2023-02-02
È no vax: la guardia medica rifiuta le cure
A Sulmona una trentenne in preda a forti dolori non è stata assistita perché al telefono aveva detto di non aver fatto l’iniezione. Lo stato d’emergenza è terminato un anno fa, ma nella testa di certe persone non finirà mai...Aggrappati alle misure anti Covid, a quasi un anno dalla chiusura dello stato di emergenza. Testimonianze di richieste di green pass o di moduli facsimile, ancora imposte indebitamente per entrare in ospedali o per vistare parenti nelle Rsa, sono state riportate dalla Verità pochi giorni fa. Mancava solo il rifiuto di visitare un non vaccinato, ma purtroppo anche questa vergogna va ad aggiungersi all’elenco delle assurdità che sopravvivono al virus. In questo caso, addirittura l’omissione di cure. È capitato a Sulmona, nella notte tra giovedì e venerdì della scorsa settimana, quando la mamma di una trentenne ha chiamato la guardia medica chiedendo che venisse a visitare la figlia, in predi a forti dolori addominali, nausea e problemi alla gamba destra. «Se sua figlia non ha il vaccino anti Covid, non posso visitarla a casa», è stata la sconcertante risposta fornita al telefono dal medico reperibile di continuità assistenziale. Alla signora è stato chiesto di muoversi con la figlia, previo tampone, ma non aveva un mezzo disponibile per spostarsi a quell’ora. La dottoressa è stata irremovibile, dall’ambulatorio non voleva uscire per entrare nella casa di un non vaccinato. La mamma, allora, ha dovuto rivolgersi al 118, che ha prestato assistenza alla giovane e l’ha portata al pronto soccorso. Inutile raccomandare di non intasare le urgenze, se poi il medico di guardia se ne lava le mani e lascia il cittadino in balia dei propri mali. Il rifiuto del medico è gravissimo, per la motivazione addotta. Non poteva astenersi, perché la persona sofferente non aveva fatto il vaccino. Dopo tre anni che circola, sotto forma di successive varianti, il virus non può essere la scusa per discriminare. La popolazione è ampiamente vaccinata, i sanitari ancor più, quindi è priva di giustificazioni di ordine sanitario e di tutela della salute pubblica la risposta negativa fornita da quella guardia medica. Il Tribunale dei diritti del malato della sede abruzzese si è già mosso, segnalando l’accaduto perché vengano compiute verifiche interne all’Asl. Il comportamento del dottore, in ogni caso, conferma quanto sia ancora difficile parlare di normalità post emergenza. Medici che negavano la propria assistenza ai non vaccinati ci sono stati durante i lockdown, ma anche quando i contagi erano ridotti al minimo. Sempre a Sulmona, e sempre una donna guardia medica, nel dicembre del 2021 si rifiutò di visitare un cardiopatico, con green pass da guarito, come rivelò l’emittente Ondatv. Aveva paura di infettarsi, il paziente la denunciò e la dottoressa patteggiò lo scorso ottobre la pena di 14 mesi di reclusione in quanto incensurata. La Asl decise di sanzionarla, applicando per cinque mesi la decurtazione del 20% dello stipendio. Troppo poco, per un atteggiamento privo di deontologia professionale. Un anno prima, ottobre 2021, la guardia medica di Nichelino, nel Torinese, non aveva fatto entrare nell’ambulatorio una ragazza di 17 anni, bisognosa di un controllo urgente, in quanto «colpevole» di essere priva di vaccinazione anti Covid. La giovane, accompagnata dalla mamma, era stata visitata al telefono, costretta a spiegare i sintomi al di là dell’uscio rimasto ostinatamente chiuso, nemmeno si fosse trattato di tener lontano un appestato. La signora aveva denunciato il dottore. Il mese dopo, a novembre 2021 capita un fattaccio simile ad Afragola, nel Napoletano. La guardia medica si rifiuta di visitare un tredicenne con tosse e mal di gola, accompagnato dalla madre. L’adolescente aveva un tampone negativo, ma non era vaccinato. Per non parlare delle cure non prestate in assenza di test. Nel dicembre dello stesso anno, un geometra di 55 anni con problemi di diabete, si era recato al pronto soccorso di Ozieri, in provincia di Sassari, ma non aveva potuto entrare perché senza green pass. Nemmeno gli avevano voluto fare il tampone. Il poveretto dovette cercarsi una farmacia, tornare all’urgenza dove finalmente l’avevano visitato, riscontrando un abbassamento della vista dovuto a un picco di glicemia. Aveva rischiato parecchio. Per l’oculista Mario Sotgiu, presidente regionale dell’Associazione degli oculisti sardi, si sarebbe trattato di gravissima omissione di soccorso. Sempre perché priva dell’esito di un tampone e sempre a Sassari, nel gennaio di un anno fa una giovane donna di 25 anni, incinta di cinque settimane, perse il suo bimbo nel parcheggio dell’ospedale perché nessuna l’aveva voluta visitare. Potevano farle il molecolare, invece le avevano detto di tornare il lunedì. Troppo tardi, per salvare la creatura che portava nel grembo.
Jose Mourinho (Getty Images)