2023-10-02
Dalla Nadef sbuca la minaccia Ue sul catasto
Valdis Dombrovskis (Ansa)
Nel documento, il governo riporta le raccomandazioni del Consiglio. Oltre alle solite pressioni sul green, anche la richiesta di allineare i valori attuali delle case a quelli di mercato. Tradotto: o Mes o patrimoniale.Si è scoperto qual è il passatempo di Ursula von der Leyen e della Commissione europea: giocano a Monopoli. Siccome l’Italia è il Paese più bello del mondo il plateau sono le nostre case. Da ipertassare con la riforma del catasto, secondo le valutazioni di mercato. Sembra un disco rotto perché questa raccomandazione spunta a ogni legge di bilancio. Ma ce l’hanno fatta ancora una volta. Fa il paio con quelle di Christine Lagarde: vi strozzo con gli interessi su debito e mutui, ma guai ad abbassare le tasse o ad alzare gli stipendi perché altrimenti riparte l’inflazione. Se ne fosse accorta prima magari le cose andavano diversamente. A Bruxelles sono convinti che da noi esista solo parco della Vittoria. Invece c’è anche Vicolo Stretto ed è, purtroppo e in larga misura grazie all’Ue, sempre più stretto, ma quello a loro non piace perché vogliono espropriarci solo di quello che rende. A pagina 110 della Nadef appena licenziata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti c’è uno specchietto: «Raccomandazioni del Consiglio dell’Ue per l’Italia». Non mancano i diktat green, ma alla voce «Politica fiscale» sta scritto: «Allineare i valori catastali ai valori di mercato correnti». Il ministro non ha potuto non recepire la «raccomandazione» che viene dagli altri Paesi e che è «bollinata» dal commissario all’economia più Pd che italiano Paolo Gentiloni e dal suo capo, il vicepresidente Valdis Dombrovskis (viene dalla Lettonia: Pil di 34,6 miliardi!), il censore dei conti europei. Nella narrativa della Nota di aggiustamento questa raccomandazione sembrerebbe essere indirettamente neutralizzata là dove si dice (pagina 113): «La legge delega attribuisce un ruolo particolare al riordino delle tax expenditures… ii) tutela del bene costituito dalla casa, della salute, dell’istruzione e della previdenza complementare». Ma resta evidente la distanza «ideologica» d’impostazione delle politiche economiche e fiscali tra Roma e Bruxelles. Il governo mette l’accento sui redditi, sulla diminuzione delle tasse e il riordino fiscale, su un’accelerazione della ripresa, mentre all’Europa importa solo il green (auto elettriche, case col cappotto, l’aumento dell’Iva e di tutto quello che si può per contrastare il fossile, togliere tutti i sostegni e, se proprio si deve, aiutare solo i più deboli, ma con misure sostenibili, solo investimenti verdi e con le tasse stangare la proprietà con le patrimoniali). Quando a novembre il tavolo sulla manovra entrerà nel vivo, aumenteranno le pressioni Ue: o patrimoniale sulla casa, o Mes. Peccato che a Bruxelles sbaglino i conti. Intanto va detto che una semi patrimoniale in Italia c’è da tempo immemore e che nel 2022 la rendita catastale complessiva ammontava a 38 miliardi con un aumento di 237 milioni (+0,5%) sul 2021. Ben 23,3 miliardi e cioè il 61% di quella rendita è in testa a persone fisiche. Nel 2022 lo Stato ha incassato dalle case 41,92 miliardi (circa 1 miliardo in più dell’anno prima): 20,4 miliardi dall’Imu, 6 miliardi di Iva, 4,3 miliardi di imposta di registro, 2 miliardi sulle ipoteche, 1 miliardo sulle successioni a cui si aggiungono 4,5 di Irpef, 3,1 miliardi di cedolare secca e circa 600 milioni di Ires. Al conto andrebbero assommati quanto meno gli 11 miliardi di Tari che gli italiani pagano per avere spesso servizi di raccolta rifiuti da Terzo mondo a cominciare da Roma. Insomma la casa in Italia per lo Stato non è un brutto affare. Ma a Bruxelles non basta e la proposta è pericolosa perché si fa riferimento all’adeguamento dei valori catastali a quelli di mercato. Prendendo alla lettera questa raccomandazione, si andrebbe incontro a una patrimoniale che si aggiorna di anno in anno e diventa una sorta di tassa di possesso come il bollo. Solo che l’Europa non si è resa conto che l’ansia green potrebbe giocarle contro. È vero che si pensa che ci siano i colossi immobiliari - in particolare la tedesca Vonovia, a cui a Berlino vogliono espropriare 60.000 appartamenti, e i franco-olandesi come Urw - in attesa che in Italia non si riesca ad adeguare le case ai diktat verdi per comprarle a due soldi, ma è anche vero come ha certificato l’Eurostat che l’Italia, insieme con Grecia e Cipro, è il solo Paese dove dal 2010 al 2023 i prezzi delle case sono scesi. La prima botta gliela dette proprio Mario Monti con l’Imu, a dimostrazione che più le imposte vanno su, più il valore va giù. Complessivamente gli andamenti del mercato immobiliare espongono aumenti dell’80% in Germania, del 10 in Spagna, del 30% in Francia e una riduzione del 9% in Italia dove tre famiglie su quattro hanno l’appartamento di proprietà che costituisce spesso il solo cespite patrimoniale. A parere di economisti come Andrea Giuricin il parco immobiliare italiano ha perso in dieci anni 815 miliardi di valore e sono raddoppiati gli immobili abbandonati: i ruderi sono passati da 278.121 a 594.094. La causa? Lo dice l’Ocse: una tassazione troppo elevata che oltrepassa il 2,5%. Come se non bastasse, c’è l’effetto «cappotto termico» obbligatorio che peserebbe per circa 60.000 euro ad appartamento da moltiplicare per 21 milioni di case che non rientrano nelle classi energetiche imposte dall’Ue. Spannometricamete sono 1.260 miliardi. Su questi l’Ue vuole applicare il nuovo catasto per immaginare più imposte a cadenza annuale, visto che anche a prezzi discendenti c’è molto da spremere. A occhio assomiglia a un esproprio per agevolare i colossi dell’immobiliare. Una consolazione? Il nuovo catasto è un disco rotto. Solo Gentiloni ce lo ha ripetuto già quattro volte.
Roberto Gualtieri, sindaco di Roma (Imagoeconomica)
Il corteo contro lo sgombero del Leoncavallo a Milano (Ansa)