari. Ance, dal canto suo, propone una strategia di recupero risorse attraverso diverse voci europee e nazionali che, se gestite correttamente, potrebbero generare fino a 15 miliardi.Intanto, la questione della casa è centrale anche a Bruxelles. La Bei ha annunciato un piano da 10 miliardi per il 2025-2026, mentre la commissione Casa del Parlamento europeo lavora a un pacchetto da 15 miliardi, con risorse vincolate a condizionalità mirate a calmierare gli affitti e a sostenere l’housing accessibile. Spagna e Belgio sono già stati indicati come Paesi pilota, avendo introdotto norme specifiche per ridurre la pressione dei mercati immobiliari urbani, gonfiati anche dal turismo a breve termine. Ora non resta che attendere di capire come si comporterà l’Italia, un Paese fiaccato da prezzi al metro quadro spesso irraggiungibili con i salari medi della popolazione.
Xi Jinping e Donald Trump (Ansa)