2022-03-29
Docenti a scuola ma senza mansioni. Presidi in rivolta e silenzio dal Miur
A due giorni dal reintegro, nessuna indicazione sui compiti dei prof no vax. I dirigenti scrivono a Patrizio Bianchi. Il sottosegretario Rossano Sasso (Lega): «Assurdo demansionare gli insegnanti. Cortocircuito causato da Roberto Speranza».Medici: dopo la malattia, il personale sospeso può tornare al lavoro solo per 90 giorni. Reparti verso lo stallo già in estate. Gli Oss, senza Ordine che li riammetta, restano nel limbo.Lo speciale contiene due articoli.Come era cominciata così finisce. Tra decreti e correzioni, obbligo vaccinale e super green pass non è mancata la confusione nella scuola nei due anni della pandemia, caos che resta, insieme alla polemica, con il nuovo decreto Covid e la fine dello stato d’emergenza. Infatti non sarà un pesce d’aprile ma da venerdì prossimo i professori non vaccinati torneranno a scuola con il solo tampone negativo. Secondo quanto previsto dalla normativa vigente, fino al prossimo 15 giugno resta in vigore l’obbligo vaccinale per tutto il personale scolastico (requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni), ma per docenti ed educatori che non si sono vaccinati resta la sanzione amministrativa di 100 euro, però potranno essere utilizzati dai presidi per svolgere «attività di supporto» all’istituzione scolastica. I professori dunque non andranno in classe far lezione, al loro posto restano i supplenti, ma potranno comunque lavorare all’interno dei relativi istituti. È questa la novità prevista dal dl sulle disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto al Covid che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale venerdì scorso e che ha già mandato in tilt i dirigenti scolastici. Ma anche dall’interno dell’esecutivo arrivano voci polemiche. «I docenti non possono essere demansionati. Bisognerebbe mantenere almeno un minimo di serietà», ha detto ieri il sottosegretario al ministero dell’Istruzione Rossano Sasso, intervistato su Radio Capital. Secondo il deputato leghista si tratta di un numero risicato, circa 3.500 insegnanti (per i sindacati, insieme al personale Ata, sono circa 10.000) «che per un motivo o per un altro hanno scelto, penalizzando sé stessi, di non vaccinarsi. Questa decisione ci costa quasi 30 milioni di euro. Perché questi insegnanti vengono sostituiti. Paghiamo due volte per lo stesso servizio. Questo accade perché in un governo di unità nazionale c’è ancora chi vuole mantenere una situazione di emergenza che oggi, grazie ai vaccini, abbiamo superato. Qualcuno si vuole forse vendicare di questi lavoratori che non si sono vaccinati? Parliamo di insegnanti pronti a rientrare in classe, con il tampone, come è successo per altre categorie di lavoratori. È un cortocircuito generato dal ministero della Salute. Sono un sottosegretario e mi devo confrontare con due ministri, quello dell’Istruzione, sensibile al tema, e quello della Salute che, come si dice, da quest’orecchio non ci sente. Questa è una cosa che non ha alcuna logica sanitaria. Se il docente entra con un tampone negativo dov’è il rischio? Se vogliamo invece essere rigorosi, allora non facciamoli rientrare a lavoro, diciamolo chiaramente. Se il 31 marzo viene meno lo stato di emergenza, vengono meno anche tutte le misure legate a quella situazione». Nel frattempo, l’Associazione nazionale dirigenti scolastici ha inviato una lettera al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi per chiedere di «emanare con tempestività disposizioni attuative che chiariscano quali sono le attività di supporto» che dal prossimo 1° aprile i dirigenti scolastici dovranno assegnare ai docenti inadempienti all’obbligo vaccinale o sprovvisti di documentazione giustificativa. Questo per evitare situazioni conflittuali o contenziosi legali con i singoli dipendenti o con i rappresentanti sindacali. Secondo l’Andis, inoltre, dentro un’organizzazione complessa come la scuola, non si possono definire in pochi giorni ruoli o funzioni di supporto organizzativo-didattico indipendentemente dalle competenze possedute dai docenti interessati e comunque in aggiunta alle funzioni già conferite con l’organico di potenziamento. Sottolinea inoltre il presidente Paolino Marotta «che soprattutto negli istituti comprensivi è difficile ipotizzare mansioni di supporto organizzativo-didattico che non prevedano il contatto con gli alunni». Senza tralasciare il rischio discriminazione, ed è qui la maggior polemica, che scaturisce dalla disparità di trattamento anche economico tanto che qualcuno già parla di «prof pagati senza far niente». «L’attuazione del dl finirà per incidere negativamente sul clima organizzativo e relazionale delle istituzioni scolastiche, in quanto la nuova modalità di gestione dei docenti non vaccinati potrebbe essere vissuta come disparità di trattamento tra chi si è regolarmente sottoposto a vaccinazione e chi non lo ha voluto fare» spiega Marotta, «Altro motivo di malumore e di incomprensione potrebbe essere il fatto che ci troveremmo da una parte i supplenti confermati sulle classi e, dall’altra, i titolari non vaccinati destinatari di incarichi o funzioni di supporto a questo punto marginali nell’ambito dell’organizzazione scolastica». «Quale sarà la loro mansione?» si chiede il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che paventa il rischio di «vedere pagati stipendi a persone per non lavorare». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/docenti-a-scuola-ma-senza-mansioni-presidi-in-rivolta-e-silenzio-dal-miur-2657058144.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="medici-guariti-rischio-caos-a-giugno" data-post-id="2657058144" data-published-at="1648566447" data-use-pagination="False"> Medici guariti, rischio caos a giugno Il personale sanitario non vaccinato ma guarito dal Covid può tornare a lavorare «a tempo determinato». La novità, introdotta dal nuovo decreto legge sulle riaperture, sta cogliendo impreparate molte aziende sanitarie. Medici e infermieri non sono più sospesi, rientrano in reparto fino a quando non scadono i novanta giorni dal superamento della malattia. Dopo quella data sono tenuti a vaccinarsi, perché il governo ha inasprito le misure posticipando dal 15 giugno al 31 dicembre l’obbligo vaccinale, quindi la sospensione dal lavoro e dallo stipendio per il personale sanitario senza terza dose fatta. Però intanto i guariti possono riprendere il lavoro da subito, anche se la consueta mancanza di informazioni chiare da parte del ministero della Salute rischia di allungare ulteriormente i tempi. La procedura indicata è che in caso di avvenuta guarigione «l’Ordine professionale territorialmente competente, su istanza dell’interessato dispone la cessazione temporanea della sospensione». E nel caso degli operatori socio sanitari (Oss) che non hanno un’istituzione di autogoverno cui fare riferimento? A Trento, l’Azienda sanitaria ha fatto sapere che è «al lavoro per interpretare il nuovo decreto e chiarire alcuni punti» e che la prossima settimana farà sapere «come si agirà nei confronti del personale non appartenente a un Ordine professionale». Tutte scuse, secondo l’avvocato Erich Grimaldi, presidente di Unione per le cure, i diritti e le libertà (Ucdl) che ha organizzato per oggi una manifestazione di protesta davanti al ministero di Roberto Speranza, contro l’impiego di medici e infermieri ucraini mentre tanti sanitari italiani reclutati per il Covid non vengono stabilizzati. «Basta che gli Oss si rivolgano al proprio datore di lavoro e vengono reintegrati», spiega. «Poi, se dopo novanta giorni dall’avvenuta infezione, medici, infermieri e gli altri operatori non fanno il vaccino, possono essere sospesi ma certo molti impugneranno il provvedimento in base alla recente ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia, che rimanda alla Corte costituzionale la questione dell’obbligo vaccinale e della sospensione del personale sanitario inadempiente». Rimossa, anche se solo temporaneamente, quella che il presidente dell’Associazione italiana odontoiatri, Fausto Fiorile, aveva definito «un’imposizione di legge senza una base medico scientifica» che quindi «appare solo come un provvedimento inutilmente punitivo», resta il problema di come affronteranno gli ospedali una successiva sospensione del personale, a ridosso dell’estate. Già a fine marzo scadono i contratti legati all’emergenza Covid e non tutte le Regioni sono pronte ad assumere a tempo indeterminato, con pesanti ripercussioni sui servizi ai cittadini. Senza dimenticare il problema medici di base, in sotto numero rispetto alle esigenze del territorio. Ai primi di marzo, nella solo provincia di Padova ben 10.000 persone risultavano prive del dottore di famiglia, tra pensionamenti, abbandono del pubblico e medici sospesi perché non hanno completato il ciclo vaccinale. Questi vaccini anti Covid «sono sostanze che non inibiscono l’infezione con il virus, e dunque la contagiosità delle persone con esse trattate, mentre l’obbligo avrebbe proprio tale preciso scopo» ribadisce l’avvocato Renate Holzeisen, che sta difendendo molti sanitari da mesi a casa senza stipendio. Aggiunge: «Il fatto che sia lasciato al mero arbitrio del ministero della Salute la decisione, per quanto tempo i sanitari guariti dal Covid-19 possano ritornare al lavoro senza trattamento con “queste sostanze”, è ulteriormente inaccettabile. Nel frattempo, proprio perché pende un’articolata questione di legittimità costituzionale, non possono certo essere lasciati a casa senza alcuna retribuzione».