
Dopo aver imposto il bail in alle Popolari italiane, la Commissione dice che i soldi dati dai Laender a Nordlb non sono aiuto di Stato.Qual è la differenza tra una banca di Hannover (Nordlb) con attività di bilancio per circa 150 miliardi di euro e una banca di Arezzo (Banca Etruria), quindici volte più piccola, entrambe in difficoltà? Secondo la DG Competition di Bruxelles, che fa capo alla signora Vestager, la prima può essere ricapitalizzata dai soci (pubblici) senza distorsioni della concorrenza, la seconda non può essere ricapitalizzata dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) perché distorsivo, e deve essere avviata a risoluzione con sacrificio di azionisti e obbligazionisti.Sembra teatro dell'assurdo, ma è la realtà da quando, l'11 novembre, la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha pubblicato in esclusiva la notizia. Il giornale tedesco ha rivelato che, dopo 9 mesi di trattativa tra la banca, Bruxelles e Berlino, il gruppo di lavoro della Dg Competition avrebbe deciso di raccomandare alla Commissione Ue che l'aumento di capitale per 3,6 miliardi (di cui 2,8 a carico dei Laender della Bassa Sassonia e della Sassonia-Anhalt, il resto di piccole banche locali) non costituisce aiuto di Stato distorsivo.Conviene tornare indietro con la memoria al 19 marzo 2019, quando una sentenza del Tribunale Ue annullava la decisione della Commissione, secondo cui le somme erogate dal Fitd a Banca Tercas costituivano invece aiuto di Stato. La portata di quella decisione non fu tanto relativa alla specifica vicenda, quanto alla contemporanea vicenda che si concluse con la risoluzione delle 4 banche (Etruria, Marche, Chieti e Ferrara). In quel caso, il Fitd aveva già preparato le delibere per sottoscrivere l'aumento di capitale di ciascuna di quelle banche (poco più di 2 miliardi), ma la posizione della Commissione che, nonostante la natura privata del Fitd (finanziato da banche private) giudicava come aiuto di Stato il suo intervento (e quindi richiedeva il preventivo sacrificio degli obbligazionisti subordinati), impedì di dare esecuzione a tale piano.La discussione tra il ministro Piercarlo Padoan e gli uffici di Bruxelles durò mesi e terminò con la scelta del governo Renzi di subire il diktat della Commissione, con la risoluzione delle 4 banche e l'azzeramento di decine di migliaia di obbligazionisti. La storia dei mesi successivi è nota. Una galleria degli orrori disseminata da dissesti bancari, con l'indice Ftse banche crollato del 60% circa nel primo semestre 2016.Ma, a quanto è dato sapere, la ragione dell'autorizzazione sta nel fatto che l'intervento pubblico è avvenuto alle stesse condizioni di un alternativo intervento privato. In questo caso il divieto di bail-out, cioè di utilizzare denaro dei contribuenti, non dovrebbe operare perché, nonostante la banca sia pubblica, l'intervento dell'azionista pubblico avviene a condizioni di mercato.Ma è davvero così? Altri privati che hanno presentato offerte per la banca tedesca che sedeva su una pila di 7,3 miliardi di crediti inesigibili per la crisi del settore navale? Certo. A inizio 2019 Cerberus e Centerbridge, due giganti americani del private equity, presentarono un'offerta per il 49% della banca, con tanto di drastici tagli. Ma l'offerta fu rifiutata dal governo della Bassa Sassonia, che ritenne più opportuna la ricapitalizzazione pubblica. Da allora, non si è più visto nessuno. Chi mai si sarebbe avvicinato a una banca che ha perso 2,3 miliardi nel 2018 e il cui attivo è zeppo di spazzatura di difficile valutazione, senza esigere il deprezzamento di attivi e capitale? A Bruxelles hanno passato mesi a discettare sulla natura pubblicistica del Fitd solo perché Banca d'Italia ne autorizzava le decisioni, giungendo a negarne la natura di intervento privato, e ora una banca 15 volte più grande di una banchetta lasciata naufragare nel 2015 viene ricapitalizzata dai soci pubblici senza sacrificio per obbligazionisti ed azionisti? Quale astrusa formula servirà a farci credere che qualche privato avrebbe scucito 3,6 miliardi a queste condizioni? Oppure Hannover val bene una messa, mentre Arezzo merita solo una prece?
(IStock)
Pure la Francia fustiga l’ostinazione green di Bruxelles: il ministro Barbut, al Consiglio europeo sull’ambiente, ha detto che il taglio delle emissioni in Ue «non porta nulla». In Uk sono alle prese con le ambulanze «alla spina»: costate un salasso, sono inefficienti.
Con la Cop 30 in partenza domani in Brasile, pare che alcuni Paesi europei si stiano svegliando dall’illusione green, realizzando che l’ambizioso taglio delle emissioni in Europa non avrà alcun impatto rilevante sullo stato di salute del pianeta visto che il resto del mondo continua a inquinare. Ciò emerge dalle oltre 24 ore di trattative a Bruxelles per accordarsi sui target dell’Ue per il clima, con alcune dichiarazioni che parlano chiaro.
Ranieri Guerra (Imagoeconomica). Nel riquadro, Cristiana Salvi
Nelle carte di Zambon alla Procura gli scambi di opinioni tra i funzionari Cristiana Salvi e Ranieri Guerra: «Mitighiamo le critiche, Roma deve rifinanziare il nostro centro a Venezia e non vogliamo contrattacchi».
Un rapporto tecnico, destinato a spiegare al mondo come l’Italia aveva reagito alla pandemia da Covid 19, si è trasformato in un dossier da riscrivere per «mitigare le parti più problematiche». Le correzioni da apportare misurano la distanza tra ciò che l’Organizzazione mondiale della sanità dovrebbe essere e ciò che era diventata: un organismo che, di fronte a una crisi globale, ha scelto la prudenza diplomatica invece della verità. A leggere i documenti depositati alla Procura di Bergamo da Francesco Zambon, funzionario senior per le emergenze sanitarie dell’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms, il confine tra verità scientifica e volontà politica è stato superato.
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L’annuncio per un’abitazione a Roma. La padrona di casa: «Non dovete polemizzare».
La teoria di origine statunitense della «discriminazione positiva» ha almeno questo di buono: è chiara e limpida nei suoi intenti non egualitari, un po’ come le quote rosa o il bagno (solo) per trans. Ma se non si fa attenzione, ci vuole un attimo affinché la presunta e buonista «inclusione» si trasformi in una clava che esclude e mortifica qualcuno di «meno gradito».
Su Facebook, la piattaforma di Mark Zuckerberg che ha fatto dell’inclusività uno dei principali «valori della community», è appena apparso un post che rappresenta al meglio l’ipocrisia in salsa arcobaleno.






