2025-11-16
Scintille fra i Maga: Trump scarica la pasionaria degli isolazionisti
Il presidente Usa prende pubblicamente le distanze dalla deputata anti sistema Marjorie Taylor Greene. Per ora si tratta di frizioni sotto controllo, ma in vista delle primarie del 2028 la lotta si annuncia feroce.Terremoto nel mondo Maga. Venerdì, Donald Trump ha platealmente revocato il proprio endorsement a colei che, un tempo, era uno dei suoi più ferrei alleati: la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene. «Ritiro il mio sostegno e il mio endorsement alla “deputata” Marjorie Taylor Greene, del Grande Stato della Georgia», ha dichiarato il presidente americano su Truth. «Tutto ciò che vedo fare alla stravagante Marjorie è lamentarsi, lamentarsi, lamentarsi!», ha proseguito, sostenendo che la Greene si sarebbe offesa per non riuscire più a parlare al telefono con lui. «Non posso rispondere ogni giorno alla chiamata di una pazza che si lamenta», ha continuato il presidente, che ha anche accusato la deputata di essersi spostata su posizioni di «estrema sinistra».«Il presidente Trump mi ha appena attaccato e ha mentito sul mio conto», ha replicato la diretta interessata, secondo cui l’inquilino della Casa Bianca si sarebbe adirato perché lei è tra i repubblicani che si sono espressi a favore della pubblicazione dei file di Jeffrey Epstein. «Ho sostenuto il presidente Trump con troppo del mio prezioso tempo, troppo del mio denaro, e ho lottato più duramente per lui anche quando quasi tutti gli altri repubblicani gli hanno voltato le spalle. Ma non venero né sono al servizio di Donald Trump. Adoro Dio, Gesù è il mio salvatore e servo il mio distretto in Georgia e il popolo americano», ha aggiunto. «C’è bisogno di una nuova via da seguire», ha anche detto ieri, puntando il dito contro quello che ha definito il «complesso politico-industriale».Salvo ripensamenti, la frattura tra Trump e la Greene sembra difficilmente sanabile. Il che è tanto più eclatante alla luce del fatto che, come accennato, la deputata è una storica sostenitrice dell’attuale presidente americano. Nel gennaio 2021, fu, per esempio, tra i parlamentari che votarono contro la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden. Tuttavia, da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, il rapporto tra i due si è man mano deteriorato.A giugno, la deputata ha criticato il presidente per aver ordinato gli attacchi ai siti nucleari iraniani. Il mese successivo, ha bollato come «genocidio» la crisi di Gaza. A inizio novembre, ha inoltre apertamente contestato Trump, dopo che quest’ultimo aveva dichiarato che i prezzi dei generi alimentari erano scesi. La tensione è riesplosa lunedì scorso, quando la Greene ha biasimato l’inquilino della Casa Bianca per la distensione da lui promossa con il presidente siriano, Ahmad Al Sharaa. In quell’occasione, si è lamentata anche del fatto che, a suo dire, Trump sarebbe troppo concentrato sulle questioni internazionali e non abbastanza sui problemi interni. Un altro punto di scontro ha riguardato gli immigrati altamente specializzati: se il presidente è aperto a incrementarli, la Greene si è mostrata fortemente ostile. Infine, come detto, si registrano fibrillazioni anche sui file di Epstein.Tuttavia, al di là delle questioni contingenti, il tema è strutturale. La lite di Trump con la Greene è in un certo senso speculare a quella che il presidente americano ebbe, alcuni mesi fa, con Elon Musk. Il Ceo di Tesla e la deputata della Georgia rappresentano infatti i due poli opposti del mondo Maga. Il primo incarna l’ala più vicina alle grandi imprese e agli apparati governativi (non dimentichiamo gli importanti appalti che SpaceX vanta con la Nasa e con il Pentagono); la seconda incarna invece l’anima più isolazionista, antisistema e attenta alla working class. Non è un caso che la Greene non apprezzasse l’apertura di Musk nei confronti degli immigrati altamente specializzati. È dunque chiaro come Trump si stia barcamenando tra questi due poli antitetici, rispetto a cui non gli è sempre facile elaborare una sintesi.E qui veniamo a due aspetti interessanti. Il primo è che, come spesso accaduto negli ultimi dodici mesi, il dibattito pubblico americano continua quasi interamente a svolgersi all’interno del mondo Maga, mentre il Partito democratico resta fondamentalmente marginale, oltreché perso nelle sue beghe intestine. In secondo luogo, è probabile che tale dialettica tra le galassie trumpiste, per quanto significativa, non esploderà in modo virulento nel breve termine: come ha fatto con Musk, Trump, almeno in teoria, potrebbe riappacificarsi anche con la Greene. Soprattutto dopo l’attentato di Butler, il presidente americano può infatti contare sul carisma della sua leadership: un elemento, questo, che lo aiuta a scongiurare fratture insanabili in seno al mondo Maga. Di contro, tale dialettica si acuirà prevedibilmente nel corso delle primarie presidenziali repubblicane del 2028, quando si dovrà decidere il successore dell’attuale inquilino della Casa Bianca. A quel punto, le due anime dell’universo Maga potrebbero arrivare a uno scontro veramente duro: uno scontro che inizia già lontanamente a delinearsi non soltanto nei rapporti altalenanti di Trump con Musk e la Greene ma anche nella nascente rivalità tra JD Vance e Marco Rubio in vista del 2028.
La caserma Tenente Francesco Lillo della Guardia di Finanza di Pavia (Ansa)
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