«Rose rosse... Vere rose! / Tutto il mondo fiorito di rose! / Tutto il mondo odoroso di rose! / Anche dove men te l’aspetti / nei giardini fatti serpai, / fra le ortiche e i cardi a mazzetti, / ecco, s’accendono rosai» scriveva il poeta ottonovecentesco Pietro Mastri nel componimento poetico dal titolo Le rose di maggio. Il mese di maggio è detto il mese delle rose, ma in realtà esse cominciano a fiorire a maggio e proseguono per tutta l’estate, rallegrando, come dice il poeta, i nostri occhi e le nostre narici. Poco è più bello di una rosa e poco è più odoroso di una rosa. E siccome non c’è due senza tre, non solo la rosa allieta il nostro umore facendosi osservare e annusare, ma entra anche nel nostro organismo, per portarci benessere e salubrità, attraverso... fauci e stomaco.
E già. Quando diciamo «la rosa» operiamo una colpevole ma inconsapevole diminutio: Rosa è un genere della famiglia delle Rosacee che vanta oltre, pensate, 250 specie di rose, rose che sono diffuse in tutto il mondo. E questa complessa struttura botanica si complica ancor di più perché ci sono anche i tipi di rose: le rose botaniche, cioè rose che crescono spontanee come Rosa canina, Rosa gallica, Rosa sericea, Rosa spinosissima, Rosa laevigata. Le Rose antiche, classificate in base a parametri storici, botanici e genetici, come la Rosa Centifolia, Rosa Chinensis, la Rosa rubiginosa, la Rosa Rugosa, la Rosa Tea, la Rosa Damascena, la Rosa Muschiata. Poi ci sono le cosiddette rose moderne. La prima nasce nel 1867 ed è il primo ibrido di Tea, «La France», ecco perché il 1867 è considerato l’anno in cui la rosa antica viene affiancata dalla rosa moderna.
Si tratta di rose che rifioriscono, che coprono tutti i colori tranne il blu. Come spiega Wikipedia: poiché le rose blu non esistono in natura (in quanto mancano del gene specifico che ha la capacità di produrre un «vero colore blu») i fiori di questo colore sono tradizionalmente creati dalla tintura delle rose bianche. In un libro intitolato Kitab al-filahah scritto da Ibn al-’Awwam al-Ishbili nel XII secolo in arabo, e tradotto in francese da J.J. Clément come Le livre de l’agriculture, ci sono riferimenti ad alcune rose azzurre note in oriente. Queste rose blu sono state realizzate posizionando una tintura blu nella corteccia delle radici. Gli scienziati non sono ancora in grado di produrre una rosa di colore veramente blu; tuttavia, dopo tredici anni di ricerche collaborative condotte da una società di biotecnologie australiana, Florigene, e da una società giapponese, Suntory, una rosa contenente il pigmento blu delfinidina è stata creata nel 2004 dall’ingegneria genetica di una rosa bianca. La compagnia e la stampa l’hanno descritta come una rosa blu, ma il colore è simile al lavanda. L’ingegneria genetica ha comportato tre alterazioni, l’aggiunta di due geni e l’interferenza di un altro. In primo luogo, i ricercatori hanno inserito un gene per il pigmento vegetale blu delfinidina, clonandolo da un’altra pianta, successivamente hanno quindi utilizzato la tecnologia di interferenza dell’Rna (Rnai) per reprimere qualsiasi altra produzione di colore da parte dei geni endogeni, bloccando una proteina cruciale nel processo, la diidroflavonolo 4-reduttasi (Dfr), e aggiungendo una variante della proteina non bloccata dall’Rnai in grado di mostrare il colore della delfinidina. Tuttavia, l’Rnai non elimina completamente l’attività del Dfr, quindi il fiore risultante ha ancora un po’ del suo colore naturale, e così il risultato finale è un blu sfumato di rosso simile a malva o lavanda.
In tutta sincerità, sebbene le rose blu, proprio perché inesistenti naturalmente, siano considerate leggendarie, noi apprezziamo le rose di ogni altro colore e non siamo fan di modifiche genetiche atte a ottenere colori che oltretutto sono anche cupi e non solari come quelli delle rose dalla colorazione vera. Le rose possono essere, ancora, tante: a cespuglio, ad alberello, arbustive, nostalgiche (sono cespuglietti con tante rose tanto cariche di petali), in miniatura, rampicanti, inglesi, tappezzanti, sarmentose (rose rampicanti che si sviluppano in altezza grazie a sarmenti lunghi). Insomma, la rosa è un universo. Da vari punti di vista.
La rosa, infatti, ha più usi e di conseguenza più destinazioni di coltivazione. Innanzitutto, sono coltivate come piante ornamentali in maniera hobbistica e poi anche industriale: industrialmente si coltivano le varietà a fusti eretti e fiori grandi, per la produzione del fiore reciso, che occupa in Italia circa 800 ettari, localizzati per oltre la metà in Liguria, il resto in Toscana, Campania e Puglia. Poi, c’è l’uso medicinale. Dai petali, infatti, si estrae innanzitutto l’essenza di rosa che viene usata in profumeria, nell’industria essenziera ossia quella degli oli essenziali, nella cosmetica (pensiamo all’acqua di rose che è un grande classico delle lozioni astringenti e nutrienti, usata dalle donne dopo essersi struccate), in pasticceria e in liquoristica dove si sfrutta il sapore e soprattutto l’odore catturato dai petali.
Come pianta medicinale vera e propria, intera, della nostra rosa si usano innanzitutto i petali per le proprietà astringenti. La famosa acqua di rose può esser fatta anche direttamente dai petali e non dall’olio essenziale. Si usano, poi, le foglie, che hanno effetto astringente anche in senso più ampio ossia antidiarroico. Si usano poi i semi, che hanno effetto antielmintico, cioè di uccisione ed espulsione dei vermi intestinali, e si usano addirittura le galle delle rose: l’insetto cinipide dell’ordine degli Imenotteri, una sorta di piccola vespa, punge la rosa e provoca la formazione di questa galle anche dette cicidii sulle foglie e sui germogli. In principio sono verdastre e poi diventano colorate, in passato si seccavano e si usavano per conciliare il sonno, messe sotto il cuscino, anche oggi si sfruttano per i tannini, che presentano proprietà diuretiche e sudorifere.
Si usano poi i frutti. Si chiamano cinorrodi e sono falsi frutti, bacche che sono una sorta di ingrossamento del ricettacolo, una specie di pallina che contiene gli acheni che sono i veri e propri frutti che a loro volta contengono ognuno un seme. Del genere Rosa si usano i cinorrodi della Rosa canina e della Rosa rugosa, sono innanzitutto ricchi di vitamina C e poi hanno effetti diuretici, sedativi, astringenti e vermifughi. I cinorrodi della Rosa canina, in particolare, sono molto gettonati. Con essi si preparano infusi che, oltre ad essere profumati e corroboranti, sono considerati utili contro i malanni da raffreddamento. Si prepara la confettura e ci si preparano anche bibite, come quella slovena, analcolica, di nome cockta, e dolci come lo svedese nyponsoppa che tradotto significa zuppa di rosa canina.
La rosa è la regina dei giardini e dei mazzi di fiori ma anche dei fornelli. In cucina, insospettabilmente per i più, la rosa trova ampio uso, non solo quella canina e non solo i suoi cinorrodi: con le foglioline appena formate e tenere delle rose si può preparare il tè, coi petali idem e sempre con questi ultimi si prepara lo sciroppo di rose. Oppure, si usano direttamente così nei piatti, anche presi dalle proprie roselline domestiche, facendo sempre attenzione che si tratti di rose non trattate chimicamente. L’aromatizzazione è delicata, non immaginate che un piatto sappia di rosa come un piatto all’aglio possa sapere di aglio: ci sono anche le tavolette di cioccolato alla rosa, le marmellate ai petali di rose e si tratta sempre di una aromatizzazione e di un conferimento di gusto teneri, delicati, ma forse per questo motivo, perché richiedono di essere ascoltati, per essere sentiti, interessanti. Diverso è il caso, invece, dell’aromaterapia. L’olio essenziale di rosa è un concentrato dell’odore tipico della rosa e possiede proprietà calmanti, antidepressive, antidolorifiche, toniche di cuore, stomaco e fegato. In piccolo, possiamo ottenere gli stessi effetti annusando le nostre rose. Ma l’olio essenziale vero e proprio, quello che si compra, ci raccomandiamo, acquistate sempre oli essenziali di alta qualità e assoluta purezza, è il risultato di una distillazione di petali, soprattutto di Rosa damascena e Rosa centifolia, in corrente di vapore: il suo caratteristico profumo deriva da elementi quali beta-damascenone, β-damascone, β-ionone e ossido di rosa. Più β-damascenone c’è, più l’essenza è di qualità e, pensate, altra magia e meraviglia delle bellissime rose, sebbene questi composti costituiscano più o meno un 1% dell’essenza, ebbene essi sono responsabili di oltre il 90% dell’odore perché hanno una bassa soglia di percezione. La rosa vuole odorare, vuole diffondere intorno a sé bellezza olfattiva oltre che estetica.
Quindi non deludiamola e quando ci capita davanti diamole soddisfazione e beiamoci nel suo profumo unico e magnifico.


















































