Putin non c’entra, problemi di energia pure per la Francia: fermo un reattore nucleare su due
In Francia un reattore nucleare su due è fermo
Nonostante non dipenda dalle forniture russe come la Germania e l’Italia, anche la Francia deve fare i conti con problemi di sicurezza energetica, seppur di diversa natura, che contribuiscono a spingere verso l’alto i prezzi dell’elettricità.
Lunedì scorso 29 dei 56 reattori nucleari presenti nel Paese erano fermi per controlli. In parte si trattava di chiusure programmate da tempo per la manutenzione ordinaria, soprattutto quella necessaria a prolungare la vita dei reattori oltre i quarant’anni. In dodici casi invece lo stop faceva seguito al riscontro di fenomeni di corrosione alle tubature, che hanno colpito soprattutto i reattori più recenti e più potenti, e le cui cause non sono ancora ben chiare.
STOP ALL'EXPORT
«Il trattamento di queste anomalie richiederà diversi anni», ha detto martedì in un’audizione al Senato francese il presidente dell’Autorità per la sicurezza nucleare Bernard Doroszczuk. Difficile per Électricité de France (Edf), il colosso che gestisce le 19 centrali nucleari d’Oltralpe, far fronte al problema evitando ricadute sulla produzione nazionale di elettricità.
Una produzione che, del resto, è in calo da anni e che la Francia ormai non esporta quasi più all’estero. Se nel 2005 le centrali nucleari fornivano il 78 per cento dell’elettricità del Paese, nel 2020 la percentuale era scesa al 67 per cento, il livello più basso dal 1985. E se negli ultimi anni la produzione annua è rimasta sotto i 400 terawattora (una soglia piuttosto bassa), Edf prevede per quest’anno di scendere sotto i 300.
Come si diceva, i motivi del blocco di più della metà dei reattori nucleari francesi sono di due tipi, uno ordinario e uno straordinario (a questi si aggiunge l’effetto Covid: le manutenzioni programmate nel 2020 non sono state possibili, a causa dei confinamenti, e quindi Edf si è vista costretta a recuperarle in seguito, affollando il calendario dei lavori).
COLPA DI CHI?
Il motivo ordinario sono i lavori di manutenzione, che per i 32 reattori che hanno o si avvicinano ai quarant’anni d’età hanno tempi particolarmente lunghi. Per dire, una unità della centrale del Bugey, nel dipartimento dell’Ain, ha iniziato ad essere ispezionata il 31 luglio dell’anno scorso e non è ancora tornata in servizio.
«Chiudiamo i reattori per sei mesi in modo che possano funzionare per altri dieci anni, il che rappresenta il miglior investimento possibile», ha spiegato a Le Monde Valérie Faudon, della Société française d’énergie nucléaire.
Il fattore non ordinario, invece, è la corrosione dei tubi attraverso i quali deve passare l’acqua destinata a raffreddare il nocciolo del reattore nucleare in caso d’incidente. Secondo l’Autorità per la sicurezza nucleare all’origine di questo problema potrebbe esserci un difetto di progettazione dei modelli, da attribuire alla società americana Westinghouse, ma si tratta soltanto di ipotesi.
Quel che ora preoccupa il governo è che, per esaminare i reattori, le tecniche a ultrasuoni non sono sufficienti: è necessario intervenire pesantemente tagliando le tubature e questo ovviamente comporta un lungo stop alla produzione.
IMPIANTI TROPPO VECCHI
Nonostante questi problemi in Francia le voci contrarie al nucleare non sono molte. La richiesta di chiudere i reattori più vecchi è ben lontana dall’essere presa in considerazione, tanto che lo scorso febbraio in piena campagna elettorale il presidente Emmanuel Macron aveva confermato la proroga dell’uso degli impianti «al di là dei 50 anni di vita», insieme con la costruzione di sei nuovi reattori, un progetto del valore di 50 miliardi di euro (e altri otto reattori «sono allo studio», aveva aggiunto).
L’obiettivo è portare la capacità complessiva degli impianti a 100 gigawatt (GW) entro il 2050. Ad oggi è di 61,4 GW, ma la disponibilità effettiva è stata in media di 48 GW a gennaio ed è scesa sotto i 30 GW da fine aprile, 10-15 GW in meno rispetto agli anni scorsi nello stesso periodo. Ma secondo l’Autorità per la sicurezza nucleare la possibilità di estendere la vita dei reattori oltre il mezzo secolo è quantomeno dubbia: «In questa fase, le informazioni fornite da Edf non ci permettono di prevederlo», ha sottolineato Bernard Doroszczuk nella sua audizione davanti ai senatori.
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