2025-10-31
Più di 5.000 firme anti moschea a Sassuolo
Il luogo di culto, di oltre 2.000 metri quadri, sorgerebbe al posto di un centro culturale islamico. Cittadini e centrodestra temono che il tempio causerebbe il boom di stranieri. L’eurodeputata Anna Cisint,: «Nessuno spazio senza un’intesa con lo Stato».Si chiama «Al Medina» e potrebbe diventare la più grande moschea dell’Emilia Romagna. Per ora è «solo» un centro culturale islamico, ma con i suoi oltre 2.000 metri quadrati guarda lontano. Lo spazio è stato acquistato con scrittura privata dalla comunità musulmana di Sassuolo in uno stabile di uffici e attività commerciali nel cuore del centro residenziale Braida ed è in procinto di trasformarsi in un luogo dove invocare Allah. Una notizia che nel comune emiliano, 6.000 stranieri su 40.000 abitanti, vede già 5.000 firme per dire no. Sul piede di guerra anche tutti i partiti di centrodestra e la locale lista Macchioni, decisi a dare battaglia contro la scelta del Comune di concedere alla comunità musulmana il cambio di destinazione d’uso dello stabile, attualmente solo per uffici, così che possa diventare anche un luogo di culto. Un’eventualità che non sembra troppo lontana visto che, durante l’inaugurazione, il vicepresidente dell’associazione islamica Hicham Ouchim, ha tenuto a precisare che Al Medina è un «centro polifunzionale», luogo di attività ricreative per giovani, di formazione e interculturali. A preoccupare i cittadini di Sassuolo vi sarebbe soprattutto l’effetto «pull factor». Ossia che la creazione di una moschea possa fungere da fattore di attrazione e causando un ulteriore boom di stranieri. Non solo, altro elemento di agitazione sarebbe la facilità con cui il Comune si sarebbe fin da subito attivato per il cambio di destinazione d’uso a favore della comunità musulmana. «Se l’avesse chiesto il Signor Rossi o un altro cittadino, non penso che lo avrebbe ottenuto se non dopo lunghe traversie burocratiche», ha commentato Luca Caselli, capogruppo di Fratelli d’Italia che ha accusato l’amministrazione di non trattare i cittadini in modo uguale. Gli fa eco il collega Giuliano Zanni convinto che il sindaco di Sassuolo, Matteo Mesini, fin dal suo insediamento abbia avuto un occhio di riguardo per la comunità islamica, tant’è che ha preso parte ad alcune feste religiose organizzate nel parco Amico di Braida. Accuse respinte dal sindaco in quota Pd che invita alla cautela e parla di scelte «da condividere con la cittadinanza». In realtà da condividere non sembra esserci molto visto che l’amministrazione sta già mettendo mano ad una variante da inserire nel piano urbanistico generale e ha più volte ribadito come la creazione di un luogo di culto nello stabile «I Quadrati» rappresenti un miglioramento per viabilità e ordine pubblico della cittadina. Al momento, il luogo di preghiera utilizzato dai musulmani della zona è un garage, collocato in una strada stretta, con pochi parcheggi dove le macchine dei fedeli spesso causano problemi al traffico. Contro l’apertura della moschea in questi giorni sono arrivati a Sassuolo anche il capogruppo di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami e Anna Cisint, europarlamentare della Lega che da tempo si batte contro le moschee abusive e le facili concessioni ai luoghi di culto. «Il nodo della questione è proprio nel cambio di destinazione d’uso che trasformerebbe i locali in luogo di culto - ha detto Cisint - ma in questo caso non è in discussione la libertà di culto quanto piuttosto l’impatto che una struttura del genere avrebbe su una zona residenziale e commerciale». Altro aspetto non di poco conto sollevato dall’ex sindaca di Monfalcone (dove ha fatto chiudere ben 4 moschee abusive), è la totale mancanza di trasparenza sulla provenienza dei fondi con cui vengono finanziate moschee e centri culturali islamici in Italia. «Fino a quando l’Islam non sottoscriverà un’intesa con lo Stato, così come previsto dall’articolo 8 della Costituzione, riconoscendo pienamente le nostre leggi e cassando tutto ciò che si pone in contrasto con l’ordinamento italiano, non è possibile concedere alcuno spazio. Non possiamo accettare che nel nostro Paese sorgano moschee che diventino megafoni del fondamentalismo islamico, senza che vi sia un accordo che ne disciplini flussi di denaro dall’estero troppo spesso provenienti da Paesi e organizzazioni vicine ai Fratelli Musulmani. Senza controllo di chi e cosa si predica e di cosa accade all’interno, compreso l’indottrinamento dei bambini». Mentre l’amministrazione comunale stigmatizza le polemiche come «show mediatici» e «passerelle politiche», l’associazione islamica, che ammette di lavorare al progetto dal 2012, definito «un importante tassello per la propria realtà», la butta sul sociale. Ouchim precisa che il locale sarà aperto a tutta la cittadinanza ed è necessario a «portare avanti un cammino comune per rivoluzionare il rapporto tra la cittadinanza e la comunità musulmana del territorio». Intanto, la raccolta firme andrà avanti fino al 22 novembre e diverse attività commerciali cittadine si sono rese disponibili ad ospitare i banchetti che a quanto pare starebbero chiamando a raccolta anche molti cittadini di Comuni limitrofi.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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