2021-10-11
Come sono falsi questi discepoli di Greta
Riempiono le piazze di proclami ma poi si comportano all'opposto di quanto dicono. Con lo stesso «bla bla» rimproverato ai grandiLo storico della politica Alessandro Campi: «Sfruttano tutti i vantaggi del sistema che sostengono di voler distruggere. Sono loro i veri populisti»Il sociologo Nicola Piepoli: «È una minoranza chiassosa che si spegnerà presto come altri movimenti di contestazione nel corso della storia»Lo speciale contiene tre articoliImbrattano di vernice la sede di Microsoft ma poi fanno la fila di notte per assicurarsi l'ultimo modello di smartphone. Chiedono soluzioni drastiche contro le emissioni di CO2 ma non sanno rinunciare allo scooter. Accusano i genitori di rapinare il loro futuro ma al tempo stesso li criticano per essere poco tecnologici. Reclamano l'energia sostenibile ma hanno imposto i condizionatori d'aria in tutti gli ambienti. Dicono basta alle miniere e allo sfruttamento del sottosuolo ma non sanno dove andare a prendere i minerali che alimentano le batterie di computer e cellulari. Sul banco degli imputati mettono i governi perché si limitano al «bla bla bla» ma poi, in piena crisi economica, mantengono intatti i consumi e in fatto di marketing arrivano a determinare le scelte di acquisto dei genitori. La causa della salvaguardia del pianeta contro il rischio della sua distruzione, data come imminente a causa dei cambiamenti climatici, è certamente nobile ma le modalità attraverso le quali i giovani seguaci della svedese Greta Thunberg stanno conducendo la loro battaglia hanno una buona dose di populismo. Stridono infatti i proclami di battaglia per un pianeta pulito con uno stile di vita poco sostenibile, forse a maggiore impatto ambientale di quello della generazione precedente. Il confronto di queste pagine tra gli slogan lanciati nelle piazze e i comportamenti reali dei «gretini» è impietoso.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/come-sono-falsi-questi-gretini-2655264864.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="godono-di-privilegi-senza-precedenti-e-non-lo-capiscono" data-post-id="2655264864" data-published-at="1633852936" data-use-pagination="False"> «Godono di privilegi senza precedenti e non lo capiscono» «Accusano la politica di “bla bla bla", di non prendere decisioni drastiche a favore dell'ambiente, ma loro sono i primi a usufruire dei vantaggi e dei privilegi dati dal sistema che dicono di voler abbattere. Quella del movimento di Greta è la protesta della generazione più benestante della storia dell'umanità. Hanno tutto e nemmeno se ne rendono conto». Alessandro Campi, politologo e professore di scienza politica all'università di Perugia, è una voce fuori dal coro dal conformismo ideologico. «Le modalità della protesta del movimento ambientalista che fa riferimento alla giovane Greta Thunberg sono di stampo populista. Se un politico usasse le stesse argomentazioni sarebbe accusato di essere un reazionario nemico della democrazia. Ci sono contraddizioni nel modo con cui protestano e la richiesta di avere tutto e subito ricorda l'intransigenza senza costrutto dei contestatori del '68. Ma la politica è gradualità, le riforme vere richiedono tempo e c'è sempre un prezzo da pagare». Ma il problema ambientale esiste. «Certo, ma non l'ha inventato il movimento di Greta. Peraltro, essendo un tema molto serio, non si capisce come mai la destra non prenda posizione. Al suo interno ci sono correnti di pensiero che hanno riflettuto su un ambientalismo con una forte impronta umanistica, diverso dall'antiumanesimo paganeggiante di Greta e dei suoi seguaci». Quale contraddizioni vede nei giovani follower del movimento Fridays for future? «Innanzitutto i loro slogan sembrano oscillare tra un mondo perfetto che non ci sarà mai e un'Arcadia che non è mai esistita. Inoltre, questi giovani, per reclamare un mondo in cui uomo e natura possano vivere in simbiosi perfetta, finiscono per mettere sotto accusa il sistema che offre loro ogni comfort e nel quale in realtà vivono benissimo. Ciò non toglie che queste mobilitazioni possano essere interessanti per risvegliare l'impegno sociale. Va bene dunque l'impegno politico, ma ci vorrebbe maggiore consapevolezza del benessere di cui godono diversamente da tutte le generazioni precedenti. I contestatori vengono dalla parte più ricca del mondo. Hanno opportunità di vita e livelli di servizi che nessuno nella storia ha mai avuto». Se le loro rivendicazioni sono così fumose e generiche, come mai sono diventati gli interlocutori dei grandi del mondo? «Penso che nei capi di Stato e di governo agisca un senso di colpa. I sistemi sociali odierni sono molto chiusi. Le vecchie generazioni hanno creato barriere all'ingresso nel mondo del lavoro. Abbiamo democrazie che sono spesso gerontocrazie. I giovani sono oggettivamente penalizzati. Aggiungiamo che quando si creano mode o ondate emotive è difficile contrastarle, specie nell'era della comunicazione globale. Nessuno se la sente di mettersi di traverso su un tema che è serio anche se trattato in modo superficiale e propagandistico. Nessuno se la sente di avanzare critiche, meglio assecondare a uso delle telecamere. Così facendo la politica pensa forse, in modo omeopatico, di neutralizzare certe posizioni troppo radicali fingendo di condividerle. Per le multinazionali il greenwashing è già diventata una tecnica per aumentare il business. Hanno convertito la comunicazione e il marketing sui temi ambientali, con in più una bella spruzzata di multiculturalismo, perché hanno capito che, dandosi una patina di eticità in salsa globalista, possono accrescere meglio i loro affari cavalcando lo spirito del tempo. È l'astuzia mimetica del capitalismo di cui i giovani che lo contestano nemmeno si accorgono». Il movimento di Greta può indurre i giovani a cambiare stile di vita? «In alcuni di loro si notano cambiamenti e una sensibilità diversa. Vale anche per gli adulti. Avevamo molte cattive abitudini. Ma attenzione, perché prendere troppo alla lettera gli argomenti del movimento non significa solo consumare meno plastica o riciclare la carta: significa cambiare radicalmente l'attuale sistema di vita, rinunciando ai beni e ai privilegi cui siamo abituati. Chi si sente di farlo? Chi vuole per davvero la decrescita - chissà se davvero felice - dei grillini? Un mondo senza inquinamento è quello in cui si produce e soprattutto si consuma meno, molto meno, rispetto a oggi. Si è disposti, pur di salvare il pianeta. a rinunciare all'ultimo modello di smartphone o alle sneaker di plastica alla moda?». Chiedono di accelerare la transizione energetica. «La transizione energetica e digitale non crea un mondo virtuale e smaterializzato. Non spariscono le auto, i treni e gli aerei, o gli altri beni materiali. Passeremo certamente a fonti energetiche alternative e a minor impatto ambientale, ma le batterie per le auto elettriche sono comunque molto inquinanti, vanno smaltite e richiedono, come tutti gli apparecchi elettronici, materiali estratti con sistemi dannosi all'ambiente e spesso sfruttando manodopera o impiegando minori». Accusano la politica di «bla bla bla». «Il “bla bla bla" in realtà è anche il loro. In piazza ripetono slogan accattivanti ma poi non si chiedono quali saranno i costi sociali (in termini di occupazione e di distribuzione della ricchezza) dei cambiamenti, peraltro inevitabilmente lunghi, dell'attuale sistema produttivo. La digitalizzazione e l'automazione creano nuove professioni, ma crea anche disoccupazione di massa nei settori tradizionali e conflitti. Di questo non si occupa nessuno?». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/come-sono-falsi-questi-gretini-2655264864.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="un-fenomeno-marginale-i-ragazzi-applaudono-ma-la-vita-non-cambia" data-post-id="2655264864" data-published-at="1633852936" data-use-pagination="False"> «Un fenomeno marginale. I ragazzi applaudono ma la vita non cambia» «Il fenomeno Greta è episodico, marginale, come tutte le contestazioni che hanno sempre punteggiato la storia. L'umanità continuerà nella sua strada. I giovani che manifestano in piazza per l'ambiente, e accusano i genitori di lasciare loro in eredità un pianeta malato, sono gli stessi che non rinuncerebbero mai al condizionatore durante l'estate o all'ultimo modello di cellulare. Niente di nuovo sotto il sole». Nicola Piepoli, sondaggista e saggista, ridimensiona le ecocontestazioni giovanili. Greta viene ricevuta dai leader del mondo e ha un forte seguito. Le manifestazioni ambientaliste mobilitano ovunque migliaia di giovani. «È un cluster socio-psicologico destinato a passare e che riguarda una minoranza di giovani chiassosa, che catalizza l'attenzione mentre la maggioranza resta silenziosa continuando a spendere come prima nei centri commerciali. Il fenomeno Greta rientra nella normalità sociologica». Intende che la maggioranza dei giovani non ha cambiato il sistema di vita consumistico? «Proprio così. Magari vanno pure a manifestare saltando la scuola, ma ci vanno in motorino e si aggregano con il passaparola su Whatsapp. Quanto alle accuse alla generazione precedente, fa parte della normalità della storia. Ci sono sempre stati i contestatori del sistema e in alcuni momenti la ribellione sembra molto allargata, pensiamo al Sessantotto. Le due estremità, adesione al sistema e contestazione, sono uguali in tutte le epoche. Nella Francia del Cinquecento c'erano contestatori della monarchia e si radunavano intorno a Notre Dame. Nell'antica Roma c'erano i contestatori di Giulio Cesare che lo hanno ucciso ma l'impero ha prevalso con Augusto». Sono sopravvalutati? «Sì, perché si fanno notare. Chi si fa notare fa numero, diversamente da chi fa parte del gregge che è la normalità delle persone». Avrà un seguito nei comportamenti dei giovani? «Il fenomeno è destinato ad avere un seguito in questo momento e nel futuro cambierà nome e linguaggio. La mia è una posizione di tipo conservativo». Non ci saranno cambiamenti nei consumi? «No, assolutamente. I cambiamenti possono derivare dal Covid. La pandemia è una storia emotiva di massa. Il Covid ha fatto ammalare la mente della gente, ha influenzato i comportamenti, le scelte di consumo. Con questo, non voglio bocciare Greta e i movimenti ambientalistici. Celebriamola pure, è probabile che porti qualcosa di buono. Qualche azienda potrebbe diventare più sensibile verso prodotti a basso impatto ambientale. Ma sarà difficile far cambiare l'opinione delle persone. Il cammino percorso dall'umanità è rettilineo. Ci sono onde di opposizione ma l'onda passa e l'umanità resta». Nessuno si sognerebbe di cambiare stile di vita perché lo dice Greta? «Chi usa un motorino inquinante non lo mollerà per Greta. Io sono disposto ad applaudirla ma non a seguirla. I giovani che imbrattano le vetrine di Microsoft fanno poi la fila davanti al negozio per acquistare l'ultimo cellulare».