2025-11-26
Il nuovo astro della sinistra insegna sesso alla materna
Silvia Salis (Imagoeconomica)
Il sindaco Silvia Salis vara un progetto a Genova che coinvolge 300 bambini da 3 a 6 anni: «Da qui può partire un movimento culturale che scardini il populismo becero che ha invaso il Paese». Speriamo di no.L’esperimento choc per bimbi trans. Il King’s college, in collaborazione col servizio sanitario nazionale britannico, inietterà i bloccanti della pubertà ai più giovani (dai 10 ai 15 anni) per un test sugli effetti avversi.Lo speciale contiene due articoli.Come ti indottrino il pupo. Uscito dalla porta, il gender rientra dalla finestra vista mare del comune di Genova, dove Silvia Salis ha presentato un «progetto sperimentale» sull’educazione sessuoaffettiva a scuola che non si rivolge a ragazzi e ragazze già formati, ad allievi degli istituti superiori, ma è destinato a quattro asili con bambini dai 3 ai 6 anni. Un annuncio choc arrivato nella Giornata contro la violenza sulle donne, che scavalca a sinistra anche gli ultimi, fallimentari cartoni della Disney e raggiunge abissi che neppure Svezia e Nuova Zelanda avevano osato esplorare. Ma il sindaco del Pd tira dritto e vuole partire a gennaio: «Mi chiedono perché di questo attivismo e io rispondo che un sindaco progressista ha il dovere di occuparsi dei diritti. E visto il presente in cui viviamo credo fosse importante dare un segnale. Ne abbiamo la responsabilità». Genova diventa un laboratorio sull’educazione sessuale in tutte le sue accezioni (quindi anche la non binaria) e i cuccioli di 3 anni ne sono le cavie. Le quattro scuole dell’infanzia scelte per il test di un’ora alla settimana sono la Firpo a Sampierdarena, la Mazzini, la Monticelli e la Santa Sofia, per un totale di 300 bambini coinvolti. Secondo l’amministrazione comunale il progetto si concretizzerà in laboratori gestiti da professionisti dei centri antiviolenza ed educatrici scolastiche. Aggiunge Salis: «Crediamo che ci sia un gran bisogno di educazione sessuoaffettiva tra i giovani. A chi chiede “a cosa serve?” rispondo che se il modello di un bambino o di una bambina a casa è quello della violenza, avrà gli strumenti per capire che è sbagliato e che esiste un’alternativa». L’approccio è ideologico, quindi preoccupante. Il sindaco ritiene che il modello famigliare sia a maggioranza diseducativo (lo si evince dalle sue parole) e che l’intervento in sostituzione da parte dell’ente pubblico sia necessario. Sembra la seconda puntata della vicenda dei bambini sradicati dalla casa nel bosco a Chieti. Qui ci pensa il Comune e considera giovani anche gli infanti; l’indottrinamento comincia subito dopo lo svezzamento. «Verranno coinvolti nel percorso anche i genitori», concede Salis mentre presenta il corso a palazzo Tursi. Sarà interessante capire come, visto che una recente legge dello Stato e un pronunciamento della Corte di Cassazione stabiliscono un perimetro chiaro riguardo al delicatissimo tema. La legge Valditara sottolinea che senza «consenso informato scritto» dei genitori nessun bambino può essere avviato all’educazione sessuale a scuola e alle lezioni relative al gender. Un argine ai progetti educativi mascherati come tali, che con il pretesto di educare all’uguaglianza e combattere le discriminazioni, promuovono ogni tipo di famiglia e la prevalenza dell’identità di genere sul sesso biologico. La sentenza di Cassazione 8.740 del 2024 stabilisce «l’importanza di un approccio graduale e concordato tenendo conto dell’età e della maturità degli alunni». E decreta che un insegnante che affronta il tema dell’educazione sessuale e della procreazione senza pianificazione e consenso rischia il licenziamento. Anche perché la scuola, nella formazione curricolare, insegna già a conoscere il corpo umano, oltre le ideologie e le semplificazioni. All’azzardo genovese non è estraneo il movimentismo politico di Silvia Salis in questi mesi. Lei sta a Genova ma pensa sempre più a Roma come approdo definitivo: il cuore del Pd, con Base riformista (gli ex renziani) come sponsor principale per conquistare la segreteria. Cominciano a parlarne anche all’estero. Proprio ieri il quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt la presentava a tutta pagina come «l’avversario» di Giorgia Meloni alle prossime politiche. Per riuscire nel blitz ha bisogno di accreditarsi presso la sinistra più gruppettara. E allora eccola, verdissima mentre il green deal langue, woke mentre il fanatismo transgender si attenua perfino nei campus californiani. Il sindaco sembra la locomotiva di Guccini lanciata verso il Nazareno. Le serve un posizionamento forte sul fronte dei diritti, tematica centrale della reggenza di Elly Schlein. L’obiettivo è centrale e gli effetti collaterali sono da mettere in conto, anche se hanno il viso, le trecce e le merendine dei bambini di tre anni.Se non bastasse l’ambizione, ecco il surplus determinato dai compagni di viaggio. Il progetto su «sesso e infanzia» è un cavallo di battaglia dell’assessore alle Politiche dell’istruzione e Pari opportunità Rita Bruzzone (Pd), dentista, pasionaria dei diritti arcobaleno, motore operativo dell’iniziativa. Sempre in prima linea - e giustamente - contro la violenza di genere, non teme gli eccessi e le loro controindicazioni: durante l’ultima campagna elettorale è stata molto criticata per aver condiviso sui social il manifesto dal testo L’educazione sessuale si fa a scuola, non in chiesa con il quale alcuni attivisti avevano coperto il cartellone con il volto del candidato sindaco di centrodestra Pietro Piciocchi.Contro il progetto sul sesso per baby l’opposizione genovese è sulle barricate. Francesco Maresca (Fdi) ricorda che «alla base dell’educazione sessuale c’è la famiglia, con cui la scuola collabora ma che non sostituisce. Ci sono stati casi in cui le scuole hanno portato esterni a parlare di gender senza avvisare le famiglie. Noi diciamo no». Piciocchi aggiunge: «Certi argomenti, se affrontati in modo inadeguato o precoce, più che consapevolezza rischiano di generare smarrimento». Tre anni, con mamma e papà fuori dall’aula. La parola alle famiglie.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/astro-sinistra-insegna-sesso-materna-2674343015.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lesperimento-choc-per-bimbi-trans" data-post-id="2674343015" data-published-at="1764137844" data-use-pagination="False"> L’esperimento choc per bimbi trans Bambini come cavie. Bambini che dicono di sentirsi trans anche se sono piccolissimi (alcuni hanno solo 10 anni o poco più) e che si sottoporranno, con l’avallo dei genitori, a un test con i farmaci che bloccano la pubertà. E questo in un momento critico - quello che porta all’adolescenza - dove il futuro è ancora da scrivere. Dove si è per forza di cose insicuri. Incerti. E quindi bisognerebbe solo attendere e, magari, evitare anche il bombardamento continuo non solo di ormoni, ma anche di ideologia gender che riempie film e serie tv. Aspettare, dunque, sarebbe la cosa più saggia. Ma non è così. Almeno nel Regno Unito, dove si terrà un grande esperimento a cui parteciperanno 226 ragazzi ai quali verranno iniettati i farmaci bloccanti della pubertà proibiti a fine 2024, dopo la pubblicazione del celebre «rapporto Cass» che evidenziava le criticità di questa pratica. Una posizione, quella dell’autrice del report Hilary Cass, di buon senso, oltre che realmente scientifica. Come può un bambino, in un periodo delicato della sua vita, prendere una decisione così importante? E, soprattutto, quali saranno, a lungo termine, gli effetti di questi farmaci su di lui? Il governo britannico aveva quindi scelto la via della prudenza, che ora pare non andare più bene. Perché questo test, che non è fatto su cavie da laboratorio ma su più di 200 bambini, ha proprio questo scopo: comprendere quali saranno gli effetti a lungo termine dei bloccanti della pubertà sui ragazzi. I ricercatori del King’s college hanno affermato che lo studio verrà fatto nel modo più sicuro e rigoroso, con un «monitoraggio attento» sui bambini. Una rassicurazione che però non è bastata. Per Maya Forstater, a capo del gruppo Sex Matters, «è scandaloso che una sperimentazione che prevede la somministrazione di bloccanti della pubertà a dei bambini abbia ricevuto il via libera prima di aver studiato i risultati per quelli già trattati». Una posizione non dissimile da quella di Stephanie Davies-Arai, che guida un gruppo di genitori preoccupati dalle teorie gender: «Non riteniamo che sia etico somministrare un trattamento irreversibile ai bambini quando non abbiamo prove sufficienti di benefici, ma conosciamo alcuni dei rischi come quelli riguardanti l’infertilità, la densità ossea e lo sviluppo del cervello in età adulta». E però lo studio deve andare avanti. Sembra quasi più per questioni ideologiche che per aiutare realmente i bambini. Il rapporto Cass, del resto, era stato chiaro. Fin troppo. Eppure, a meno di un anno, ecco un nuovo progetto. Anzi: una vera e propria sperimentazione. Le motivazioni, come accade sempre quando si parla di questioni etiche (si pensi all’aborto, all’eutanasia o all’utero in affitto), hanno sempre a che fare con la felicità delle persone. Come si può dire di no a chi si sente incastrato in un corpo che non è suo? E ancora: come si può dir di no a dei bambini che soffrono? La questione, prima ancora che scientifica, è forse filosofica, come nota Mary Harrington su Unherd. Si è passati da un sistema aristotelico - che prevede una natura e un fine - a un modello che non coltiva alcun perché. Se non esiste più un fine, allora tutto è casuale, compreso il corpo. Che può essere cambiato. Ma così si avvera il sogno transumanista. Quello che vuole modificare l’uomo, eliminando il suo essere più profondo. Rendendolo così infelice. Come dimostra l’epidemia di ansia e depressione dei nostri tempi.
Nel riquadro una foto tratta da Google Maps del Parco di Tor Tre Teste, a Roma (iStock)
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