
Il padre del sospettato per l’omicidio di Chiara Poggi avrebbe versato 20.000-30.000 euro all’ex procuratore aggiunto Venditti per far archiviare la posizione del figlio. Al vaglio il ruolo della Squadretta dei carabinieri.«Avrebbero dovuto indicare almeno il corruttore», aveva detto l'avvocato Domenico Aiello, difensore dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, all’indomani della perquisizione per l’accusa di corruzione in atti giudiziari contestata al suo assistito.Ieri la Procura di Brescia l’ha accontentato. Il procuratore Francesco Prete e la pm Claudia Moregola hanno disposto un accertamento tecnico irripetibile sul materiale informatico sequestrato a Venditti e a Giuseppe Sempio, papà di Andrea, sotto inchiesta per l’omicidio di Chiara Poggi. Nell’atto recapitato ieri all’ex procuratore aggiunto di Pavia e a Sempio senior si precisa che i due sono «sottoposti a indagini» per corruzione in atti giudiziari. Reato che sarebbe stato commesso in relazione alla richiesta di archiviazione della posizione di Andrea Sempio nel procedimento del 2017. Stando alle ricostruzioni dell’accusa, il magistrato avrebbe ricevuto una somma di denaro, nell’ordine di 20 o 30.000 euro. La cifra era appuntata nel famoso pizzino trovato a maggio durante una perquisizione nell’abitazione dei Sempio. La frase, scarabocchiata a penna su un quaderno, era questa: «Venditti gip archivia per 20.30 euro». E, infatti, come annotano i magistrati bresciani, «l’archiviazione è stata richiesta in data 15 marzo 2017 e accolta dal gip in data 23 marzo 2017». Da qui parte un’inchiesta che scava nel mistero di Garlasco e che evidenzia alcune anomalie: intercettazioni non trascritte, contatti non giustificati tra gli ufficiali dell’aliquota di polizia giudiziaria di Pavia e la famiglia Sempio e, soprattutto, la «verosimile conoscenza anticipata» delle domande che gli inquirenti avrebbero dovuto fare al ragazzo durante l’interrogatorio.Nei documenti si legge: «Dal riascolto delle intercettazioni ambientali svolte all’interno dell’autovettura dei Sempio emergeva che già il 9 febbraio 2017, e dunque il giorno precedente a quello fissato per l’interrogatorio, Andrea Sempio era a conoscenza di alcuni elementi rappresentati nell’esposto presentato dalla madre di Alberto Stasi». E ancora: «Suo padre Giuseppe affermava: “Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate”». E alla conferma del figlio con «sì lo so, lo so», il padre continuava dicendo: «Massimo se ti infila dentro qualche domanda che non… dici “Guardi io non mi ricordo, son passati dieci anni”». E mentre il figlio veniva ascoltato, il padre, oggi indagato per corruzione, gestiva i soldi. Dal dicembre 2016 al giugno 2017, sui conti di famiglia si muove una marea di denaro. «Le zie paterne di Andrea Sempio, ossia Ivana e Silvia Maria, hanno emesso assegni per complessivi 43.000 euro a favore del fratello Giuseppe; nel medesimo periodo Giuseppe e Andrea hanno effettuato prelievi in contanti per 35.000 euro, del tutto incongrui rispetto alle loro ordinarie movimentazioni bancarie». Contante che, secondo la Procura, viene prelevato proprio a ridosso dell’archiviazione. Il 26 settembre scorso, papà Sempio, sentito come testimone, seppur dopo avere subito una perquisizione abbastanza indicativa sul suo effettivo ruolo, aveva provato a spiegare: «Per quello che ricordo io, dovremmo avere solo la fattura del consulente Garofano (il generale Luciano, ndr). Per gli avvocati noi pagavamo in contanti quando andavamo in ufficio e alla fine avrebbero dovuto farci la fattura». Gli chiedono se quei documenti fiscali siano mai arrivati: «No, né per le ricevute, né per la fattura finale». Gli investigatori lo avevano incalzato: perché quei pagamenti in contanti? Perché nessuna tracciabilità? «Non ricordo, so solo che pagavamo in contanti», aveva detto. Senza spiegare nulla. «Abbiamo fatto così, non abbiamo pensato ad altro» era stata l’incerta difesa. Ma la conversazione più scivolosa è stata registrata la sera del 10 febbraio 2017, mentre i Sempio tornavano dallo studio degli avvocati. Giuseppe dice: «È già passata una settimana, non si sa niente? Eh… adesso bisogna che troviamo la formula di pagare quei signori lì». Per gli inquirenti non era solo un modo di dire. «Appare necessario comprendere» precisa ora la Procura bresciana, «perché fu omessa la trascrizione di quelle frasi, di forte valenza indiziaria, e perché fu omessa ogni verifica bancaria allo scopo di ricostruire chi fossero i beneficiari effettivi di quei pagamenti e la loro causale». Anche perché è proprio la madre di Sempio, Daniela Ferrari, a confessare la reale finalità di quelle vorticose movimentazioni di denaro: «Ci dicevano (gli avvocati, ndr) che (i soldi, ndr) servivano per avere le carte».Quei documenti, sospettano gli investigatori, sarebbero atti riservati dell’indagine, che i Sempio non potevano e non dovevano avere. Ma persone semplici come gli attuali indagati in che modo sarebbero riusciti a fare arrivare i loro denari agli inquirenti?«Il denominatore comune in questa vicenda», scrivono i carabinieri in un’annotazione, sarebbe l’avvocato Federico Soldani, «il quale intrattiene secondo Andrea Sempio (sul punto esiste evidentemente qualche intercettazione non ancora divulgata, ndr), i rapporti con Sapone (Silvio, ex comandante dell’aliquota dei carabinieri presso la Procura di Pavia, ndr) e si fa consegnare il contante per prendere le carte». Sembra di capire che, secondo la Procura di Brescia, uno dei vecchi legali di Andrea Sempio potrebbe avere svolto il ruolo dello «spallone», in collegamento con i famosi carabinieri della Squadretta che operavano a Pavia agli ordini di Venditti. Nel decreto di sequestro bis consegnato all’ex procuratore aggiunto questa pista investigativa traspare in modo abbastanza evidente laddove i pm motivano in modo più dettagliato l’acquisizione massiva di dati, bocciata dal Tribunale del Riesame, all’interno dei dispositivi informatici degli indagati.La parte più interessante è questa: «Ulteriori elementi utili alla ricostruzione investigativa sono da considerare i rapporti tra l’indagato Mario Venditti e gli ufficiali di polizia giudiziaria incaricati delle indagini». Per la Procura di Brescia, infatti, tali rapporti sarebbero anomali e le indagini, anche su un periodo anteriore all’eventuale commissione del reato, puntano a «comprendere il motivo di affidare ad una sezione di polizia giudiziaria lo sviluppo di indagine così complessa in tema di omicidio volontario». Perché, si chiedono gli inquirenti, non sono stati impiegati i reparti specializzati di Polizia e Carabinieri, ma i fedelissimi di Venditti che lavoravano in Procura e che nella maggior parte dei casi si occupano di questioni più burocratiche che operative?I pm aggiungono che «profili di anomalia» in tali rapporti sarebbero emersi anche «alla luce delle sommarie informazioni testimoniali rese da Salvatore Campa» nell’ambito dell’inchiesta pavese Clean 2. Il luogotenente Campa, quando Sapone è stato collocato in congedo, è diventato il responsabile dell’aliquota dei carabinieri presso la Procura di Pavia. Un compito che, però, non ha mai potuto realmente svolgere, come da lui stesso raccontato: «Lo stesso giorno della mia nomina venni convocato dal dottor Venditti, il quale mi intimò che dovevo lasciare tutto com’era. Addirittura mi disse: “Non vorrai mica rubare la scrivania a Sapone?”». Non è finita: «Un giorno incontrai in corridoio Antonio Scoppetta (il maresciallo condannato a luglio a 4 anni e 6 per corruzione e stalking, ndr) con una giornalista. Venditti subito dopo mi convocò in ufficio, mi ordinò di non chiedere nulla ai suoi uomini e mi vietò di passare per le scale confinanti al suo ufficio perché non mi voleva assolutamente incontrare». Ricordiamo che Scoppetta, l’8 febbraio 2017, accompagnò il tecnico incaricato dalla Procura di posizionare la cimice nell’auto dell’allora indagato Andrea Sempio. Almeno in un’altra occasione Venditti ribadì a Campa che non poteva «dire nulla ai suoi uomini». Per questo il luogotenente scorato ammise davanti ai pm: «Io non ho mai fatto veramente il dirigente dell’aliquota, lo ero solo formalmente». Ora quelle sue parole sono considerate dalla Procura di Brescia una chiave di lettura fondamentale per comprendere quanto avvenisse a Pavia al tempo delle indagini su Andrea Sempio. Intanto le difese preparano battaglia. Di fronte all’iscrizione sul registro degli indagati di Sempio senior, si può ipotizzare che gli interrogatori senza difensore effettuati a settembre dalla Procura di Brescia di diversi soggetti ampiamente coinvolti nelle indagini, compreso il padre di Andrea, siano in realtà stati eseguiti nella consapevolezza della loro inutilizzabilità e al solo scopo di stimolare conversazioni e commenti evidentemente soggette a monitoraggio. Nei confronti di alcune delle persone audite, come i carabinieri Sapone e Giuseppe Spoto, erano anche stati acquisiti dati finanziari e richiesti i tabulati telefonici, atti che presuppongono, solitamente, l’iscrizione nel registro delle notizie di reato. Il codice di procedura penale prevede in casi simili l’inutilizzabilità totale delle dichiarazioni nei confronti di colui che le ha rese, ma anche nei confronti di terze persone se il dichiarante fin dall’inizio doveva essere sentito quale indagato con la presenza del difensore. L’avvocato di Andrea Sempio, Liborio Cataliotti, invita alla prudenza: «Se la questione del pizzino fosse il solo elemento a carico di Giuseppe è poco più del nulla». Da parte sua, il difensore di Venditti, Aiello, contesta, invece, le accuse di omicidio nei confronti dello stesso Sempio, alla base dei nuovi procedimenti: «La Cassazione che ha condannato in via definitiva Alberto Stasi parla di un solo autore dell’omicidio. Se si vuole cercare un concorrente si deve prima revocare il giudicato, chi la pensa diversamente commette un falso ideologico grave».
2025-10-31
Dimmi La Verità | Guido Castelli: «I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale»
Ecco #DimmiLaVerità del 31 ottobre 2025. Ospite il senatore di FdI Guido Castelli. L'argomento del giorno è: " I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale"
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Il luogo di culto, di oltre 2.000 metri quadri, sorgerebbe al posto di un centro culturale islamico. Cittadini e centrodestra temono che il tempio causerebbe il boom di stranieri. L’eurodeputata Anna Cisint,: «Nessuno spazio senza un’intesa con lo Stato».
Nessuno nel centrodestra sostiene l’imposta sugli affitti brevi, ma qualche «manina» l’ha inserita nella manovra. A benedirla sono i primi cittadini Beppe Sala, Roberto Gualtieri e Sara Funaro.
2025-10-31
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona approda a Istanbul: dialogo tra Occidente e Grande Eurasia
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        Foto Pluralia
    
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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