2023-10-31
Stop ai siti pericolosi: sui telefoni dei minori scatterà il blocco per porno e violenza
Il servizio gratuito sarà automatico per le schede intestate agli under 18 e inizierà a funzionare dal prossimo 21 novembre.Ricorda quel sistema che, sul televisore, blocca i canali non adatti ai più piccoli, murandoli dietro un codice segreto: si chiama «parental control» ed è una prassi consolidata della tecnologia, che serve a sbarrare l’accesso ai contenuti riservati agli adulti. In Italia sta per essere applicato con più incisività al mondo della telefonia, tramite una strategia fondamentale: funzionerà in modo automatico, senza codici da ricordare e senza perdersi a smanettare tra le impostazioni dello smartphone del proprio figlio.Dal prossimo 21 novembre, infatti, tutte le sim intestate ai minorenni o con offerte a loro dedicate, non potranno più accedere ai siti «che mostrano nudità totale o parziale in un contesto sessuale pornografico»; a quelli «che forniscono informazioni o promuovono il gioco d’azzardo» o «supportano la vendita di armi e articoli correlati». Finanche alle pagine «che promuovono o che offrono metodi, mezzi di istruzione o altre risorse per influire su eventi reali attraverso l’uso di incantesimi, maledizioni, poteri magici». Una macrocategoria, quest’ultima, che ingloba tutto in una parola sola, pure abbastanza evocativa: «sette». Già, come quelle sataniche. L’elenco, a cura dell’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, è ancora più lungo e assortito, comprende pagine web che inneggiano alla violenza, all’odio o alla discriminazione oppure che possono danneggiare la salute di chi le consulta. Si allarga, finanche, ai cosiddetti «anonymizer»: i sistemi per imboscarsi, nascondere le proprie tracce su internet, al fine di commettere azioni illecite. Il tutto, si legge in una nota dell’autorità stessa, per fornire «una risposta alla crescente preoccupazione legata alle pratiche digitali di giovani e giovanissimi».La promessa principale di queste linee guida, forse la più interessante, è che gli utenti non dovranno fare nulla, né spendere un centesimo: se la carta ricaricabile o l’abbonamento sono intestati a un ragazzo o a una ragazza con meno di 18 anni, i contenuti inappropriati non saranno accessibili.«Si tratta di una novità importante: non solo si garantisce maggiore protezione ai ragazzi, ma si prende atto del fatto che non sempre i genitori siano consapevoli dell’esistenza di questi sistemi e dunque potrebbero perdere l’opportunità di utilizzarli. È una norma che ha, anche, un carattere didattico», osserva Ernesto Belisario, avvocato, esperto di diritto delle tecnologie.Il principio emerge in una delibera dello scorso gennaio che entrerà in vigore tra poche settimane, arrivando a tradurre in pratica quanto già voluto da un decreto legislativo non proprio recentissimo, risalente al 2020 e dedicato ai «sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio».L’intento, non esplicitato, pare essere quello di mettere una pezza a due storture in atto. Per cominciare, varie applicazioni scaricabili nei negozi digitali o servizi offerti da alcuni operatori telefonici offrono i medesimi filtri, però richiedono un canone periodico: fanno pagare tale difesa giudicata fondamentale per tutelare i più piccoli.Il secondo limite è che le sim usate dagli under 18 sono a volte intestate alla madre, al padre, al fratello maggiore e potrebbero schivare la norma, almeno nella sua logica dei filtri automatici: sul punto si parla di «servizio disponibile a richiesta da parte del consumatore». Saranno i genitori a doversi adoperare per attivarlo ma, di nuovo, potranno usufruirne a costo zero: «In questo caso», commenta Belisario, «l’operatore non può sapere che un minore sta usando una determinata scheda. Quindi, deve ricevere un input esplicito dal titolare del contratto per accendere il parental control».Non resterà che aspettare per capire come muoversi: gli operatori dovranno pubblicare guide chiare ed esaustive per far usufruire del servizio, offrendo assistenza gratuita per attivarlo, disattivarlo o configurarlo. La procedura dovrà essere realizzabile «in modo semplice o intuitivo mediante interfaccia web o app». Nessun meccanismo labirintico, che fa passare la voglia di provarci.Il tutto, senza dimenticare due elementi: il parental control è uno strumento in grado di agire, lo ricorda l’Agcom stessa, ricorrendo a «partner tecnologici che si occupano dell’individuazione dei siti e dei domini di contenuti inappropriati». Nell’ansia di proteggere i minori, si potrebbe inciampare in atti di censura, specie per quelle categorie più scivolose, meno univocamente identificabili. C’è da augurarsi che, per eccesso di solerzia, non si arrivi a oscurare moltitudini di pagine innocue.In parallelo, la rete può essere un pozzo senza fondo d’oscenità, in cui video, foto, messaggi pericolosi si duplicano, si riproducono, atterrano in arene periferiche, sfuggenti a qualunque filtro. Il parental control potrebbe convincere i genitori che i loro figli sono al sicuro perché non possono accedere a qualche celebre sito porno, quando invece sono liberi di navigare verso derive molto più rischiose. Meglio rimanere sempre vigili.
Simona Marchini (Getty Images)