2021-10-16
Un green pass, quattro autogol
È stato calpestato il diritto al lavoro. Si sono creati disagi ai cittadini. Si è provocato un danno all'economia. È stata sporcata l'immagine internazionale dell'Italia. Dal «New York Times» al «Financial Times», i principali media occidentali si interrogano sulla nostra svolta autoritaria. Fatta in assenza di un'emergenza sanitaria e con oltre l'80% di vaccinati La domanda è: perché? Il confronto è con la Cina, dove più di un miliardo di persone sono ora pienamente vaccinate, ma dove le autorità di Pechino non hanno avuto remore ad adottare una linea dura. In agosto, in almeno 12 città della Repubblica popolare, il governo ha avvisato i residenti che le persone non vaccinate sarebbero state punite se ritenute responsabili della diffusione di focolai. E siccome tutti i cinesi sanno che con il regime comunista di Xi Jinping non si scherza, e oltre a rischiare l'infezione si rischia la detenzione, se non la vita, la corsa al siero è stata immediata. Ma, osserva il grande quotidiano americano, «i governi democraticamente eletti devono bilanciare le esigenze di salute pubblica con le preoccupazioni per le libertà civili e quelle di realtà politica». Insomma, non siamo la Cina. E nemmeno l'Arabia Saudita, dove basta che il principe Bin Salman muova un sopracciglio per decidere cosa debba fare e quanta libertà abbia un suddito, Arabia che peraltro ieri ha annunciato la revoca dei provvedimenti tassativi. L'obbligo del green pass, scrive sempre il New York Times, dovrà anche fronteggiare aspetti costituzionali, ma il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il suo governo dicono di essere fiduciosi che la Consulta non cancellerà né rivedrà la norma.Ma a stupirsi non è solo la gloriosa testata Usa. In pratica, tutta la stampa internazionale, dal Financial Times al Los Angeles Times, ieri si è occupata di noi e della decisione di infischiarsene di alcuni articoli della nostra Costituzione, a cominciare dal primo, quello in cui si recita che la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, impegnandosi a «promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto». Certo, da ieri è difficile sostenere che lo Stato promuova le condizioni perché il diritto al lavoro sia effettivo. Non che questo sia una sorpresa: da sempre l'articolo 1 è più una dichiarazione di principio che una promessa concreta. Del resto, a poter garantire il lavoro non può essere il governo, a meno di trasformarci in un regime comunista che se ne fa un baffo delle regole di mercato e anche di qualcos'altro. Tuttavia, noi non pretendiamo che lo Stato dia a tutti i cittadini un posto di lavoro e uno stipendio, ma almeno che non lo tolga per legge. Tra le persone che hanno protestato ieri, forse ci sarà stata una quota di irriducibili e inguaribili contestatori, di Forza nuova o dei centri sociali, ma è indubbio che la stragrande maggioranza fosse fatta di persone normali, che per paura o per convincimento hanno ritenuto di non doversi vaccinare. Una percentuale di no vax esiste in ogni Paese e da Berlino a Parigi si sono registrate manifestazioni di protesta contro le limitazioni introdotte in alcuni settori. Tuttavia, a nessun governo democratico è venuto in mente di estendere un provvedimento come il certificato vaccinale per poter lavorare, cioè di privare della retribuzione le persone che non hanno inteso vaccinarsi, perché una misura del genere è stata ritenuta una prevaricazione dei diritti della persona. Si può discutere e dubitare delle ragioni che inducono qualcuno a non accettare un'iniezione che riduce i rischi di ammalarsi, ma sottoporre una persona in grado di intendere e di volere a un trattamento sanitario obbligatorio, è qualcosa che invade la sfera della libertà degli individui, a meno che si pensi che nel nostro Paese ci sono milioni di italiani non in grado di intendere e di volere. Lo so che qualcuno obietta che esiste anche la libertà delle altre persone, ovvero dei vaccinati, i quali non hanno intenzione di essere infettati da chi non si è immunizzato e non hanno voglia di subire limitazioni alla propria vita sociale per colpa di altri. A parte che ciò prova come il siero non garantisca di non ammalarsi, in quanto si può essere contagiati e contagiare, ma a rischiare di più in questo caso sono le persone non vaccinate. Queste però costano molto alla collettività, si eccepisce, e costerebbero anche di più se lo Stato, per rispettare il loro volere, si facesse carico dei tamponi. Sì, ma anche i vaccini non sono gratis: tra seconde e terze dosi abbiamo speso una fortuna. E poi, diciamoci la verità, come può uno Stato non riconoscere i tamponi quando ha buttato una montagna di soldi in mascherine farlocche e banchi a rotelle inutili?A prescindere da ciò e dai disagi che, a causa delle proteste, inevitabilmente si scaricheranno sulla testa degli italiani, vaccinati o no, che senso ha un braccio di ferro contro chi non ha il green pass quando più dell'85% delle persone maggiori di 12 anni ha ricevuto almeno una dose e quasi l'81% è completamente vaccinato? Siamo tra i grandi Paesi europei più avanti di tutti, perché si vuole conquistare anche il primato di chi vìola le libertà di curarsi pur non essendoci alcuna emergenza?
Ecco #DimmiLaVerità del 31 ottobre 2025. Ospite il senatore di FdI Guido Castelli. L'argomento del giorno è: " I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale"
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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