2022-10-02
Diktat e sacrifici non sono bastati. In tanti appoggiano ancora il sistema
Mi congedo dai lettori con un’amara riflessione sulle scelte fatte alle urne. Dopo oltre due anni di bugie, infatti, molti hanno dato nuovamente fiducia a chi ha imposto obblighi e limitazioni arbitrari in nome della «scienza».Il 21 aprile 1925, Natale di Roma, venne pubblicato sul Popolo d’Italia, organo del Partito nazionale fascista, e su quasi tutta la stampa nazionale, il Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile e firmato, fra gli altri, da Gabriele D’Annunzio, Salvatore Di Giacomo, Curzio Malaparte, Filippo Tommaso Marinetti, Luigi Pirandello, Ildebrando Pizzetti e Giuseppe Ungaretti. Insieme con un resoconto trionfale dei primi due anni e mezzo di regime, Gentile era riuscito a dire, degli italiani, soltanto questo: «Oggi in Italia gli animi sono schierati in due opposti campi; da una parte i fascisti, dall’altra i loro avversari, democratici di tutte le tinte e tendenze, due mondi che si escludono reciprocamente. Ma la grandissima maggioranza degli italiani rimane estranea e sente che la materia del contrasto, scelto dalle opposizioni, non ha una consistenza politica apprezzabile ed atta ad interessare l’anima popolare. Quanti sono estranei personalmente al contrasto, sanno bene che l’invocata libertà è una parola di significato elasticissimo se può essere in bocca a così diversi partiti». Estranea, già. È passato un secolo e le cose non sono cambiate. Dopo due anni e mezzo di falsità promulgate dal governo nel nome di una presunta Scienza, di severe limitazioni delle libertà personali e civiche, di imposizioni forzose e ricattatorie di trattamenti sanitari inefficaci e dannosi, di propaganda senza scrupoli e senza ritegno a reti unificate e di censura di tutte le voci dissenzienti, gli italiani hanno votato compatti per il sistema: quello che ci ha dato la pandemia, che ci ha dato la guerra, che ci ha dato l’inflazione e sta per darci un inverno al freddo e la minaccia di attacchi nucleari. Il pendolo ha oscillato da una cosiddetta sinistra a una vera e propria destra (dalla sinistra della destra alla destra della destra, come avevo spiegato in altra circostanza); ma ormai chi avesse occhi per vedere dovrebbe aver capito che queste oscillazioni fanno parte del gioco, che servono a dare l’illusione che il voto conti qualcosa, quando poi le scelte politiche qualificanti sono sempre le stesse e per nasconderlo si scatenano tempeste in un bicchiere d’acqua. Una volta di più, gli italiani hanno operato per pigrizia intellettuale e morale e per cura dei propri egoistici interessi: fa particolare ribrezzo vedere il Movimento cinque stelle di quel Conte che per mesi ha tormentato il Paese con i suoi decreti repressivi, strampalati e contraddittori e che ora può vantare l’unica attrattiva del reddito di cittadinanza, figurare come primo partito in Campania. (A scanso di equivoci, il mio cognome è campano; di lì veniva mio padre.) Certo, i partiti che si sono schierati contro il sistema hanno fatto la loro parte, non cercando e non trovando un’intesa e riducendosi a lottare per le briciole; in proposito ho già detto più di una volta quel che penso. Ma, quali che siano le loro colpe, sempre di briciole si trattava; e di ciò non erano responsabili le migliaia di volontari che hanno entusiasticamente dato il loro contributo ai banchetti delle firme e nelle (necessariamente affrettate) campagne elettorali. Si aveva comunque a che fare con una grandissima maggioranza «estranea» ai suoi veri interessi. Con un Paese che ha comunque altro a cui pensare. Negli ultimi quattordici mesi ho avuto il piacere di parlare di questi e altri argomenti sulla Verità; ci ho trovato un foro accogliente per le critiche vigorose che ho espresso nei confronti dell’incipiente tirannia. L’avere convinzioni politiche molto diverse da quelle del giornale non ha minimamente disturbato i miei rapporti con le persone che ci lavorano e, spero, con i lettori. Ora però ritengo sia il momento giusto per terminare la collaborazione. Le elezioni mi hanno fatto capire che, se c’è una strategia possibile per risvegliare gli italiani dal sonno della ragione, non può essere la conversazione quotidiana che si svolge sui mezzi di informazione. È un lavoro che va condotto molto più a fondo, avendo di mira soprattutto quei giovani che in questo momento storico mi sembrano più allo sbando. È il mio lavoro, quello che ho sempre fatto: lo studio e l’insegnamento, in tutte le forme che potranno prendere. Alle quali sento l’urgenza di tornare. Ringrazio tutti per la gentile attenzione e ospitalità e auguro a tutti le migliori fortune.
Simona Marchini (Getty Images)