2025-11-09
«Vacanze romane» tra sacro e profano: monumenti iconici e quartieri autentici
Il Tempio di Esculapio, all’interno del parco di Villa Borghese (IStock)
La capitale in versione insolita: in giro dal ghetto ebraico a Villa Borghese, tra tramonti, osterie e nuovi indirizzi.Ci vorrebbe una vita per conoscerla fino in fondo, ma basta un minuto per innamorarsene perdutamente. Perché Roma è bella da togliere il fiato. E non c’è inefficienza o incuria che riesca a mettere in ombra il fascino abbagliante della Città Eterna, forse davvero la più bella del mondo. Da Monti a Flaminio, da Trastevere a Testaccio, dai Parioli al Ghetto ebraico, non c’è quartiere che non meriterebbe giorni di visite. Ma se il tempo stringe e ruota attorno al classico long weekend dal venerdì alla domenica, allora il consiglio è di girare il centro con il naso all’insù tra monumenti iconici e tappe best seller. E poi buttarsi alla scoperta di zone meno turistiche e scontate, che sorprendono a colpi di romanità. Così, dopo il tour per le vie e le piazze storiche, da Piazza di Spagna alla Fontana di Trevi, da Ponte Sant’Angelo con le statue fresche di restauro a Piazza del Popolo, al Pantheon (con espresso di rito da Ciampini o al Sant’Eustachio Caffè), si fa tappa davanti alla Basilica di San Pietro. Immensa e sempre affollata, è il simbolo e il fulcro dell’Anno Santo, tra i motivi che hanno contribuito al riscatto dell’ospitalità romana. «La permanenza media a Roma è salita nell’ultimo anno a quattro giorni, dopo anni, forse decenni in cui si attestava intorno ai due giorni» dichiara Alessandro Onorato, assessore ai Grandi eventi, Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma. Il Giubileo, però, non è l’unico motivo. A partecipare al prolungamento dei soggiorni, anche «concerti, eventi, e manifestazioni sportive, in primis gli Internazionali di Tennis» sottolinea Onorato. Ed effettivamente in città si respira fermento e incontrano tanti, tantissimi turisti. Al punto da portare a lasciar loro il centro storico e a spingersi verso zone meno battute e più romane, come il Ghetto ebraico. A dieci minuti da Piazza Navona e Campo de’ Fiori, raccoglie vie lastricate di sampietrini dove il tempo pare essersi fermato. Qui ritmi e profumi rimandano al passato. Qui si fa la coda ogni mattina al Forno Boccione per pane e crostate appena sfornati, si assiste all’arte di «capare», pulire detto alla romana, i carciofi all’osteria da Giggetto e si tenta di conquistare un coperto al Dar Filettaro a Santa Barbara, istituzione più che spartana imbattibile per il baccalà. Stessa anima di quartiere e stesso stile informale si ritrova nel residenziale e in piena riqualificazione immobiliare Flaminio. Tra il Tevere e via Flaminia, è celebre per l’Auditorium, il Ponte della Musica firmato Calatrava e per il MAXXI progettato da Zaha Hadid. Ma il bello del Flaminio è che vive ancora di botteghe, mercati rionali, locali e ristoranti rustici dove assaggiare la vera cucina romana. Da non perdere Osteria Mamma Mia (via Masolino da Panicale 2/4; prenotazioni@osteriamammamia.it): ambiente verace, cucina romana doc, prezzi che a Milano si sognano, frequentazione trasversale, dai giornalisti della Rai agli affezionati del quartiere. Non lontano, Villa Borghese, con il suo meraviglioso parco. Prati verdi, pini marittimi alti metri, atmosfera bucolica e scorci unici, come il laghetto su cui si affaccia il Tempio di Esculapio. Proprio a cinque minuti a piedi dal parco, ha appena inaugurato nhow Roma (www.nhow-hotels.com/it/nhow-roma; www.minorhotels.com/it). Con quattro stelle, 260 camere, ben dieci sale meeting dalla capienza totale di circa 600 persone, ristorante «Ludo» per cene gustose accompagnate da musica dal vivo, DJ set e performance, e una palestra firmata Technogym, la new entry dell’hôtellerie romana accoglie e stupisce. Ambienti di design e servizio qualificato si affiancano a una filosofia di ospitalità pop che rompe gli schemi, muovendosi tra sacro e profano. Tradizione romana e respiro internazionale, anima social e vocazione business, accoglienza impeccabile e intrattenimento dalla colazione al dopocena e persino in ascensore - dove si canta con karaoke - si fondono in un gioco di contrasti, rendendo l’indirizzo l’ideale per turisti stranieri, viaggiatori italiani e romani doc. Non si può lasciare Roma senza un tramonto visto come si deve. Perché è quando il cielo si tinge di rosa e di arancio che si alza il sipario su uno spettacolo di tetti, campanili, cupole e Cupolone che, visti dal Pincio o dal Giardino degli Aranci, con la luce a favore e il cielo in esplosione, lasciano già il desiderio di tornare.
John Lennon e la cover del libro di Daniel Rachel (Getty Images)
Gianrico Carofiglio (Ansa)
Alfredo Mantovano (Imagoeconomica)