2025-10-31
        La Corte dei Conti sarà ribaltata ma chi ci lavora non vuole la riforma
    
 
Il provvedimento, ora al Senato dopo l’ok della Camera, mira a introdurre misure più garantiste per i pubblici amministratori e a fissare un tetto per gli eventuali risarcimenti. Anche in questo caso, l’Anm contabile frigna.C’è anche la riforma della Corte dei Conti tra i provvedimenti che stanno per essere approvati definitivamente dal Parlamento. L’ok della Camera risale allo scorso aprile, ora tocca al Senato esaminare il provvedimento contro il quale, manco a dirlo, si è scatenata la protesta dei magistrati contabili.La riforma, come spiegato nel dettaglio dal sito lamagistratura.it, contiene una serie di modifiche alla legge 20 del 1994 in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei Conti e di responsabilità per il danno erariale. In particolare, sul danno erariale la riforma interviene introducendo misure più garantiste per gli organi politici.Gli amministratori pubblici, anche degli enti locali, che adottino atti già vistati dagli uffici tecnici, saranno, infatti, sempre considerati in «buona fede»: «La buona fede dei titolari degli organi politici», si legge nel testo, «si presume, fino a prova contraria, fatti salvi i casi di dolo, quando gli atti adottati dai medesimi titolari nell’esercizio delle proprie competenze sono proposti, vistati o sottoscritti dai responsabili degli uffici tecnici o amministrativi in assenza di pareri formali interni o esterni di contrario avviso».L’unica eccezione restano i casi di dolo oppure quelli in cui l’organo politico decida di non tenere in conto pareri contrari, «interni o esterni». La riforma, una volta approvata, si applicherebbe anche ai processi in corso. Sempre in tema di danno erariale, la riforma prevede un tetto al risarcimento del danno stesso accertato per colpa grave. Questo limite è stabilito a un massimo del 30% di quello cagionato o comunque al massimo a due annualità di stipendio. Al funzionario pubblico colpevole di danno erariale, sempre che non abbia agito in maniera dolosa, non vengono comminate sanzioni accessorie se provvede spontaneamente al pagamento degli importi indicati nella sentenza definitiva. La riforma incide anche sui termini di prescrizione: mentre oggi la legge prevede che il diritto al risarcimento del danno erariale si prescriva in ogni caso in cinque anni, decorrenti dalla data in cui si è verificato il fatto, la riforma aggiunge «indipendentemente dal momento in cui l’amministrazione o la Corte dei Conti ne sono venuti a conoscenza». In caso di occultamento doloso del danno, «realizzato con una condotta attiva», si legge ancora nella riforma, la prescrizione di cinque anni si considera dalla data della sua scoperta.Nel testo della riforma, che porta il nome dell’attuale ministro per gli Affari europei e il Sud, Tommaso Foti, c’è anche una delega al governo «per la riorganizzazione e il riordino delle funzioni della Corte dei Conti, in vista di un ulteriore incremento della sua efficienza». Questa riorganizzazione dovrà avvenire entro 12 mesi dall’entrata in vigore della riforma, con l’obiettivo di «organizzare la Corte dei Conti a livello centrale in sezioni abilitate a svolgere unitariamente funzioni consultive, di controllo, referenti e giurisdizionali, ripartite in collegi con provvedimenti del presidente della Corte». La Corte dei Conti sarà riorganizzata: tra le varie novità, ogni sede territoriale si articolerà in una sola sezione abilitata a svolgere unitariamente funzioni consultive, di controllo, referenti e giurisdizionali, ripartita in collegi con provvedimenti del presidente; i presidi territoriali della Corte saranno dotati di personale in funzione degli effettivi carichi di lavoro di ciascuna sede e di ciascun magistrato, con priorità per le esigenze connesse allo svolgimento delle funzioni consultive e di controllo; il consiglio di presidenza della Corte applicherà i magistrati a più di una sede ai fini del riequilibrio dei carichi di lavoro; la funzione requirente presso la Corte dei Conti verrà articolata in una Procura generale e in Procure territoriali, prevedendo che queste ultime siano rette da un viceprocuratore generale con funzioni di procuratore territoriale, preposto all’ufficio sotto il coordinamento del procuratore generale, e siano dotate di personale in funzione degli effettivi carichi di lavoro di ciascuna sede.Manco a dirlo, l’Associazione nazionale dei magistrati della Corte dei Conti ha criticato la riforma. A giudizio delle toghe, essa «stravolge gli equilibri tra poteri dello Stato», con «gravi conseguenze sui controlli per il corretto utilizzo dei soldi dei cittadini». «Caos organizzativo, impoverimento e svuotamento delle funzioni della Corte», prosegue l’Associazione, «saranno le prime conseguenze di una riforma voluta a tutti i costi con gravi ricadute sui cittadini che hanno il diritto di avere un giudice indipendente, autonomo e garante del corretto utilizzo dei loro soldi».
        (Ansa)
    
«È bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche e razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma per l’amor del cielo non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso, e io lo ringrazio, il presidente Parodi – a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura». «Mi auguro che il referendum sulla separazione delle carriere venga mantenuto in termini giudiziari, pacati e razionali e che non venga politicizzato nell’interesse della politica ma soprattutto della magistratura. Non si tratta di una legge punitiva nei confronti della magistratura, visto che già prospettata da Giuliano Vassalli quando era nella Resistenza e ha rischiato la vita per liberare Pertini e Saragat».
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