
A volte il calcio ristabilisce una logica. A giocarsi la finale della Supercoppa italiana, lunedì 22 dicembre a Riyadh, saranno Napoli e Bologna: i vincitori dello Scudetto contro i vincitori della Coppa Italia. Una finale inedita, forse non quella desiderata dal pubblico saudita - riempire lo stadio senza il Milan o l'Inter a queste latitudini è assai complicato - ma certamente quella decretata dal campo.
Quel campo che stasera ha premiato un Bologna che dopo lo schiaffo preso in apertura di partita, con il gol di Marcus Thuram arrivato quando il cronometro non era arrivato nemmeno a due minuti, ha saputo ricompattarsi, reagire e giocarsela faccia a faccia con l’Inter. Protagonista assoluto di questa impresa, che comunque andrà la finale contro il Napoli rimarrà nella storia del club felsineo, è stato Federico Ravaglia. L’eroe che non ti aspetti. Il secondo portiere della rosa di Vincenzo Italiano, chiamato a difendere i pali rossoblù per l’infortunio di Skorupski. La risposta non poteva essere delle migliori: tre parate decisive nei 90 minuti regolamentari, di cui due ai limiti del miracoloso, e due rigori neutralizzati a Bastoni e Bonny.
A onor di cronaca va riconosciuto che l’Inter di occasioni per chiuderla prima della lotteria dei rigori ne ha avute molte. A fine partita le statistiche sono emblematiche: 14 tiri totali a dimostrazione del fatto che la squadra di Chivu macina azione offensive ma raccoglie decisamente meno di quanto semina. I nerazzurri vivono ancora di fiammate all’interno della partita e se non capitalizzano quanto costruiscono, contro una squadra ben organizzata e forte come il Bologna può accadere di pagare dazio.
Nel match dell’Al-Awwal Park, davanti a 16.591 spettatori – molti meno rispetto alla prima semifinale – i favori del pronostico erano tutti per l'Inter. In campo, però, il Bologna ha dimostrato ancora una volta di avere anima, organizzazione e carattere, riuscendo a rientrare in una partita che si era compromessa fin da subito. A partire fortissimo, infatti, è stata proprio la squadra nerazzurra che dopo appena due minuti si è portata in vantaggio: Bastoni sfonda a sinistra e pennella sul secondo palo per Thuram, che in acrobazia non lascia scampo a Ravaglia. Sembrava l’inizio di una serata in discesa, confermata subito dopo dalla ripartenza di Bonny (fermato dopo la conclusione fuori di poco dal fuorigioco) e da altre accelerazioni interiste. Ma il Bologna non si è scomposto, è cresciuto e col passare dei minuti ha cominciato a prendere campo. Josef Martinez, schierato titolare al posto di Sommer, ha dovuto opporsi prima a Bernardeschi, ma nulla ha potuto quando al 35', grazie all'intervento del Var, Chiffi ha spedito sul dischetto Orsolini in seguito a un tocco di braccio di Bisseck in area di rigore.
Nella ripresa la partita si è accesa definitivamente, pur rimanendo sull'1-1 fino al fischio finale. L’Inter ha costruito molto, soprattutto sulla corsia sinistra con Dimarco, ma ha sbattuto ripetutamente su Ravaglia. Una nuova svolta sarebbe potuta arrivare al 56', quando Chiffi prima ha assegnato un rigore per un presunto intervento scomposto di Heggem su Bonny, salvo revocarlo dopo il consulto al monitor. Al 70' Chivu ha provato ad aumentare il peso specifico dell'attacco inserendo Lautaro Martinez al posto di un Thuram che dopo il gol iniziale si è eclissato, oltre a Frattesi e Diouf per Mkhitaryan e Luis Henrique. Dall'altra parte Italiano ha rimescolato le carte con Immobile, Ferguson e Fabbian al posto di Castro, Odegaard e Pobega. E le occasioni non sono mancate, da una parte e dall'altra: Lautaro, Dimarco e Zielinski ci hanno provato per l'Inter trovando come ostacolo insormontabile il solito Ravaglia; per il Bologna Fabbian, con un destro a giro dal limite in pieno recupero, ha impegnato in una parata capolavoro Josef Martinez. Ma il risultato non è cambiato e la semifinale si è decisa dal dischetto. Dove al primo round segnano Lautaro e Ferguson. Poi Ravaglia ipnotizza Bastoni e Martinez risponde su Moro. Barella calcia alto e Miranda lo imita. Al quarto rigore Ravaglia para anche il pessimo tiro di Bonny, mentre Rowe non sbaglia e porta avanti il Bologna. Il quinto rigore è quello decisivo: De Vrij, con l'aiuto della traversa, dà ancora una chance all'Inter; ma Immobile, che qui ha già vinto il trofeo nel 2019 con la maglia della Lazio, la mette sotto il sette e fissa l’ultimo sigillo che spedisce per la prima volta nella storia il Bologna in una finale di Supercoppa italiana.
A fine partita c’è amarezza nelle parole di Chivu, che però difende la prestazione: «Mi prendo quello che abbiamo fatto, soprattutto nel secondo tempo. Abbiamo dominato ma sottoporta abbiamo sbagliato. Nel calcio come nella vita si cade e ci si rialza». Italiano, invece, si gode l’impresa: «Questa squadra ha un’anima. Andare sotto dopo due minuti poteva ammazzarci, invece siamo rimasti in partita. Ora ci giochiamo una partita storica». Lunedì, contro il Napoli, il Bologna avrà la possibilità di scrivere una pagina che fino a poco tempo fa sembrava impensabile.






