2025-07-05
La Germania sposa il lodo Gentiloni e vuole triangolare le armi a Kiev
Paolo Gentiloni (Getty Images)
Dopo aver denunciato le stesse operazioni a favore di Mosca, Berlino pensa di aggirare lo stop, come suggerisce l’ex premier.Dopo che l’amministrazione americana ha deciso di sospendere l’invio di alcune armi a Kiev, scatenando l’apprensione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, pare che la Germania intenda colmare quel vuoto nel tentativo così di rassicurare il leader gialloblù. Come reso noto da Reuters, infatti, Berlino sta preparando il terreno per acquistare dagli Stati Uniti i Patriot, che rientrano nella lista delle forniture militari bloccate, per poi passarli all’Ucraina. Ma un’operazione del genere complicherebbe il contesto già fragile delle trattative per arrivare alla pace tra Kiev e Mosca, oltre a portare al pettine le contraddizioni di Bruxelles in tema di triangolazioni. Facendo un passo indietro, a confermare le trattative della Germania è stato un portavoce del governo tedesco che ha dichiarato che «sono in corso intense discussioni su questa questione». E visto che «ci sono vari modi per colmare questa lacuna dei Patriot», una delle opzioni è quindi comprare il sistema di difesa da Washington per poi trasferirlo all’Ucraina. La richiesta tedesca, secondo la Bild, sarebbe già stata avanzata un paio di settimane fa al segretario della Difesa americano, Pete Hegseth. Ciò che sembra certo è che il tema sarà «certamente nell’agenda» dell’incontro tra il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius e la controparte statunitense verso la fine di luglio a Washington. La Germania, che è il primo Paese in Europa a fornire supporto militare a Kiev ed è secondo solo agli Stati Uniti, punta dunque ad assumere le redini della difesa ucraina parallelamente al disimpegno militare americano. Già lo scorso mese Pistorius, non solo aveva annunciato un’iniziativa per trovare nuovi sistemi di difesa aerea per Kiev, ma aveva anche avvertito che erano in corso pressioni sugli Stati Uniti per convincerli a donare più Patriot. E aveva già ventilato l’ipotesi del piano b che di fatto bypassa le posizioni americane: «Ci siamo anche offerti, caso per caso, di valutare il finanziamento per tali sistemi che potrebbero essere resi disponibili» aveva detto, aggiungendo anche: «Non possiamo aspettare le consegne industriali» dato che «ci vorrebbe troppo tempo». Tra l’altro le iniziative tedesche si estendono anche alla Nato: secondo Bloomberg, Berlino starebbe valutando di comprare 2.500 veicoli corazzati e 1.000 carri armati per un valore di 25 miliardi di euro. Il piano si inserisce nel contesto di rafforzamento dell’Alleanza atlantica in chiave antirussa e nell’impegno tedesco di equipaggiare sette brigate entro il prossimo decennio. Tornando al caso dei Patriot, si tratta comunque di una strada tutta in salita per Berlino: il rifiuto del presidente americano, Donald Trump, è probabilmente dietro l’angolo, visto che la vendita dei missili antiaerei alla Germania minerebbe i suoi tentativi di portare avanti un accordo con l’omologo russo, Vladimir Putin. A prevedere il no statunitense all’offerta tedesca è la stessa Bild: Kiev aveva già cercato di comprare i sistemi di difesa aerea da Washington senza ottenere risultati. È improbabile, dunque, che l’espediente della triangolazione faccia fare marcia indietro al tycoon. A lanciare poche ore prima questa opzione è stato l’ex commissario europeo, Paolo Gentiloni. L’ex premier è infatti intervenuto in merito durante un’intervista rilasciata alla Stampa. Facendo la premessa che «l’Europa si trova tra due fuochi», da un lato «l’invasione russa» e dall’altra «gli Stati Uniti» che «si disimpegnano dall’Ucraina» oltre a sfidare l’Ue «sul piano economico e commerciale», ha sottolineato l’esigenza di «trovare una soluzione per evitare il blocco di rifornimenti all’Ucraina». Con il destino «dell’Unione» che dipende da quello «dell’Ucraina» e la mossa americana sullo stop delle armi descritta come «gentili regali di Trump a Putin», Gentiloni ha spiegato: «Leggo di tentativi per far acquistare a Kiev i sistemi d’arma attraverso qualche Paese europeo che glieli potrebbe rivendere». E ha commentato: «Spero sia una soluzione praticabile, perché nel giro di due o tre mesi le batterie dei Patriot potrebbero rimanere senza missili, e oggi sono essenziali per la difesa aerea di Kiev e Leopoli». Ma se l’Europa si avviasse verso questa direzione si tratterrebbe di una scelta destinata ad avere delle ripercussioni soprattutto in quella che è la priorità di Bruxelles. Un’iniziativa del genere, con un’Unione europea non certo in una posizione di forza, dove scarseggiano denaro e prodotti militari, allontanerebbe infatti la possibilità di portare al tavolo dei negoziati le due parti in conflitto. E va ricordato che dall’inizio della guerra in Ucraina, Bruxelles ha adottato diverse misure per fermare le triangolazioni dirette a vantaggio di Mosca, applicando rigidi divieti a Paesi terzi. Risulterebbe quindi piuttosto singolare appoggiare quel sistema tanto ostacolato solo perché ora sarebbe a beneficio di Kiev, con il rischio incluso sia di scontentare il fornitore, quindi Washington, che di prolungare la guerra.
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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