Tra gay e migranti sono gli Oscar delle quote

- La cerimonia di consegna degli Academy si trasforma nella fiera del politicamente corretto. Ecco le grandi battaglie per i diritti dei progressisti di oggi: dividere i premi fra le varie minoranze. E pure nel Pd festeggiano come se avessero vinto una statuetta.
- L'eclettica Lady Gaga omaggia Audrey Hepburn. Al collo della cantante lo stesso diamante giallo da 30 milioni di dollari indossato dall'attrice in Colazione da Tiffany. La più bella della serata resta Charlize Theron che sorprende con un caschetto castano e un abito azzurro con scollatura profonda sulla schiena.
Lo speciale contiene la lista completa dei vincitori
sono accorti perfino alcuni celebri studiosi americani dal pedigree tutt'altro che conservatore. Il politologo Mark Lilla, pochi mesi fa, ha centrato perfettamente la questione: «Dopo tante discussioni», ha scritto, «l'unico punto su cui i liberal sono riusciti a trovare un accordo è stata l'identità. L'interesse per la politica estera e l'economia è scomparso, ogni cosa ha preso a ruotare attorno ai nuovi dannati della terra, i discriminati per ragioni etniche o di genere». È più o meno la stessa posizione espressa da Francis Fukuyama in Identità. La ricerca della dignità e i nuovi populismi (appena pubblicato in Italia da Utet). Il famoso teorico della «fine della storia» ben sintetizza il mutamento antropologico dei progressisti: «Dopo gli événements del maggio 1968», scrive Fukuyama, «gli obiettivi rivoluzionari della vecchia sinistra marxista non sembravano più rilevanti per la nuova Europa che stava emergendo. L'ottica della sinistra si spostò sulla cultura: quel che andava smantellato non era l'esistente ordine politico che sfruttava la classe operaia, ma l'egemonia della cultura e dei valori occidentali che opprimevano le minoranze in patria e, all'estero, nei Paesi in via di sviluppo. [...] La cultura occidentale era vista come l'incubatrice del colonialismo, del patriarcato, della distruzione ambientale». Ecco perché, conclude Fukuyama, «i progressisti oggi non dispongono di strategie ambiziose per affrontare la perdita di posti di lavoro potenzialmente immensa che accompagnerà l'avanzare dell'automazione, o le disparità salariali che la tecnologia potrà portare tra tutti gli americani, bianchi e neri, maschi e femmine». Verissimo: i problemi reali passano in secondo piano, perché al primo posto ci sono le istanze delle minoranze (vere o presunte). Cioè quelle che vengono celebrate ogni anno durante la cerimonia di consegna degli Oscar, la notte in cui la cultura pop si inchina al più trito politicamente corretto.
L'edizione 2019 non ha fatto eccezione. Il miglior attore protagonista, Rami Malek, ritirando la statuetta ci ha tenuto a puntualizzare: «Sono figlio di immigrati dall'Egitto, sono un americano di prima generazione, e parte della mia storia è stata scritta proprio adesso». Lo hanno premiato per aver interpretato Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody, film che trasforma i Queen nei «paladini della diversità», e Malek ne ha approfittato per calcare la mano: «Abbiamo fatto un film su un omosessuale, un immigrato, che ha vissuto la sua vita in modo assolutamente improbabile». Queste dichiarazioni hanno mandato in sollucchero Simona Bonafè del Pd, che si è precipitata a pubblicarle sul suo profilo Twitter. Altri suoi colleghi democratici, invece, si sono molto eccitati per il premio come miglior film a Green Book, in cui il bravo Mahershala Ali (vincitore della statuetta come miglior non protagonista) interpreta il pianista nero e gay Don Shirley. Secondo il piddino Matteo Richetti è «un film che insegna che essere ultimi è solo una questione di punti di osservazione». Per Francesca Puglisi, Pd pure lei, «dalla notte degli Oscar 2018 arriva un potente messaggio contro il razzismo».
Sull'argomento è intervenuto persino Enrico Letta, il quale ha scritto su Twitter: «Vorrei dedicare la vittoria di Green Book e Rami Malek a Matteo Salvini. La scena in cui l'italiano immigrato Tony Vallelonga si fa dare dell'italiano-mezzo negro dal poliziotto razzista dell'Alabama andrebbe proiettata nelle nostre scuole». Notate la tristezza di tutto ciò: per una volta che Salvini non era intervenuto su un argomento, subito Letta corre a tirarlo in ballo. E, per farlo, si esibisce in dediche come se l'Oscar l'avesse vinto lui...
Per altro, a tutti costoro è sfuggito un particolare: negli Usa c'è già chi sostiene che Green Book sia razzista, anche perché il regista è il bianco Peter Farrelly. Per la serie: c'è sempre qualcuno più politicamente corretto di te. Comunque sia, la comunità afroamericana ha di che festeggiare. Un bel premio (per la sceneggiatura non originale) è finito nelle mani dell'impegnatissimo Spike Lee. Negli anni passati il regista aveva protestato per l'eccessiva presenza di bianchi fra i vincitori dell'Academy, così lo hanno accontentato. E lui, non pago, ha regalato l'ennesima tirata politica: «Le elezioni presidenziali 2020 sono dietro l'angolo», ha detto. «Mobilitiamoci tutti. Siamo tutti sulla parte giusta della storia. Facciamo la scelta morale tra l'amore e l'odio. Facciamo la cosa giusta». Premi anche a Black Panther, un baraccone Marvel nemmeno troppo divertente, che però parla di un supereroe nero e allora si può anche nobilitare. In quota black pure Regina King, miglior non protagonista in un film dedicato allo scrittore e attivista nero James Baldiwn. In quota latina, invece, la statuetta al messicano Alfonso Cuarón per Roma. Della quota Lgbt abbiamo detto, dunque cosa resta? Ah, già, l'inchino alle «donne perseguitate». Come miglior documentario è stato scelto Period. End of Sentence, pellicola sulle donne indiane che affrontano «lo stigma delle mestruazioni». Se dovete invitare qualcuno al cinema per un primo appuntamento scegliete questo film: successo assicurato...
In ogni caso, la spartizione degli Oscar è una delle battaglie che caratterizzano i progressisti di oggi. E, come scrive Francis Fukuyama, qualcuno la vedrà pure come una cosa buona, «ma non contribuirà in alcun modo a riparare le macroscopiche disparità tra l'1% del vertice e il restante 99% della popolazione».
Francesco Borgonovo
Il diamante di «Colazione da Tiffany» incanta con i suoi 128 carati. Ma a vincere è il minimalismo di Charlize Theron

Ansa
Un'interpretazione memorabile, rimasta nel cuore di tutto il mondo. Non poteva che far breccia anche sulla giuria che decreta a chi andranno le statuette più ambite del pianeta cinema. Rami Malek, il Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody, è il primo arabo americano a vincere l'Oscar come miglior attore. E non c'erano dubbi, e non si parli di sorpresa, che l'Oscar come miglior film andasse a Green Book, un segnale politico per Trump dalla Academy di Hollywood, il mondo più ostile al presidente degli Stati Uniti. Miglior attrice Olivia Colman, protagonista di La Favorita. Standig ovation per il duetto Lady Gaga e Bradley Cooper, che in coppia cantano Shallow, vincitore come miglior brano.
È andata in scena al Dolby Theater di Los Angeles la notte degli Oscar, i 91esimi Academy Awards – che anche quest'anno hanno visto tra gli sponsor Rolex – a celebrare con il prestigioso premio i personaggi del cinema più acclamati dell'anno. Una consuetudine che tiene incollati allo schermo miliardi di telespettatori curiosi sì di sapere i nomi dei vincitori ma, soprattutto, di ammirare e criticare, i best look avvistati sul red carpet. Ci si aspettava una abito memorabile da parte di Lady Gaga e invece, il suo vestito firmato Alexander McQueen, pur bellissimo, ha deluso chi pensava di vederla adorna di piumaggi vari. In compenso, portava un collier con diamante giallo firmato Tiffany da 30 milioni di dollari. Carati 128.54 ed è la prima volta che fa la sua comparsa su un red carpet. È lo stesso diamante che, su un collier diverso, aveva indossato Audrey Hepburn per le immagini promozionali di Colazione da Tiffany. Non ha rivoluzionato la situazione il cambio d'abito fatto per l'esibizione sul palco: sempre nero, sempre piuttosto low profile il suo abito, questa volta firmato Brandon Maxwell.
Charlize Theron, incredibilmente mora, si è presentata con un notevole abito di Dior celeste, accollatissimo sul davanti ma schiena nuda. Super sexy. Sembrava si fossero telefonate per indossare abiti simili Jennifer Lopez (Tom Ford) e Brie Larson (Celine), tutte fasciate in abiti silver. Bagliori metal anche per le tre candidate Emma Stone (rame), Glenn Colse (oro) e Amy Adams (platino). Serena Williams indossa un elegantissimo vestito Giorgio Armani dal bustier rosso brillante. Olivia Colman, oltre ad aver vinto la statuetta come migliore attrice, ha vinto pure quella di best dressed della serata: il suo abito Prada, in una particolare tonalità di verde scuro, era sofisticato e chic. Tra gli uomini Stephan James e David Oyelowo hanno scelto smoking di velluto verde e bordeaux firmati Etro.
Paola Bulbarelli
Tutti i vincitori

Giphy
Miglior film
Green Book
A Star is Born
BlacKkKlansman
Black Panther
Bohemian Rhapsody
La favorita
Roma
Vice
Miglior regia
Adam McKay,
Vice
Alfonso Cuarón, Roma
Pawel Pawlikowski,
Cold War
Spike Lee,
BlacKkKlansman
Yorgos Lanthimos,
La favorita
Miglior attore protagonista
Bradley Cooper,
A Star Is Born
Christian Bale,
Vice
Rami Malek, Bohemian Rhapsody
Viggo Mortensen,
Green Book
Willem Dafoe,
Sulla soglia dell'eternità
Miglior attrice protagonista
Glenn Close,
The Wife
Lady Gaga,
A Star Is Born
Melissa McCarthy,
Can You Ever Forgive Me?
Olivia Colman, La favorita
Yalitza Aparicio,
Roma
Miglior film d'animazione
Gli Incredibili 2
Isola dei Cani
Mirai
Ralph Spacca Internet
Spider-Man: Into the Spider-Verse
Miglior documentario
Free Solo
Hale County this morning, this evening
Minding the gap
Of fathers and sons
RBG
Miglior film straniero
Germania,
Never Look Away
Giappone,
Shoplifters
Libano,
Capernaum
Messico, Roma
Polonia,
Cold War
Miglior sceneggiatura originale
First Reformed
Green Book
La favorita
Roma
Vice
Miglior cortometraggio documentario
Black Sheep
End Game
Lifeboat
A night at the garden
Period. End of sentence
Miglior canzone
"All The Stars",
Black Panther
"I'll Fight",
RBG
"Shallow",
A Star is Born, Lady Gaga
"The Place Where Lost Things Go",
Il ritorno di Mary Poppins
"When A Cowboy Trades His Spurs For Wings",
La ballata di Buster Scruggs
Miglior sceneggiatura non originale
Spike Lee,
BlacKkKlansman
Joel e Ethan Coen,
La ballata di Buster Scruggs
Nicole Holofcener e Jeff Witty,
Can you ever forgive me?
Barry Jenkins,
Se la strada potesse parlare
Eric Roth, Bradley Cooper, Will Fetters,
A Star is born
Miglior trucco e acconciature
Border
Maria Regina di Scozia
Vice
Migliore scenografia
Black Panther
La favorita
First Man
Il ritorno di Mary Poppins
Roma
Miglior effetti speciali
Avengers: Infinity War
Cristopher Robin
First Man
Ready Player One
Solo: A Star Wars Story
Miglior fotografia
Cold War
La favorita
Never look away
Roma
A Star is Born
Miglior attore non protagonista
Adam Driver,
BlacKkKlansman
Mahershala Ali,
Green Book
Richard E. Grant,
Can You Ever Forgive Me?
Sam Elliott,
A Star Is Born
Sam Rockwell,
Vice
Miglior attrice non protagonista
Amy Adams,
Vice
Emma Stone,
La favorita
Regina King,
Se la strada potesse parlare
Rachel Weisz,
La favorita
Marina de Tavira,
Roma
Migliori costumi
La ballata di Buster Scruggs
Black Panther
La Favorita
Il ritorno di Mary Poppins
Maria Regina di Scozia
Miglior montaggio
BlacKkKlansman
Bohemian Rhapsody
Green Book
La favorita
Vice
Miglior colonna sonora originale
Black Panther
BlacKkKlansman
Se la strada potesse parlare
L'isola dei cani
Il ritorno di Mary Poppins
Miglior cortometraggio di animazione
Animal Behaviour
Bao
Late Afternoon
One small step
Weekends
Miglior cortometraggio
Detainment
Fauve
Mother
Marguerite
Skin
Miglior sonoro
Black Panther
Bohemian Rhapsody
First Man
A quiet place
Roma
Miglior montaggio sonoro
Black Panther
A Star is Born
Bohemian Rhapsody
First Man
Roma



















