2019-06-18
Ma Renzi fischietta e parla di Monti...
Finalmente Renzi ha parlato. Erano giorni che aspettavamo di sentire la sua opinione. Sempre pronto a twittare anche se in Arabia, veloce a collegarsi via Facebook anche mentre è in missione speciale in Qatar, rapido a mettere in rete le sue e-news anche quando gira il mondo per le sue ricercatissime (e pagatissime) conferenze, ci pareva impossibile che l'ex presidente del Consiglio se ne stesse zitto mentre infuria lo scandalo delle toghe. Soprattutto, ci pareva impensabile che una vicenda tutta interna al Pd renziano, con un pezzo di Giglio magico sotto accusa, potesse vederlo silente e in difesa. Se c'è una cosa che va riconosciuta all'ex premier ed ex segretario è che al momento opportuno non si è mai tirato indietro. Tanto per dire, quando la Procura di Firenze (...)(...) dispose l'arresto di entrambi i suoi genitori, la reazione non si fece attendere. In breve, Renzi scattò accusando di voler far pagare a mamma e papà il suo impegno politico. E questa volta? Ora che nella bufera ci è finito Luca Lotti, suo braccio destro fin dai tempi in cui il Rottamatore era sindaco di Firenze, e pure Cosimo Ferri, capo corrente dei giudici, ma soprattutto parlamentare dem da lui candidato alle ultime elezioni? Risultato, il senatore semplice di Scandicci ha preso arma e penna e ha vergato una lettera al direttore del Corriere della Sera. Quando abbiamo visto in prima pagina la sua firma ci siamo messi comodi, pronti a leggere uno di quegli interventi al vetriolo a cui lo stesso ex presidente del Consiglio ci ha abituati. E invece, fin dalle prime righe, abbiamo capito che Renzi non avrebbe detto «bah» sul caso delle toghe sporche e dei traffici intorno alle Procure, ma avrebbe preferito parlare d'altro, ossia di Mario Monti, uno al quale non rispondono più nemmeno i parenti. Eh, sì. L'uomo cui indirettamente tutti guardano mentre si discute delle manovre attorno a Palazzo dei marescialli, sede del Csm, ieri ha scelto di replicare al senatore a vita ed ex rettore della Bocconi sui temi economici. Ma come? Il fatto del giorno è l'accusa di corruzione nei confronti dell'ex capo del sindacato delle toghe e ogni giorno le intercettazioni rivelano tentativi per far pagare ai pm le loro indagini, bloccando l'inchiesta Consip e spedendo in Calabria il capo della Procura che ha dato semaforo verde all'arresto dei genitori, e Renzi che fa? Scrive al Corriere per rivendicare i risultati economici di quando era a Palazzo Chigi? Ma come? Nei conciliaboli notturni per ridisegnare il potere nella magistratura è invischiato l'ex ministro Lotti, ossia il suo braccio destro degli esordi, e l'ex premier gira al largo della faccenda, evitando anche il più piccolo commento.E dire che di questioni da chiarire ce ne sarebbero un certo numero. La prima, ovviamente, è che cosa ne pensi l'ex segretario del Pd a proposito di un parlamentare del Pd che, seppur indagato per la vicenda Consip, discute con il pm che vuole essere promosso e promette di chiudere proprio la vicenda Consip. È questa la giustizia che piace al Pd? Ad affrontare la questione si è risolta perfino Maria Elena Boschi, la quale alle agenzie ha diramato una nota di solidarietà nei confronti di Lotti, precisando che gli attacchi più violenti contro il compagno di partito sono arrivati proprio da dentro il Pd e non dalla maggioranza. Il che ha aperto anche un fronte interno, perché fa seguito al recente varo di una segreteria derenzizzata. Prima Zingaretti che nomina collaboratori rigorosamente estranei al Giglio magico, poi le richieste di dimissioni dell'ex ministro dello Sport: insomma, per Maria Elena ce n'era abbastanza per aprire bocca. A ciò si aggiunge il fatto che in queste ore è tornata a circolare l'ipotesi di un partito renzista, che l'ex Rottamatore si appresterebbe a formare dopo le ultime mosse del neo segretario del Pd. Insomma, l'area ribolle, tra scandali e ambizioni di rivincita. E tuttavia, nonostante tutti gli occhi siano puntati su di lui, per le indiscrezioni sul nuovo partito, ma anche per le destabilizzanti notizie che ruotano attorno al Csm, Renzi continua a tacere. Qualcuno sostiene che anche il silenzio faccia parte di una strategia. Qualcun altro, invece, pensa che la vicenda della magistratura sia una tegola che Renzi si sarebbe volentieri risparmiato. Sta di fatto che per ora si è imposto la regola del silenzio, cercando di stare più alla larga possibile dal caso, anche a costo di sacrificare il suo braccio destro. Ma fino a quando il senatore semplice di Scandicci potrà tacere? Fino a quando potrà fingere di non sentire ciò che dice Luigi Di Maio nell'intervista che pubblichiamo oggi? Ossia che lo scandalo delle toghe è una P2 del Pd? E che se c'è una questione morale nella magistratura, con tutta probabilità ce n'è una anche dentro il Partito democratico? Urge risposta.
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