Ci voleva l’assalto pro Pal alla «Stampa» per arrestare la furia di Askatasuna

Per sgomberarli ci è voluto l’assalto alla redazione della Stampa. Perché, triste ma vero, è probabile che, senza l’aggressione al quotidiano diventato da qualche anno un tempietto cartaceo della sinistra italiana, i compagni di Askatasuna sarebbero ancora sereni nel loro stabile occupato a Torino. Invece hanno assaltato il giornale sbagliato, come ebbe a dire Annalisa Cuzzocrea: «Andrea Malaguti e io abbiamo fatto una prima pagina con scritto genocidio», spiegò la nota firma. «Non ci siamo preoccupati di come avrebbe reagito una parte dell’opinione pubblica. Tutto questo quei ragazzini che hanno imbrattato le sale riunioni non lo sanno… Questa è la cosa che mi ferisce di più, perché non sanno cosa hanno aggredito». Ci sono volute le parole allucinanti di Francesca Albanese che definì quell’assalto «un monito» per i giornalisti di tutta la nazione, ci è voluto il dibattito fiammeggiante sull’imam Shahin. Insomma, pare che stavolta i cari antagonisti l’abbiano fatta almeno un po’ fuori dal vaso, inimicandosi pure parte di coloro che fino all’altro giorno li difendevano.
Intendiamoci, sono anni che la destra piemontese, anche da poltrone istituzionali, chiede di mettere un freno alle intemperanze dei militanti. L’edificio in corso Regina Margherita 27 è stato occupato per la prima volta nel 1994, poi liberato spontaneamente e di nuovo rioccupato nel 1996. Da allora, gli esponenti del centro sociale hanno messo insieme un bel curriculum fatto di violazioni, violenze e altre belle cosine. L’ultimo processo è recentissimo, i componenti di Askatasuna hanno collezionato 18 condanne per danneggiamenti e violenze in Val di Susa e a Torino, con pene che vanno dai 5 mesi fino ai 4 anni e 9 mesi di reclusione. Nel 2015 erano piovute 47 condanne in area no Tav, altre 16 nel 2018. Poi ancora condanne per singoli militanti: chi si addestrava con le milizie curde, chi ha assaltato gli studenti di destra all’università e via malmenando.
Eppure, in tutti questi anni, nessuno è riuscito a far schiodare i simpatici antagonisti. Anzi, le istituzioni di sinistra li hanno protetti e coccolati fino a pochi giorni fa. Ancora ai primi di dicembre, il sindaco di Torino, Stefano Lorusso, subito dopo l’assalto alla Stampa, dichiarava: «Non ci sono i termini per l’interruzione del patto, andiamo avanti su questa strada per ripristinare la legalità». Già, il patto. Una collaborazione che il Comune progressista ha stretto con il centro sociale garantendogli di restare al suo posto.
Ieri, magicamente, il primo cittadino ha cambiato idea. Le forze dell’ordine hanno trovato sei persone nello stabile occupato, per altro in una parte considerata inagibile. «Tale situazione configura un mancato rispetto delle condizioni del patto di collaborazione che pertanto è cessato, come comunicato ai proponenti», ha spiegato Lo Russo. Ma che ci fossero occupanti si sapeva da tempo.
Il 5 dicembre, su Rai 3, la trasmissione Far West mostrò le immagini degli antagonisti presenti dentro l’edificio. «L’amministrazione comunale di Torino è stata smentita sulla televisione di Stato nazionale, che ha potuto documentare come dentro Askatasuna si rifugino ancora parecchi antagonisti, che rivendicano il centro sociale come casa loro», scrissero Maurizio Marrone e Augusta Montaruli. «Ricordiamo al sindaco che l’Asl e i vigili del fuoco hanno dichiarato quell’immobile di proprietà comunale inagibile. Si decida finalmente a stracciare il patto di collaborazione già palesemente violato, consentire lo sgombero e interrompere la spirale di violenza antagonista che tiene in ostaggio Torino». Non c’è stato niente da fare, nonostante una apposita legge regionale approvata dal centrodestra: Askatasuna è rimasto aperto. Poi, finalmente, qualcosa si è mosso.
«All’indomani dell’assalto alla Stampa, a nome della Regione Piemonte, avevo chiesto ufficialmente al Comune di Torino di cancellare il Patto per la concessione di Askatasuna», dice ora Marrone. «In tutti questi mesi quel centro sociale ha continuato a essere la base degli antagonisti, ma questa mattina grazie al lavoro della questura e della prefettura lo Stato ha colpito. Se il Comune avesse rispettato la mia legge regionale fin da subito, magari in questi due anni non ci sarebbe stata questa escalation di violenza».
Vero: bastava far rispettare la legge, ma alla politica di sinistra non è mai importato granché Le violenze dei centri sociali, le aggressioni e le brutalità sono sempre passate in secondo piano. Ci si scandalizzava per qualche coro nostalgico, si gridava all’emergenza fascismo per qualche saluto romano. Ma sugli antagonisti bellicosi silenzio. Ci è voluto - oltre alla determinazione della destra - l’attacco alla Stampa. E forse nemmeno quello basta fino in fondo. Da Askatasuna già arrivano minacce a Marrone e i compagni promettono battaglia. Poveretti, vanno anche capiti: sono stati abituati per 30 anni a fare quel che volevano, non gli si può mica chiedere di cambiare registro così all’improvviso...






