2025-10-09
Piazze devastate, «vaffa» al ministro. Ecco la «resistenza» targata pro Pal
Scontri a Bologna durante il corteo non autorizzato dei pro Pal (Ansa)
A Siena gli insulti alla Bernini diventano un caso: tocca al rettore decidere se denunciare o meno gli studenti. Ieri ancora cortei e tensioni nelle città: a Roma gli slogan «Israele terrorista» e «Giorgia Meloni vattene».Sarà il rettore dell’ateneo di Siena, Roberto Di Pietra, a decidere se procede o meno con una denuncia per le contestazioni da parte di un gruppo di studenti pro Pal alla ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, durante una visita. Secondo quanto si apprende, il prefetto Valerio Massimo Romeo ha contattato il ministro Bernini per verificare la volontà di procedere, in quanto persona offesa, a denunciare gli insulti ricevuti all’interno del rettorato dell’ateneo di Siena dove si era recata per salutare otto studenti palestinesi, dei 39 arrivati arrivati in Italia attraverso il primo corridoio universitario.Prefetto e ministro avrebbero condiviso l’opportunità di sottoporre la questione al rettore Di Pietra, in qualità di responsabile dell’ordine e della sicurezza all’interno dell’ateneo. Secondo il prefetto Romeo, presente in ateneo al momento dei fatti e quindi tenuto a intervenire, le offensive contestazioni a Bernini potrebbero configurare il reato previsto dall’articolo 342 del Codice penale ovvero «Oltraggio a un corpo politico, amministrativo o giudiziario». «Quello che è accaduto a Siena non offende me, ma gli studenti palestinesi che hanno trovato casa nelle nostre università e l’intera comunità accademica. A loro voglio dire con forza che questo non è il vero volto dell’università italiana», ha detto ieri Bernini in un video diffuso sui suoi canali social con cui risponde agli esagitati pro Pal che l’avevano accolta gridando «Vergogna, vergogna» insieme a un po’ di parolacce a a striscioni con su scritto «La solita passerella di chi ha la coscienza sporca». Tutto registrato nel video in cui si sente anche la Bernini che invita i manifestanti, «Venite su, Venite su» indicando la sala del rettorato mentre i contestatori gridavano «Bernini vaffanculo».Alle immagini del video, la Bernini affianca un testo molto chiaro: «Quello che è accaduto a Siena non offende me, ma gli studenti palestinesi che hanno trovato casa nelle nostre università e l’intera comunità accademica. A loro voglio dire con forza che questo non è il vero volto dell’università italiana. Il volto degli atenei del nostro Paese è quello della generosità, dell’altruismo e dell’accoglienza con cui siete stati ricevuti; è quello di chi ha scelto di sostenervi in questo nuovo cammino», ha scritto la ministra. «Non mi lascio spaventare da slogan vuoti» ha aggiunto. «Questi insulti non cancellano quanto fatto a sostegno degli studenti palestinesi. Con il ministero degli Esteri, abbiamo aperto il primo corridoio universitario dalla Striscia di Gaza; abbiamo distribuito 39 borse di studio per studenti accolti in 15 università, garantendo mense, alloggi e corsi di lingua italiana. E andremo avanti. Quanto accaduto rafforza ancora di più la mia determinazione e il mio impegno a rendere l’università italiana un luogo sempre più aperto, giusto e capace di sostenere i sogni e le ambizioni di ogni studente». Insomma, il ministro Bernini sembra minimizzare le proteste in nome della libertà di espressione affermando che «per quanto mi riguarda è folclore, ho un grande rispetto per la libertà di manifestazione e di espressione del pensiero, l’ho sempre garantita e tutelata all’interno dell’università con un unico limite invalicabile, no alla violenza». A questo punto soltanto il rettore, che ieri ha stigmatizzato l’evento, potrà dire se gli atenei sono luoghi di studio, conoscenza e solidarietà oppure o no, ovvero se sono luoghi in cui c’è libertà d’insulto, da parte degli odiatori ideologici.Nel frattempo ieri il Senato accademico dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, nella prima riunione dall’insediamento nel nuovo rettore Marco Orlandi, ha approvato una mozione in cui si condanna «quello che sta accadendo a Gaza e le gravi violazioni dei diritti umani fondamentali e del diritto internazionale umanitario perpetrate dallo Stato di Israele» e, quindi, esorta «non sottoscrivere né rinnovare accordi con istituzioni direttamente coinvolte in questa gravi violazioni». Una decisione che ha mandato su tutte le furie il presidente della comunità ebraica, di Milano, Walker Meghnagi: «È una vergogna. Indubbiamente è antisemitismo, perché si va a colpire la popolazione israeliana normale, civile, ossia coloro che vengono qui a studiare, si tratta di uno scambio culturale che esiste da 60 anni. Questi non hanno nemmeno diritto a essere professori o nel consiglio dell’università».L’appello del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a «non macchiare» l’anniversario della strage del 7 ottobre, è rimasto inascoltato a Bologna e Torino dove è andata in scena la «resistenza» targata pro Pal. Centinaia di manifestanti, infatti, sono scesi in piazza in due manifestazioni non autorizzate. «Viva il 7 ottobre. Viva la resistenza», lo striscione di Bologna dove una ragazza è stata arrestata dalla polizia gli altri attivisti che sono stati fermati, sono stati rilasciati con una denuncia a piede libero. Il bilancio della serata ha registrato anche quattro giornalisti rimasti feriti e contusi durante i tafferugli, tra forze dell’ordine e manifestanti.Ieri altri cortei da Bologna a Roma, da Ferrara a Napoli, da Trieste a Genova, per rispondere all’appello «L’8 ottobre tutti in piazza» rilanciato sui canali social di Freedom Flotilla Coalition, Giovani palestinesi Italia, Movimento studenti palestinesi in Italia e Unione democratica arabo-palestinese. «Il 7 ottobre non è una ricorrenza, ora e sempre resistenza», è lo slogan scandito a Milano, mentre a Roma gli oltre 3.000 manifestanti hanno intonato «Israele terrorista» e «Giorgia Meloni vattene».
Francesca Albanese (Ansa)
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