2025-11-26
Il Papa: «Il sesso coniugale rafforza l’amore»
La nota del Vaticano «Una caro. Elogio della monogamia» sottolinea che il matrimonio è un’unione esclusiva tra uomo e donna. La sessualità, spiega inoltre il documento, non serve solo alla procreazione, ma arricchisce il rapporto indissolubile degli sposi.Se i matrimoni ormai si fanno superare dai divorzi e le libere unioni crescono a vista d’occhio, ecco che l’ex Sant’Uffizio pubblica una nota dedicata alla monogamia. Questa volta Oltretevere vanno decisamente controcorrente, come si legge anche nel testo di Una caro (Una sola carne). Elogio della monogamia, la nota dottrinale sul valore del matrimonio come unione esclusiva e appartenenza reciproca del dicastero per la Dottrina della fede. Firmata dal prefetto cardinale Victor Manuel Fernandez, la nota, sottoscritta anche da papa Leone XIV, è stata presentata ieri in Vaticano dal prefetto stesso, da monsignor Armando Matteo, segretario per la Sezione dottrinale del medesimo dicastero, e dalla professoressa Giuseppina De Simone, docente presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale.La nota, decisamente corposa, viste le quasi 40 pagine, sembra tornare a un passo consueto dopo anni di sottolineature pastorali rivolte a modalità differenti di vita affettiva: vuole soffermarsi in particolare su una delle due proprietà che il Codice di Diritto canonico individua per il matrimonio, l’unità, che può essere «definita come l’unione unica ed esclusiva tra una sola donna e un solo uomo o, in altre parole, come l’appartenenza reciproca dei due, che non può essere condivisa con altri». Da una parte la genesi del documento si trova remotamente tra i tavoli delle discussioni del doppio sinodo sulla famiglia del 2014 e 2015 (in particolare su richiesta dei padri africani sulla poligamia), ma anche «sulla constatazione che diverse forme pubbliche di unione non monogama - a volte chiamate «poliamore» - stanno crescendo in Occidente». Il cardine è l’approfondimento sul valore della monogamia, perché, si legge, «la questione è intimamente legata al fine unitivo della sessualità, che non si riduce a garantire la procreazione, ma aiuta l’arricchimento e il rafforzamento dell’unione unica ed esclusiva e del sentimento di appartenenza reciproca». La sottolineatura è rivolta appunto alla dimensione unitiva della sessualità che, nella dottrina cristiana, è sempre accompagnata da quella procreativa, in una connessione inscindibile, come insegnò papa Paolo VI nella celebre enciclica Humanae vitae (1968).Citando papa Francesco, il documento sottolinea che «Dio stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso», qualcosa che ha a che fare con la donazione personale. E San Tommaso d’Aquino spiega tutto questo molto bene «quando ricorda che «la natura ha legato il piacere alle funzioni necessarie per la vita dell’uomo» e che colui che lo rifiutasse, «al punto di trascurare ciò che è necessario per la conservazione della natura, commetterebbe peccato, violando così l’ordine naturale». A orecchie poco attente sembra quasi strano, ma la Chiesa invita a far sesso. Non qualunque e comunque; «la sessualità come azione di tutto l’essere umano, nella sua corporeità e interiorità, grazie anche al potere trasfigurante della carità, significa che essa non è vissuta passivamente, come un semplice lasciarsi trasportare dagli impulsi, ma come l’azione della persona che sceglie di unirsi pienamente all’altro».Alla base dell’unità del matrimonio c’è il rispetto della prima dimensione della sessualità umana che richiede che alla persona propria e dell’altro sia dato ciò che è dovuto: il riconoscimento della sua preziosità. Si tratta dell’unicità dell’altro e quindi insostituibilità: «tuo/tua per sempre», poiché nessun altro può prendere il tuo posto. Che è la definizione stessa del matrimonio monogamico e indissolubile nella sua intima essenza etica.La Nota Una caro, che sul tema fa un excursus biblico, di teologi cristiani, del magistero dei Papi e persino dei poeti, riporta anche il pensiero di Alice von Hildebrand, nata Jourdain, moglie di Dietrich, che «sostiene che la realizzazione piena dell’umanità si può raggiungere solo nell’unione tra uomo e donna, la «divina invenzione»: «non solo Lui [Dio] ha fatto l’uomo composto di anima e corpo - una realtà spirituale e una materiale - ma, oltre a ciò, per coronare questa complessità, «maschio e femmina li ha creati». Chiaramente, la pienezza della natura umana si trova nell’unione perfetta tra uomo e donna». L’unione tra i coniugi, si legge nella Nota, «poiché è un’unione tra due persone che hanno esattamente la stessa dignità e gli stessi diritti, […] esige quell’esclusività che impedisce all’altro di essere relativizzato nel suo valore unico e di essere usato solo come mezzo tra gli altri per soddisfare dei bisogni. Questa è la verità della monogamia che la Chiesa legge nella Scrittura, quando afferma che da due diventano “una sola carne”». In tempi di Onlyfans, sesso poliamoroso, gender fluid e denatalità diffusa, ma anche di tristi separazioni e tremendi costi sociali, di creatività giuridica su unioni para-matrimoniali, nonché violenze e incomprensioni, questa «verità della monogamia» ha il sapore dolce-amaro delle parole che mettono il dito nella piaga. Quella che nessuno vuol vedere. Quella che il catechismo della Chiesa Cattolica, non da ieri, spiega così: «La poligamia è contraria a questa pari dignità e all’amore coniugale che è unico ed esclusivo». E che «l’amore coniugale esige dagli sposi, per sua stessa natura, una fedeltà inviolabile. È questa la conseguenza del dono di sé stessi che gli sposi si fanno l’uno all’altro».
«Sono molto soddisfatta dell’approvazione all’unanimità in Parlamento del disegno di legge del governo che introduce il reato di femminicidio. È un segnale importante di coesione della politica contro la barbarie della violenza sulle donne. Aggiungiamo uno strumento in più a quelli che avevamo già previsto».
Lo afferma in un video il premier Giorgia Meloni, commentando il via libera definitivo alla Camera del ddl sui femminicidi.
Il presidente del Consiglio ricorda poi gli altri interventi, che vanno dal «rafforzamento del Codice Rosso» al raddoppio delle risorse «per i centri antiviolenza e per le case rifugio».
«Sono passi concreti che ovviamente non bastano, ma dobbiamo continuare a fare ogni giorno di più per difendere la libertà e la dignità di ogni donna».