2021-04-29
La sinistra canta già vittoria sul ddl Zan. Ma la vera battaglia comincia adesso
Arriva il sì alla calendarizzazione dalla Commissione giustizia Il relatore leghista Ostellari annuncia però un «ampio dibattito».In un comunicato a tratti ambiguo i vescovi italiani ribadiscono le loro perplessità.Lo speciale contiene due articoli.In un generalizzato tripudio che accomuna parlamentari di sinistra e giganti del pensiero come Fedez si è sbloccato al Senato l'iter della legge Zan. La Commissione giustizia, con 13 voti contro 11, ha approvato la calendarizzazione del provvedimento, già passato alla Camera, che era rimasto a lungo fermo per una serie di rinvii. Già la prossima settimana il leghista Andrea Ostellari, che è il presidente della Commissione, presenterà la sua relazione e avvierà la discussione. Il folto schieramento favorevole all'approvazione esulta, ma la strada appare ancora molto lunga. E permane nella Commissione una spaccatura verticale, come si vede dai numeri del voto sul calendario dei lavori e dalla nuova polemica che si è immediatamente aperta sullo stesso Ostellari.Il senatore leghista ha infatti tenuto per sé l'incarico di relatore e la cosa non è piaciuta al fronte che vorrebbe spingere sull'acceleratore. «Ostellari che si autonomina relatore è l'ennesima forzatura di chi vuole affossare una legge voluta dalla maggioranza del Senato», ha twittato Alessandro Zan, deputato del Pd e primo firmatario del ddl. «Neanche il tempo di festeggiare», ha storto il naso Fedez su Twitter. «Siamo sconfortati di fronte a questo cieco ostruzionismo», ha protestato la senatrice grillina Alessandra Maiorino, membro della commissione. «Un atto di prepotenza per perdere altro tempo», è il messaggio postato sulle reti sociali da Laura Boldrini, deputata del Pd.Eppure, da ex presidente della Camera, la Boldrini dovrebbe sapere bene che Ostellari non ha compiuto un «atto di prepotenza», ma ha applicato il regolamento di Palazzo Madama. «Il voto sul calendario dei lavori ha certificato che, in Commissione giustizia, la maggioranza è spaccata», spiega il senatore. «Al successivo incardinamento del disegno di legge Zan, seguiranno le audizioni e il dibattito sulle proposte emendative. Il regolamento prevede che il relatore di ciascun disegno di legge sia il presidente della commissione, che ha la facoltà di delegare questa funzione ad altri commissari. Poiché sono stato confermato presidente, grazie al voto della maggioranza dei componenti della Commissione, per garantire chi è favorevole al ddl e chi non lo è, tratterrò questa delega».Dunque, secondo Ostellari, la sua è una scelta di garanzia. Il presidente della Commissione aveva tentato di evitare la spaccatura su un tema «non urgente» anche a tutela della nuova maggioranza di governo. «Pd, M5s, Italia viva e Leu sono restati sordi agli appelli all'unità e hanno consumato lo strappo, imponendo l'incardinamento», dice il senatore leghista Simone Pillon, anch'egli componente della Commissione giustizia, «abbiamo sperato fino all'ultimo che prevalesse il buon senso» per evitare l'approvazione di «una ciofeca». Ma ormai la discussione della legge Zan è diventata un assalto alla baionetta contro la Lega. Con l'arrivo del nuovo segretario Enrico Letta, il ddl contro l'omofobia è diventato una delle bandiere del Pd assieme all'introduzione dello ius soli, benché proprio a sinistra si stia allargando il fronte di chi è contrario. Un appello di politici e intellettuali gauchisti che si oppongono al testo «pasticciato e ideologico» ha raccolto oltre 160 firme, dalla regista Cristina Comencini all'ex presidente dell'Arcigay Aurelio Mancuso. Una femminista storica come Marina Terragni ha detto alla Verità che si tratta di «una legge liberticida» che si farà strada in un clima culturale da pensiero unico nel quale «chi si oppone verrà zittito». La pressione mediatica punta a modificare l'idea di identità sessuale e i rapporti tra i sessi e a trasformare la libertà di pensiero in discriminazione. È paradossale che la legge contro l'odio inizi il percorso in Senato in questo clima di fortissima contrapposizione e di delegittimazione a senso unico. Ostellari non scende in polemica con chi lo critica: «Seguo il regolamento offrendo le dovute garanzie che consentiranno un ampio dibattito», dice alla Verità. La sua relazione riguarderà il ddl Zan ma anche le altre proposte che sono state presentate al Senato sull'argomento: «Tutti parlano della legge Zan perché ha già superato l'esame della Camera», spiega il senatore, «ma a Palazzo Madama sono stati depositati altri testi. Io sarò relatore di tutti i testi sul tema e aprirò la discussione su tutti». Si preannuncia un dibattito lungo e articolato. Anche perché Ostellari ha intenzione di sentire tutte le posizioni: «Il primo compito della commissione sarà quello di ascoltare». La lista delle audizioni sarà ampia: «Sentiremo favorevoli e contrari, parlamentari, associazioni e chiunque potrà dare un contributo». Dopodiché si aprirà il capitolo del miglioramento della legge approvata a Montecitorio: «Non solo il centrodestra», dice Ostellari, «ma anche parte della sinistra e del mondo femminista hanno annunciato proposte di modifica. Pure noi della Lega presenteremo emendamenti correttivi. La commissione ascolterà e poi migliorerà». Per i tifosi della legge Zan è presto per cantare vittoria.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sinistra-canta-vittoria-ddl-zan-2652814621.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-cei-conferma-dubbi-sul-testo-poi-invita-a-un-dialogo-aperto" data-post-id="2652814621" data-published-at="1619643866" data-use-pagination="False"> La Cei conferma: «Dubbi sul testo». Poi invita a un «dialogo aperto» Non c'è ancora la data, ma la calendarizzazione in Senato del ddl Zan è passata in Commissione giustizia. Puntuale ieri mattina è arrivata anche la nota diramata dai vescovi italiani per rilevare i «diversi dubbi» sul testo che vorrebbe combattere l'omotransfobia, ma il comunicato della Cei sembra affetto dal virus del «dialogo», tanto che è difficile comprendere bene la posizione della Chiesa italiana nel merito. La Cei spiega che il documento di ieri è stato redatto «coerentemente a quanto già espresso nel comunicato del 10 giugno 2020», ma gli echi di quel testo risultano lontani. Se il 10 giugno l'ufficio di presidenza del cardinale Gualtiero Bassetti diceva che «per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l'urgenza di nuove disposizioni», nel comunicato di ieri si legge che «è necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative». La chiarezza non sarà un dono del ddl Zan, ma nemmeno i comunicati dei vescovi sembrano brillare di questa qualità. La legge contro l'omotransfobia è una «nuova disposizione» di cui non c'è «urgenza», oppure, come scritto ieri, è un testo che deve crescere «con il dialogo»? L'impressione è che i vescovi vogliano semplicemente smarcare la Chiesa italiana su un tema incandescente per lasciare ai laici la patata bollente. Peraltro, un punto chiave del comunicato di ieri fa intendere che la Chiesa non vuole chiudersi di fronte a un ipotetico «bene possibile» ravvisato nelle pieghe del caso per caso o coppia per coppia. Non solo attenzione e rispetto dovuti alla persona, «in qualunque situazione esistenziale si trovi», ma di più. Perché se da un lato i vescovi sentono «il dovere di riaffermare serenamente la singolarità e l'unicità della famiglia, costituita dall'unione dell'uomo e della donna», subito dopo precisano di doversi «lasciar guidare ancora dalla Sacra Scrittura, dalle scienze umane e dalla vita concreta di ogni persona per discernere sempre meglio la volontà di Dio». Tra le righe appare quell'approccio multidisciplinare e pastorale che è la cifra del cambio di paradigma in atto nel mondo della teologia morale dopo l'esortazione apostolica Amoris laetitia e che tende a individuare appunto un certo «bene possibile» in molte unioni, anche omosessuali. Con il corollario di uno sviluppo della dottrina che avverrebbe per un approfondimento della comprensione della volontà di Dio. In Germania il prossimo 10 maggio ci sarà un esempio concreto dei rischi del nuovo approccio. Nella chiesa teutonica, impegnata in un cammino sinodale in cui le richieste di ammodernamento vanno dalle sacerdotesse fino alla benedizione delle coppie gay, è stata organizzata una giornata di benedizione di tutti gli innamorati, incluse chiaramente le coppie omosessuali. È la risposta stizzita al «non licet» arrivato dalla Congregazione per la dottrina della fede alla benedizione delle coppie omosessuali. Nel sito dell'iniziativa, #liebegewinnt (l'amore vince), i benedicenti (tra cui anche vescovi) spiegano che accompagneranno «anche in futuro le coppie che hanno un rapporto stabile e benediremo il loro rapporto». Non a casa l'iniziativa benedicente del 10 maggio è un invito «a utilizzare numerosi segni creativi che mostrino quante persone nella Chiesa percepiscono come un arricchimento e una benedizione la variopinta diversità dei differenti progetti di vita e delle storie d'amore delle persone». La questione offre uno spaccato della intima divisione che abita la Chiesa su questi temi, perché non è solo questione di approccio pastorale, ma c'è chi vuole andare oltre. Fino a voler riscrivere il Catechismo della Chiesa laddove dice che gli atti omosessuali sono ritenuti «intrinsecamente disordinati» e «contrari alla legge naturale». Se questo avvenisse i vescovi italiani si toglierebbero dai guai posti da un ddl Zan, perché non dovrebbero più predicare cose troppo scomode. Resterebbero le parole di san Paolo, ma si potrebbe sempre dire che le «scienze umane» oggi ce la fanno comprendere in modo diverso.