2025-10-31
        Sono 477, stipendi fino a 15.000 euro
    
 
        Guido Carlino, presidente della Corte dei conti (Ansa)
    
I magistrati «dei numeri», a fine carriera, possono arrivare a prendere emolumenti da nababbi e pure arrotondare con incarichi esterni. Il loro capo fu nominato da Giuseppe Conte.Sono 477, meno dei greci alle Termopili, ma se vogliono possono tenere in scacco un governo, una Regione, qualsiasi ente pubblico. I magistrati contabili sono l’incubo di migliaia di amministratori e di politici perché mentre la responsabilità penale spesso svapora tra lungaggini e sconti vari, la richiesta di risarcimento per danno erariale è lenta ma implacabile.Quando l’allora rottamatore Matteo Renzi, nel 2014, formò un governo infischiandosene di riempire i gabinetti dei ministeri di magistrati amministrativi e contabili, incontrò ogni genere di ostacoli tecnico-giuridici. Lui aveva Maria Elena Boschi, ma loro avevano un secolo e mezzo di esperienza giuridica (magari un po’ bizantina). Per carità, l’articolo 100 della Costituzione, che disciplina Consiglio di Stato e Corte dei Conti, alle seconda assegna dei compiti mica da poco, ovvero «il controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo e anche quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato». In più, la Corte partecipa, «al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria. Riferisce direttamente alle Camere sul risultato del riscontro eseguito». Insomma, si spazia dalla manovra al bilancio della Rai.Nella magistratura contabile, che deve essere indipendente e autonoma, si entra per concorso. Un concorso storicamente selettivo e che vede partecipanti da tutte le amministrazioni dello Stato, perché gli stipendi medi sono superiori del 30% a quelli dei giudici ordinari. Secondo l’agenzia pubblica Aran, un uditore contabile prende 44.000 euro lordi, quasi il doppio di un magistrato ordinario in tirocinio. Lo stipendio di partenza si aggira sui 5.000 euro netti al mese e la forbice con le altre toghe si allarga man mano che si va avanti. Tanto che un magistrato contabile a fine carriera può arrivare a 15.000 euro netti mensili. In più, può prendere incarichi esterni.Ovviamente hanno anche il loro «sindacato», ovvero l’Associazione nazionale magistrati contabili, che parla poco ma quando parla lo fa per difendere autonomia e poteri. Come ha fatto in questi mesi per contestare la riforma Nordio. Il presidente della Corte è il siciliano Guido Carlino, che arriva dai ranghi della magistratura militare. Il suo aggiunto è Tommaso Miele, che nel suo cursus honorum ha anche la presidenza della suddetta Associazione. Il capo di gabinetto, Giovanni Comite, è un magistrato che per oltre 15 anni è stato in polizia. Il procuratore generale è il romano Pio Silvestri. Presidente e procuratore generale sono nominati dal governo: Carlino fu nominato a settembre dal 2020 dal governo Conte bis, mentre Silvestri è stato scelto dal governo Meloni a dicembre 2023.In sostanza, la magistratura contabile ha poteri sia di controllo sia giurisdizionali. Due esempi recenti possono chiarire lo spettro di azione e la sua rilevanza. Lo scorso 19 settembre, nella bozza di delibera del Comune di Milano sulla vendita dello stadio di San Siro, era spuntata una clausola che dava facoltà agli acquirenti privati di annullare tutti gli impegni in caso di «problemi» non solo penali ma anche con la Corte dei Conti. Alla fine, dopo polemiche infuocate, lo scudo è saltato, ma fa capire il livello di preoccupazione per l’intervento dei magistrati che chiedono indietro i soldi.Il 25 agosto, invece, la Corte si è espressa sul Rendiconto generale dello Stato e, nell’occasione, ha messo nero su bianco che il fisco non fa controlli a sufficienza, andando mediamente a verificare nel concreto (e non da computer) solo «un’attività su 71». Insomma, i magistrati contabili magari si notano meno degli altri, ma quando si muovono non fanno sconti. A settembre, la loro associazione ha espresso critiche sulla riforma che li riguarda, sostenendo che renderebbe meno perseguibili «i funzionari pubblici che, con condotte gravemente negligenti, arrecano danni alle risorse pubbliche». E lo scorso 29 novembre il suo presidente, Paola Briguori, ha chiesto che la riforma sia in pratica scorporata e affidata a una legge delega, con immancabile «commissione di studio».Palla in tribuna, come sul Ponte.
        (Ansa)
    
«È bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche e razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma per l’amor del cielo non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso, e io lo ringrazio, il presidente Parodi – a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura». «Mi auguro che il referendum sulla separazione delle carriere venga mantenuto in termini giudiziari, pacati e razionali e che non venga politicizzato nell’interesse della politica ma soprattutto della magistratura. Non si tratta di una legge punitiva nei confronti della magistratura, visto che già prospettata da Giuliano Vassalli quando era nella Resistenza e ha rischiato la vita per liberare Pertini e Saragat».
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