2021-07-19
Giovanni Favia: «Pace armata nel Movimento. Chi ne approfitterà è Di Maio»
Il primo espulso dal M5s: «Conte ha sfruttato il Covid e ora vuole un partito piddino per prendersi i voti dem. I 5 stelle sono una telenovela: stupisce abbiano ancora il 15%»Giovanni Favia ha un record: fu il primo espulso eccellente dal Movimento 5 stelle. Era il 12 dicembre 2012. Da allora, ne è passata di acqua sotto ai ponti. Il M5s ha avuto il tempo di diventare il primo partito italiano, di incoronare il premier per caso, Giuseppe Conte, di governare prima con la Lega e poi con il Pd e, infine, di precipitare nei sondaggi al 15%, dopo la lite tra l’ex premier e il fondatore-garante-Elevato, Beppe Grillo.Ora, pace è fatta. Pace autentica o pace armata?«Pace armata».Perché?«Entrambi vogliono comandare. Anche se quello che ha più interessi è Conte».In che senso?«Vuole il posto che era di Luigi Di Maio, ma con più poteri di quanti non ne avesse Di Maio». Dice?«Comunque, conoscendo i caratteri di queste persone, è molto probabile che gli screzi riemergano, prima o poi. Solo che lei mi sta chiedendo un commento politico». Che male c’è?«Qui la politica non c’entra più niente. Siamo oltre la politica. Siamo alla telenovela».Siamo passati dallo streaming agli accordicchi in trattoria.«Già da tempo. Lo streaming era un feticcio per i pecoroni, cui è stato venduto il finto sogno della trasparenza e dell’iperdemocrazia. In realtà, i 5 stelle hanno prodotto opacità e dittatura, nascondendosi dietro l’onestà, il taglio degli stipendi, il fatto di chiamare portavoce un segretario di partito».In caso si riacutizzasse lo scontro, chi, tra Conte e Grillo, sarebbe più attrezzato per vincerlo?«Mi pare sia gente pronta ad adire le vie legali. Conte, essendo un avvocato, è più preparato. Si giocherà tutto su accenti e virgole. Tra l’altro, lo Statuto, fino all’altro ieri, era sconosciuto. E parlavano di trasparenza…».Lei, però, ha detto che dal «patto della spigola» escono tutti e due perdenti. Come mai?«Be’, Grillo è abituato a essere un sovrano assoluto. E Conte voleva fare filotto. Nessuno dei due è riuscito a ottenere quello che voleva. Ma quello che perde di più è il Movimento 5 stelle, ridotto a un piccolo brand logorato, appeso alla popolarità di Conte».È popolare davvero, Conte?«Si è costruito un suo profilo con le falsità, strumentalizzando la pandemia e il suo ruolo istituzionale. Si ricorda le dirette su Facebook, il paternalismo, il dire le cose a seconda di come tirava il vento?».Chi se li scorda?«Loro usano i social per catturare gli umori. Quando si accorgono che un umore è preponderante tra i piccoli influencer del Web, che danno vita alle mode, ci si tuffano».Opportunismo o senso della strategia? «Diciamo che si tratta di un Movimento-vento, che mira solo a ottenere il potere. E in democrazia, per conquistare il potere, devi gestire il consenso. Conte vuol far questo: esaltare il suo ego raccontando una serie di bugie».Tipo?«Giurò che la sua parentesi politica sarebbe finita con il primo governo. Si dichiarò orgogliosamente populista. Poi è diventato europeista. È tutto e niente, perché va dove tira il vento». Non le pare che gli attriti con Grillo siano scaturiti anche da una divisione sui rapporti con i dem? Conte sembra più disposto a liquefare il M5s nel Pd.«Grillo è capace di dirti una cosa oggi e smentirla tra sei mesi. Non ha identità politica. Conte sa che il Pd, che oggi occupa il terreno più comodo, quello del politicamente corretto, è un partito debole, che ha difficoltà a guadagnare consensi. E quindi, ingannando l’elettorato di sinistra, vuole prendersi quello spazio». Si spieghi meglio.«Insomma, vuol far diventare il Movimento 5 stelle piddino per annientare il Pd. Anche con un abbraccio del cobra, perché sa che, alleandosi con il Pd, sarà coperto: con l’Europa, con la magistratura… E poi, il populismo di sinistra è quello più facile per un personaggio pubblico».Che significa?«Se dici: “Viva il ddl Zan”, tutti ti applaudono. I 5 stelle si siedono alla tavola dello spirito del tempo. E intanto magnano, banchettano».Addirittura?«Da questo punto di vista, non c’è differenza tra Conte e Grillo. Grillo è solo più istrionico, imprevedibile: si può svegliar male una mattina e ribaltare il banco. In un certo senso, è più 5 stelle, mentre Conte è pompiere».Di Maio si era accreditato come mediatore tra i due. Sincero?«“Di Maio” e “sincero” sono due parole che non possono andare assieme: è un ossimoro. Lui è il Movimento 5 stelle incravattato. È stato il primo a incravattarsi».Quindi?«In tempi non sospetti, dissi che dello scontro tra Conte e Grillo si sarebbe avvantaggiato proprio Di Maio. Essendo quello un po’ più scaltro politicamente, si è rafforzato».I sondaggi, per il M5s, sono impietosi. L’effetto Conte che fine ha fatto?«In realtà, io mi meraviglio che stiano al 15%. Sono incredulo. Amo il mio Paese, ma a volte mi vengon dei moti…».Ovvero?«Come fa il 15% degli elettori a dare fiducia a questi qua? Effettivamente, temo sia l’effetto “bimbe di Conte”, quel meccanismo che s’è creato durante la pandemia».Quindi, tutto sommato, i 5 stelle tengono botta?«Il punto è che la grande onda gialla, che stava creando scompiglio in Italia, di cui tutto il mondo parlava, e che sarebbe potuta andare al governo da sola, si è esaurita da un pezzo».Come avrebbero mai potuto governare da soli, i grillini?«Saltando un giro per massimizzare il consenso. Era l’idea di Alessandro Di Battista. Stare fuori un turno, fingendo, come Veltroni, di andare in Sudamerica, per poi rientrare».E invece?«Di Maio l’ha buggerato, stipulando il patto con la Lega, per soddisfare la sua fame di andare al governo. Questo ha permesso a lui di diventare ministro di qualsiasi cosa, ma ha tolto al Movimento la carica rivoluzionaria che, in una terza elezione, l’avrebbe portato davvero al trionfo».Il risultato è quello che vediamo oggi?«Il risultato è che i 5 stelle sono stati sconfitti dal sistema, che li ha assorbiti, digeriti e ora li sta cagando fuori». In tal caso, non è il caso di chiederle cosa rimane…«Non rimane nulla. Oggi, il M5s ha le stesse posizioni del Pd su tutto. È solo più populista. È uno strumento per garantire le carriere».È per questo che uno dei temi dibattuti, a proposito dello Statuto, era il vincolo del doppio mandato?«Lo spirito originario era di fare politica massimo per dieci anni. Questi, comunque, anche se perdessero il posto, entrerebbero negli staff dei nuovi eletti o nelle società parastatali. Resteranno a stipendio pubblico per anni, eh».Il nuovo slogan è «pensiamo al 2050»…(Risata fragorosa) «Sì. Ovvero, pensiamo a magnare fino al 2050…».Ma chi si salva in questo Movimento? Uno ci sarà.«No, nessuno».Nemmeno Dibba?«No. “Cuore di panna” è un miracolato pure lui. Fa il Che Guevara de noantri, il che è insopportabile, anche perché ha un background di destra. Chi ha un po’ di esperienza, si accorge subito che è finto persino quando s’indigna».Però, è l’unico che si è opposto alla deriva poltronista del M5s.«Ha salvato un po’ la faccia, ma non aveva nulla da perdere: non aveva nemmeno un incarico».Ribaltiamo la domanda, allora: chi è il peggiore?«Conte. Peggio anche di Di Maio, che pure è l’emblema del decadimento del Movimento».Perché?«È il più coerente, nel suo essersi democristianizzato. È della stessa pasta degli altri, ma almeno non indossa più una maschera».
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».