fine vita

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Lista d’attesa lunga per avere le cure: chiede l’eutanasia. E il Canada gliela dà
Iniezione letale (iStock)
Donna affetta da una patologia rara, ma non grave, si deprime per le tempistiche dell’operazione e ottiene l’ok al fine vita.

Una donna affetta da una malattia rara, ma tutt’altro che in fin di vita bensì semplicemente stanca di aspettare l’intervento chirurgico di cui avrebbe bisogno, arriva a chiedere - e ottiene - la morte assistita. Sembra assurdo che un caso simile possa esistere e, probabilmente, lo è. Peccato sia una storia vera: quella che vede suo malgrado protagonista Jolene Van Alstine, 37 anni, residente nella provincia canadese del Saskatchewan. La donna soffre da otto anni di iperparatiroidismo primario normocalcemico, una malattia paratiroidea molto rara ma curabile. Il punto è che nel Saskatchewan pare non ci siano chirurghi in grado di eseguire l’operazione di cui ha bisogno. Per questo, la trentasettenne deve essere indirizzata fuori provincia, ma non può ottenere un’indicazione senza prima essere visitata da un endocrinologo e - di quelli della sua zona, alcune decine - nessuno accetta nuovi pazienti.

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Suicidio assistito in coppia: la triste fine delle due gemelle Kessler
Getty Images
Alice ed Ellen sono morte a 89 anni nella loro casa di Grünwald, in Baviera. La «Bild»: «Scelta l’eutanasia». «Vogliamo andarcene nello stesso momento. Nessuna vuole stare senza l’altra», avevano detto un anno fa.


Inseparabili fino alla fine. Gemelle in tutto. Anche nell’ultimo atto: scegliere la morte, insieme. Alice ed Ellen Kessler sono state ritrovate ieri senza vita nella loro casa a Grünwald, vicino a Monaco di Baviera, dove vivevano in due appartamenti attigui, divisi da una parete scorrevole. Secondo il quotidiano Bild hanno fatto ricorso al suicidio assistito. Avevano compiuto 89 anni lo scorso 20 agosto. Gli agenti di polizia sono stati informati dopo che le due donne erano già decedute e quando sono arrivati non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. A determinate condizioni, la legge tedesca consente la pratica del suicidio assistito. Secondo indiscrezioni, la loro eredità andrà a Medici senza frontiere: «Non abbiamo parenti. Loro sono seri, rischiano la vita per gli altri», avevano dichiarato.

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Il Belgio si è sbarazzato di Siska, la giovane malata di depressione
Siska de Ruysscher (Facebook)
Praticata l’eutanasia alla ragazza che da anni lottava senza ricevere adeguate cure.

«Io sono il prodotto di un sistema fallimentare». È un reportage dall’Aldilà, è il grido di dolore di una giovane donna che poteva (doveva) essere salvata. È il testamento morale di Siska De Ruysscher, fiamminga, che a 26 anni è stata uccisa dalla cultura dell’eutanasia. E che lascia una lettera (sotto forma di post su Instagram) sulla quale medici allegri, psicologi intrisi di ideologia, attivisti frementi, politici pavidi, giudici al calduccio dentro la loro casta dovrebbero riflettere a lungo. Siska è morta domenica scorsa semplicemente perché il sistema sanitario belga, che ha pianificato il suicidio assistito come se fosse una semplice sequenza di passaggi tecnici, è privo di retromarcia, di paracadute, in definitiva di umanità.

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Nel Belgio che ammazza i giovani sani, il sistema stermina anziani e neonati
Siska De Ruysscher @Instagram
Siska De Ruysscher, la ventiseienne in attesa di eutanasia, svela dettagli terrificanti: «Un esperto mi disse di gettarmi dal ponte». L’omicidio di Stato in 20 anni ha fatto segnare un’impennata del 1.440 per cento.
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Suicidio assistito, in agguato a destra la solita tentazione del male minore
iStock
Esponenti della maggioranza vogliono una legge che fissi dei paletti, ma è un’illusione.
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