2018-10-07
Boeri usa le pensioni contro il governo: vuole tagliarle tutte a eccezione della sua
Il capo dell'Inps Tito Boeri valuta il ricalcolo degli assegni cambiando l'età del ritiro. Una fregatura, specie al Nord, ma lui si salva.A scegliere Tito Boeri per la guida dell'Inps, la più grande agenzia pubblica di welfare d'Europa, con i suoi 40 milioni di cittadini-clienti, era stato Matteo Renzi. Boeri, docente della Bocconi, come quel professor Mario Monti che aveva presieduto il governo della riforma Fornero, aveva e ha tutte le carte in regola per piacere all'establishment finanziario europeo e internazionale. Ma già all'epoca il professore aveva fatto capire di non essere un tipo da loden, e aveva iniziato a sparare a palle incatenate sul governo. Con questo curriculum da bastian contrario sembra aver trovato una sponda nell'ala sinistra del Movimento 5 stelle e in particolare nel presidente della Camera Roberto Fico. E, così spalleggiato, starebbe seminando bombette sulla strada del governo gialloblù. Per esempio dentro al disegno di legge sulle cosiddette pensioni d'oro. Peccato che nella stessa norma una manina abbia messo in salvo il cumulo delle pensioni. Una modifica di cui potrebbe godere lo stesso Boeri, che ha un'esperienza quasi decennale all'Ocse, di cui, secondo Wikipedia, è stato senior economist dal 1987 al 1996. Grazie all'Organizzazione mondiale per la cooperazione e lo sviluppo economico, oltre a essersi garantito una robusta retribuzione a bassa tassazione e solidi legami internazionali, tra qualche anno potrà sommare la rendita straniera alla dignitosa pensione universitaria, senza rischi di ricalcolo. Ma partiamo dalle bombette. Le audizioni alle Camere di diversi dirigenti Inps, e i documenti interni dello stesso ente, paiono escludere la fattibilità del ricalcolo con il sistema contributivo delle pensioni liquidate con il metodo retributivo per mancanza delle informazioni basilari per il riconteggio. Al ministero dell'Economia e della Finanza sono già stati segnalati i concreti rischi di costituzionalità della proposta di Boeri, ma il vero problema è che per circa il 40% degli assegni non ci sono i dati per procedere al ricalcolo dei trattamenti.Il presidente è stato informato di questi rischi con una relazione dettagliata e con la quantificazione delle situazioni per cui non è possibile rifare i conti. «Cosa è successo? Gli è venuta paura, dopo che ha voluto proporre per forza la sua norma», è il commento di un dirigente Inps che sta collaborando alla riforma. E così ha cambiato strada in fretta e furia, proponendo per tutti (e non solo per il 40% senza dati certi) un calcolo alternativo. Il solito algoritmo, buono per tutte le stagioni. Nella nuova versione, il progetto di taglio delle pensioni alte, anziché prendere in esame i contributi versati, propone una riduzione (retroattiva) dell'assegno parametrata agli anni di pensionamento anticipato. Ma chi calcolerà quale fosse l'età giusta per ritirarsi dal mondo del lavoro negli anni Settanta e Ottanta? L'«algoritmo Boeri», che di fatto decreta «l'illegittimità» delle pensioni di anzianità, assai diffuse nel Centronord. La salvaguardia degli importi più bassi, non cambia il fatto che si affermi il principio che chi è andato in pensione prima abbia una rendita fuorilegge. Una tesi che ha non pochi nemici. C'è persino chi contesta che il calcolo retributivo fosse più vantaggioso di quello contributivo; di certo gli anni Settanta avevano un'economia molto diversa da quella di oggi, e i lavoratori pagavano contributi previdenziali differenziati che andavano dal 5% al 38% delle retribuzioni, contro il 33% generalizzato di oggi. Dunque, volendo utilizzare criteri attuali, per essere equi bisognerebbe sommare le retribuzioni di tutta la vita dei pensionati a partire dagli anni Trenta, moltiplicarle per una aliquota contributiva unica del 33% e rivalutare il tesoretto. Ma a chi pagava di più del 33% che aliquota bisognerebbe applicare? E a chi pagava di meno, anche il 5%, perché il settore economico era sostenuto da aiuti di Stato - come quello agricolo - che rivalutazione dovremmo fare?Boeri ha risolto il problema. Ha ricostruito statisticamente un'età di pensionamento fittizia, portando la speranza di vita attuale indietro di 45 anni, con il risultato che nel 1973 una donna, secondo i suoi calcoli, avrebbe dovuto lasciare il posto di lavoro a 63 anni e 4 mesi. Peccato che allora la pensione di vecchiaia (non di anzianità) delle signore fosse fissata a 55 anni.Nel caso dei militari e delle forze di polizia che avevano, hanno e avranno una età di pensionamento più bassa della maggioranza dei lavoratori, in considerazione della pericolosità del mestiere, l'effetto è il medesimo: una penalizzazione retroattiva per aver rispettato le norme ed essere stati collocati a riposo obbligatoriamente a 60 anni. Per qualcuno quella di Boeri è una trappola ben congegnata, visto che ufficiali e dirigenti delle forze dell'ordine sono considerati una categoria di riferimento per il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini.In definitiva, il presidente dell'Inps punta a tagliare le rendite previdenziali più alte non ricalcolando i contributi, ma, a posteriori, l'età di pensionamento. In tal modo, l'approvazione del disegno di legge rischia di creare una frattura tra i grillini e la Lega, e di chiudere bruscamente la luna di miele dei partiti di governo con i loro elettorati. Un possibile danno collaterale facilmente pronosticato da chi conosce bene Boeri. All'interno dell'Inps, e non solo, è da tempo nota la volontà del presidente di lanciarsi in politica tentando di unificare la componente grillina a trazione Fico-Di Battista, la sinistra Pd e Leu.«In quest'ottica non c'è niente di meglio che contrabbandare come ricalcolo contributivo una mera penalizzazione delle pensioni di anzianità da sempre appannaggio di un elettorato vicino al mondo leghista», analizza un importante ex manager Inps. Ma veniamo alla pensione di Boeri. Il disegno di legge depositato sulle pensioni d'oro elenca all'articolo 1 le tipologie di pensioni prese in esame.Nella bozza iniziale venivano - correttamente - considerate tutte le rendite previdenziali percepite da un soggetto, nell'ultima versione solo la principale. Pertanto se uno incassa due assegni da 3.000 euro non sarà soggetto al ricalcolo, se ne ha uno da 5.000 sì. «Le modifiche al disegno da chi sono state apportate? Dal gruppo Visit Inps, ovvero dagli studenti privati della Bocconi finanziati da Banca Intesa e Assicurazioni Generali?», si interrogano un po' maliziosamente le nostre fonti.A chiunque appartenga la manina che ha apportato la modifica, nella nuova versione dell'articolo 1 vengono escluse dai tagli le pensioni in cumulo e quindi anche quelle che Boeri riceverà per il suo lavoro all'Ocse e per l'insegnamento universitario in Italia. Siamo certi che si tratti di un caso.