2018-06-12
L’unica extracomunitaria accolta da monsignor Ravasi è la direttrice di «Vogue»
Il cardinale modaiolo twitta citando San Matteo per criticare la linea dura del governo. Così si allinea al pensiero dominante e trascura le cause della tragedia migratoria.La Corte dei conti sui buchi del sistema dell'ospitalità: «Profughi liberi di spostarsi senza controllo. Nessuna verifica sui fondi alle Ong».Lo speciale contiene due articoliIl cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, ieri ha voluto commentare la vicenda della nave Aquarius con una citazione tratta dal Vangelo secondo lui. «Ero straniero e non mi avete accolto», ha scritto su Twitter. Il riferimento biblico è a un passo di Matteo in cui si parla del giorno del giudizio. Per inciso, coloro che non hanno accolto il forestiero sono definiti «maledetti» e vengono spediti «nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli».Chissà se il cardinal Ravasi vorrebbe davvero destinare Matteo Salvini al «supplizio eterno» per avere rifiutato l'ingresso nei porti italiani all'imbarcazione di Sos Méditerranée. Di certo c'è che il monsignore è un grandissimo esperto di accoglienza. Lui sì che ospita gli stranieri come Dio comanda. Non ci credete? Chiedete conferma ad Anna Wintour, la potentissima direttrice di Vogue. Quando si è presentata a Roma, alla Galleria Colonna, per il lancio della grande mostra Heavenly bodies (organizzata al Met di New York con la collaborazione del Vaticano), Ravasi era in prima fila, a fare gli onori di casa. Ha accolto la sua ospite Vip con tutti gli onori, si è fatto fotografare con lei e con Donatella Versace. Questa si chiama ospitalità!Già nel 2015, dopo tutto, Ravasi ebbe a dire: «La Chiesa deve schierarsi dalla parte dell'accoglienza, pur comprendendo che comporta difficoltà, impegni e comprensione». Ma certo. per esempio, quando ospiti la Wintour, devi assicurarti che abbia tutte le attenzioni da lei richieste. Lo avete visto il Diavolo veste Prada? Beh, allora sapete quando la signora possa essere esigente...Nel gennaio del 2017, il cardinale ha ulteriormente chiarito il suo pensiero in materia di immigrazione, con un articolo su Famiglia cristiana intitolato Gesù profugo nei profughi di questi tempi. Probabilmente, nessuno aveva avvisato il monsignore che i profughi veri sbarcati in Italia sono una minoranza piuttosto esigua. Purtroppo, dicevamo, gli stranieri incontrati da Ravasi sono un po' particolari. Wintour a parte, bisogna dire che il cardinale ha accolto, all'inizio di marzo, anche Jallow Buba ventenne gambiano, e Ansu Sise, diciannovenne senegalese. Sono due musulmani, già ospiti della cooperativa Auxilium nel Cara di Castelnuovo di Porto. Ravasi li ha incontrati per consegnare loro le magliette della squadra di maratoneti della Santa sede, la Athletica Vaticana. I due, infatti, sono stati «adottati» dal team in segno di solidarietà (ma di certo le loro doti atletiche hanno aiutato).L'accoglienza dei due podisti deve aver convinto Ravasi di essere un vero samaritano, uno che può bacchettare gli altri a partire dal Verbo divino. Sfortunatamente, il pubblico di Twitter non l'ha presa benissimo, anzi lo ha bersagliato d'insulti. Ma anche di commenti un pochino più garbati riguardanti l'immigrazione. Il Vangelo, non per nulla, dice «ero forestiero e mi avete accolto», ma non dice nulla a proposito di Cara, di lavoro in nero nei campi di pomodori, di criminalità organizzata, di guai per la popolazione residente eccetera. Tutto il lato oscuro dell'invasione il cardinale ha pensato bene di trascurarlo, utilizzando la Buona novella per sostenere il pensiero unico. E non è certo il solo. I gesuiti del Centro Astalli hanno dichiarato che «mettere in salvo vite è un atto di umanità che non può essere oggetto di trattative politiche o dispute tra governi». Il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas italiana, ha parlato di «sconfitta della politica». I missionari comboniani si sono detti «esterrefatti e indignati». Si è fatto sentire con il suo «appello a Salvini» pure Mussie Zerai, il prete eritreo che finì indagato dalla Procura di Trapani perché stranamente bene informato sulle posizioni dei barconi da soccorrere nel Mediterraneo. Insomma, una bella fetta della Chiesa continua a schierarsi con decisione del fronte immigrazionista. Nessuno a cui sia venuto in mente il famoso «diritto a non emigrare» citato da Joseph Ratzinger. La linea è esattamente quella seguita da Ravasi: chi non apre le frontiere è un maledetto da consegnare alle braci infernali. Dispiace che i prelati siano così proni all'ideologia, ma non stupisce. Dopo tutto, tifare per gli immigrati, nel nostro Paese, è una moda seguita dalla maggioranza dei Vip e degli intellettuali. E se questa è la moda, anche l'uomo di Chiesa deve adeguarsi. Altrimenti Anna Wintour ci resta male. Francesco Borgonovo<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ravasi-matteo-aquarius-2577222233.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-troppi-buchi-del-sistema-dellospitalita" data-post-id="2577222233" data-published-at="1757912449" data-use-pagination="False"> I troppi buchi del sistema dell’ospitalità La relazione della Corte dei conti, sezione centrale del controllo sulla gestione, sugli oneri sostenuti per l'accoglienza segnala pesanti criticità. Premesso che le strutture temporanee di prima accoglienza - centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa), centri di accoglienza (Cda), centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), centri di identificazione (Cdi), centri di assistenza straordinari (Cas) e centri di espulsione (Cie) - sono risultate nel 2015 ben 2.332 sparse sul territorio, la Corte ha segnalato la necessità di «una più pregnante verifica degli standard di ricezione, anche per una migliore gestione di possibili resistenze delle comunità locali». Inoltre, i tempi di esame e di decisione dei ricorsi per la protezione internazionale «appaiono ancora troppo lunghi, sebbene l'amministrazione abbia raddoppiato il numero delle commissioni». L'ulteriore sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) è invece costituito da una rete di centri di «seconda accoglienza», destinati ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale e non è finalizzato a un'assistenza immediata delle persone che arrivano sul territorio italiano ma, almeno originariamente, all'integrazione di soggetti già titolari di una forma di protezione internazionale. Ed ecco la criticità che tutte riassume e che viene definita senza mezzi termini «incapacità» del ministero dell'Interno «di tracciare la presenza e gli spostamenti dei richiedenti asilo, anche da una struttura all'altra», ciò che «rende evidente la necessità di fornirsi di un adeguato sistema informativo capace di monitorare l'equa distribuzione sul territorio nazionale dei soggetti interessati, stante anche l'urgente necessità di prestare attenzione ai dati sui minori, la cui realtà effettiva è solo parzialmente conosciuta». Il rilievo è grave e dà ragione della preoccupazione dei cittadini. Altra «criticità» è l'insufficienza di «verifiche e monitoraggi» da parte del ministero nei tavoli di coordinamento circa l'attivazione degli hub regionali, quali centri di prima raccolta. La relazione richiama un caso nel quale, sul fronte dei costi, «in assenza di apposite selezioni pubbliche e in modo quasi “automatico", sono stati riconosciuti ai Comuni e ad altri enti pubblici gli importi massimi previsti (30 euro pro capite e pro die per gli anni 2014 e 2015 e 30 euro o 35 euro per l'anno 2016), senza aver svolto alcun tipo di controllo e solo acquisendo mere autocertificazioni da parte loro». Di più, «è mancato, nel trasferire ai Comuni la gestione del sistema di accoglienza, un idoneo raccordo tra la prefettura di Reggio Calabria e gli enti locali nell'individuazione dei soggetti gestori dei centri di accoglienza, benché tale individuazione avrebbe dovuto essere effettuata dai prefetti, ai quali spetta, altresì, di condurre le verifiche e i riscontri sulle specifiche attività svolte dagli operatori». Non si tratta di osservazioni formali. Tutte attengono al controllo del territorio a fini di sicurezza interna, quella che è messa in forse dalla presenza di persone non controllate e quasi sempre senza occupazione. Del resto che queste condizioni fossero l'ideale per l'arruolamento dei migranti da parte della criminalità organizzata è una preoccupazione condivisa dalle forze politiche più attente. Gli impegni finanziari relativi alle spese per la prima accoglienza - riferisce la Corte dei conti - «senza includere i costi cosiddetti “indiretti", sono stati pari complessivamente, nel 2016, a 1,7 miliardi, di cui: 1,29 miliardi per la prima accoglienza, 266 milioni per la seconda accoglienza e 111,5 milioni per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati». Per quest'ultimo profilo, la gestione dello specifico fondo è attualmente oggetto di indagine da parte della Corte. Anche l'Ue ha contribuito a sostenere le politiche di accoglienza tramite le erogazioni effettuate, nel 2016, dall'agenzia Frontex per 8,1 milioni e dal Fondo asilo, migrazione e integrazione per 38,7 milioni. Nell'ultimo quadriennio il ministero dell'Interno ha gestito quasi la metà (297.646) di tutte le richieste di asilo presentate negli ultimi 25 anni. Nel 2016, 123.600 persone hanno chiesto asilo; le domande esaminate sono state 91.102: circa il 56% è stato respinto e il 4% ha riguardato soggetti irreperibili. Delle domande accolte (36.660), solo il 13% ha avuto come esito il riconoscimento dello status di rifugiato, mentre il 35% ha riguardato soggetti cui è stata riconosciuta una protezione sussidiaria e il 52% una protezione umanitaria. Salvatore Sfrecola
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?