2025-11-20
Cosa cambia tra Quirinale e Chigi
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni (Ansa)
Dalla riforma della giustizia alla politica estera: sono molti i temi su cui premier e capo dello Stato dovranno confrontarsi nei prossimi mesi, malgrado le tensioni.Come in una qualsiasi relazione, quando si insinua nella coppia lo spettro del tradimento, i rapporti si incrinano e non possono più tornare ad essere come erano prima. Lo tsunami che si è abbattuto sul Quirinale a seguito dello scoop della Verità, rischia di avere gravissime ripercussioni a lungo termine, sui legami tra governo e presidente della Repubblica. E anche se il Colle sminuisce la questione, definendola «ridicola», il consigliere per la Difesa del capo dello Stato, Francesco Saverio Garofani, non solo conferma ma aggiunge particolari che mettono a dir poco in imbarazzo i soggetti coinvolti. E hai voglia a dire che quelle fossero solo battute tra amici. La pezza peggiore del buco.La sensazione di malessere che ne è emersa si è avvertita anche ieri, nel corso del fugace incontro tra Giorgia Meloni e Sergio Mattarella: appena 20 minuti. Segno che non si siano lasciati proprio con il sorriso sulle labbra. D’altronde, agli sgambetti ai governi da parte dei presidenti della Repubblica di turno siamo abituati da almeno trent’anni. L’interventismo quirinalizio è una tradizione consolidata del nostro Paese.Un fuoriclasse fu Oscar Luigi Scalfaro. Era il 1994 quando tramava per far cadere Silvio Berlusconi appena insediatosi, facendo pressioni con la Lega di Umberto Bossi affinché togliesse il suo appoggio al governo. Cosa che poi effettivamente avvenne, costringendo Berlusconi alle dimissioni.Era poi il 2011, quando Giorgio Napolitano ordì un trappolone, con il favore di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel (ricorderete i sorrisetti complici in conferenza stampa a Bruxelles), che indusse un’altra volta il Cavaliere a lasciare.E quanti governi non espressione degli elettori sono stati poi scelti di fatto dai capi dello Stato? Quanti esecutivi lacrime e sangue in mano a tecnici, professori e banchieri, che hanno governato senza una vera maggioranza politica espressione del voto? Ma il caso Garofani fa un passo in più, e apre un mondo sommerso. Un’area grigia che trama al Quirinale e che parla apertamente di minare l’attività di governo. Evidentemente il presidente è circondato da persone che si augurano che la Meloni venga scalzata, o almeno non possa vincere di nuovo.Il vero tema politico, da adesso in avanti, è però come saranno fino alla fine della legislatura i rapporti tra Colle e governo. Cosa cambierà nei collegamenti che, per forza di cose, queste due istituzioni devono continuare a mantenere? I fronti aperti sono tanti e questi dissidi potrebbero portare con sé strascichi pericolosi.Ad esempio, il conflitto in Ucraina. L’allineamento tra Quirinale e Palazzo Chigi, che di comune accordo hanno deciso per un pacchetto di aiuti a Kiev, scelta che suscitava non pochi mugugni in una parte della maggioranza, avrà un seguito? Continuerà la Meloni a voler essere ancora uniformata al pensiero di Mattarella in tema di Difesa? Tanto più che le frasi non proprio di neutralità istituzionale scappate contro la premier arrivano proprio da un membro del Consiglio supremo di Difesa.E ancora, un tema caldo di questo periodo, la riforma della giustizia e la campagna referendaria che ne consegue. Dato che riguarderebbe anche la riforma del Csm di cui, guarda un po’, il presidente è Sergio Mattarella, i punti di vista continueranno ad essere gli stessi oppure anche questo diventerà terreno di scontro?D’altronde si sa, quando viene meno la fiducia, quando i veleni affiorano, anche i più grandi amori diventano di paglia.E poi, ci sono una serie di scadenze da rispettare di qui alla fine della legislatura. Ad esempio, è noto che la Meloni vorrebbe anticipare il voto alla primavera 2027, come è consuetudine in Italia, dato che per bizzarre circostanze il suo governo partì in ottobre. Un’altra campagna elettorale estiva non la vorrebbe nessuno. E parlare di elezioni significa anche parlare di legge elettorale, uno scoglio che difficilmente può essere superato senza rilassati colloqui con il presidente della Repubblica. Il nostro ordinamento è, giustamente, legato a doppio filo tra governo e capo dello Stato, e non farebbe bene al Paese un clima di tensioni, da ora in avanti.C’è poi la politica estera da affrontare. I rapporti con l’Europa sono spesso stati divergenti tra Meloni e Mattarella, vedi il «no al voto all’unanimità» nel Consiglio europeo oppure quello alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (o Fondo salva-Stati). Un certo equilibrio tra i due è richiesto: se non ci fosse più, sarebbe un problema grosso. Inoltre, il Colle è da sempre considerato filofrancese, vedi il «Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata» tra Emmanuel Macron e Mario Draghi voluto fortemente da Mattarella nel 2021. La Meloni, molto poco macroniana, si è spesso scontrata con la Francia. Vedi il grande gelo al G7 in Puglia nel 2024. Poi Mattarella è decisamente anti Trump mentre sappiamo bene l’amicizia e la stima che corrono tra Donald e Giorgia.Insomma, attriti importanti e ognuno di questi, se ingigantito, è destinato a diventare molto rumoroso.