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Nel 2026 il marchio tornerà a competere nella massima categoria rally, dopo oltre 30 anni di assenza, con la Ypsilon Rally2 HF. La storia dei trionfi del passato dalla Fulvia Coupé alla Stratos alla Delta.
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Lo ha annunciato uno dei protagonisti degli anni d'oro della casa di Chivasso, Miki Biasion, assieme al ceo Luca Napolitano e al direttore sportivo Eugenio Franzetti: la Lancia, assente dal 1992 dalla massima categoria rallystica, tornerà protagonista nel campionato Wrc con la Ypsilon Rally2 HF. La gara d'esordio sarà il mitico rally di Monte Carlo, in programma dal 22 al 26 gennaio 2026.
Lancia è stata per oltre quarant’anni sinonimo di vittoria nei mondiali di Rally. Un dominio quasi senza rivali, partito all’inizio degli anni Cinquanta e terminato con il ritiro dalle competizioni all’inizio degli anni Novanta.
Nel primo dopoguerra, la casa di Chivasso era presente praticamente in tutte le competizioni nelle diverse specialità: Formula 1, Targa Florio, Mille Miglia e Carrera. All’inizio degli anni ’50 la Lancia cominciò l’avventura nel circo dei Rally con l’Aurelia B20, che nel 1954 vinse il rally dell’Acropoli con il pilota francese Louis Chiron, successo replicato quattro anni più tardi a Monte Carlo, dove al volante dell’Aurelia trionfò l’ex pilota di formula 1 Gigi Villoresi.
I successi portarono alla costituzione della squadra corse dedicata ai rally, fondata da Cesare Fiorio nel 1960 e caratterizzata dalla sigla HF (High Fidelity, dove «Fidelity» stava alla fedeltà al marchio), il cui logo era un elefantino stilizzato. Alla fine degli anni ’60 iniziarono i grandi successi con la Fulvia Coupè HF guidata da Sandro Munari, che nel 1967 ottenne la prima vittoria al Tour de Corse. Nato ufficialmente nel 1970, il Mondiale rally vide da subito la Lancia come una delle marche protagoniste. Il trionfo arrivò sempre con la Fulvia 1.6 Coupé HF grazie al trio Munari-Lampinen-Ballestrieri nel Mondiale 1972.
L’anno successivo fu presentata la Lancia Stratos, pensata specificamente per i rallye, la prima non derivata da vetture di serie con la Lancia entrata nel gruppo Fiat, sotto il cui cofano posteriore ruggiva un motore 6 cilindri derivato da quello della Ferrari Dino. Dopo un esordio difficile, la nuova Lancia esplose, tanto da essere definita la «bestia da battere» dagli avversari. Vinse tre mondiali di fila nel 1974, 1975 e 1976 con Munari ancora protagonista assieme ai navigatori Mannucci e Maiga.
A cavallo tra i due decenni ’70 e ’80 la dirigenza sportiva Fiat decise per un momentaneo disimpegno di Lancia nei Rally, la cui vettura di punta del gruppo era all’epoca la 131 Abarth Rally.
Nel 1982 fu la volta di una vettura nuova con il marchio dell’elefantino, la 037, con la quale Lancia tornò a trionfare dopo il ritiro della casa madre Fiat dalle corse. Con Walter Röhrl e Markku Alèn la 037 vinse il Mondiale marche del 1983 contro le più potenti Audi Quattro a trazione integrale.
Ma la Lancia che in assoluto vinse di più fu la Delta, che esordì nel 1985 nella versione speciale S4 sovralimentata (S) a trazione integrale (4) pilotata dalle coppie Toivonen-Wilson e Alen-Kivimaki. Proprio durante quella stagione, la S4 fu protagonista di un drammatico incidente dove morì Henri Toivonen assieme al navigatore Sergio Cresto durante il Tour de Corse. Per una questione di giustizia sportiva il titolo piloti fu tolto alla Lancia alla fine della stagione a favore di Peugeot, che era stata accusata di aver modificato irregolarmente le sue 205 Gti.
L’anno successivo esordì la Delta HF 4WD, che non ebbe rivali con le nuove regole del gruppo A: fu un dominio assoluto anche per gli anni successivi, dove la Delta, poi diventata HF Integrale, conquistò 6 mondiali di fila dal 1987 al 1992 con Juha Kankkunen e Miki Biasion. Lancia si ritirò ufficialmente dal mondo dei rally nel 1991 L’ultimo mondiale fu vinto l’anno successivo dal Jolly Club, una scuderia privata appoggiata dalla casa di Chivasso.
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La FREMM classe «Bergamini» è stata varata alla fine del 2014. Attualmente in forza a Taranto, darà il cambio alla sorella «Fasan» perché ritenuta più idonea alla missione di sorveglianza e protezione dei cittadini italiani imbarcati con la Global Sumud Flotilla.
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Per una fregata della Marina Militare chiamarsi «Alpino» potrebbe sembrare un paradosso. In realtà il nome della ASW (Anti-Submarine Warfare) F-594 inviata in queste ore a protezione degli equipaggi della Global Sumud Flotilla dal ministro della Difesa Guido Crosetto, segue una consolidata tradizione. In passato altre navi da guerra italiane hanno portato lo stesso nome. L’attuale fregata FREMM italiana è stata battezzata alla memoria del sergente maggiore del 1°Reggimento Alpini Francesco Solimano (MOVM), caduto sul fronte russo nel gennaio 1943.
La fregata è stata costruita dalla Fincantieri di Riva Trigoso, varata il 13 dicembre 2014 e terminata nell’allestimento nei cantieri di Muggiano (La Spezia). In servizio nella flotta della Marina Militare dal 2016, è attualmente alle dipendenze della Seconda Divisione Navale di Taranto. La «Alpino», FREMM della classe «Bergamini», è lunga 144 metri e larga 19,7 metri. Il dislocamento è di circa 6.700 tonnellate. Spinta da propulsore di tipo ibrido CODLAG (turbine a gas e motori elettrici), è in grado di raggiungere una velocità di punta di 27 nodi (circa 50 km/h) con un’autonomia massima di 45 giorni.
La nave multiruolo è equipaggiata, in configurazione antisommergibile, con un armamento che comprende 2 lanciasiluri trinati WASS B-515 da 324 mm con siluri leggeri MU-90 Impact, missili antisommergibile MILAS. Per la difesa antiaerea monta due cannoni OTO Melara da 76/62 e due mitragliere OTO Melara/Oerlikon 25/80. Due sono i sistemi sonar/radar per la guerra contro i sommergibili: un Sonar di scafo attivo Thales UMS 4110 CL e un Sonar trainato a profondità variabile (VDS), Thales CAPTAS-4 oltre ad una Cortina trainata multifunzione con funzioni di scoperta sommergibili e difesa anti siluro.
L’equipaggio della «Alpino» è composto da 168 uomini e negli anni precedenti ha partecipato a missioni come EUNAVFOR e Mare Sicuro. La fregata è stata inviata per decisione del ministro della Difesa per sostituire un’altra FREMM della classe Bergamini, la «Fasan», attualmente impegnata nella protezione dei cittadini imbarcati con la Global Sumud Flotilla. La scelta è stata motivata dopo aver valutato le capacità operative delle due fregate, ritenendo la «Alpino» più adatta al tipo di missione. Crosetto ha dichiarato che le navi della Marina Militare impegnate nell’operazione di protezione non svolgeranno in alcun modo funzioni di scorta di in caso di tentata forzatura del blocco navale israeliano da parte della Flotilla. Al contrario, la funzione della fregata sarà quella di scongiurare questa eventualità, rimanendo tuttavia pronta ad offrire soccorso in caso di necessità.
















