Mattarella perdona uno scafista. Grazierà pure il gioielliere Roggero?

Regalo di Natale da parte di Sergio Mattarella a uno scafista: condannato a 30 anni di carcere per il naufragio di un’imbarcazione in cui morirono 49 persone, Abdelkarim Alla F. Hamad è stato graziato. I fatti risalgono a Ferragosto di dieci anni fa: la barca carica di migranti salpò da Sabratha, ma quando arrivò sulle nostre coste nella stiva i soccorritori trovarono 49 cadaveri. Rinchiusi là sotto, molti morirono asfissiati. I sopravvissuti accusarono otto persone di aver organizzato il viaggio e tra questi l’ex giocatore libico Aldelkarim Alla F. Hamad. I giudici lo condannarono insieme ai suoi compagni per concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione, appioppandogli in tutto 30 anni di carcere. Del suo caso in passato si era occupata anche Rai 3, raccontando la sua storia e quella di chi era partito con lui e dando conto della battaglia per la revisione del processo.
I giudici, a cui i legali si rivolsero, però non hanno trovato una buona ragione per rivedere il giudizio, confermando la sentenza. Il tribunale, infatti, ha ritenuto Abdelkarim colpevole di aver fatto parte dell’equipaggio che governò l’imbarcazione e quindi lo hanno condannato in quanto «sodale della rete criminale che organizzò il viaggio». Insomma, per la legge italiana era ed è uno scafista. Però per Mattarella il giovanotto è da perdonare.
Dunque, ecco arrivare la grazia del Quirinale, con parere favorevole del ministro della Giustizia, «in ragione della giovane età del condannato al momento del fatto e della circostanza che nel lungo periodo di detenzione lo stesso ha dato prova di un proficuo percorso di recupero». Del resto, era la strada indicata perfino dalla Corte d’Appello di Messina che, nel rigettare l’istanza di revisione per ragioni processuali, aveva fatto espressamente cenno al solo modo di ridurre la pena: ovvero l’istituto della grazia. Perché i magistrati, nel confermare una sentenza, debbano indicare la via per ridurre o commutare la pena è un mistero. E misteriosa resta anche la ragione della decisione del Colle.
Dietro le sbarre ci sono persone che hanno commesso reati, anche gravi, in giovane età, ma non sempre, anzi quasi mai, trovano la comprensione del presidente della Repubblica. Può darsi che Abdelkarim Alla F. Hamad abbia davvero intrapreso un percorso di recupero, dando prova di essere cambiato, come recita il comunicato del Quirinale. Tuttavia, per consentire di allentare le misure di detenzione esiste già la legge Gozzini, che ai detenuti che si comportano bene riconosce una serie di benefici, accorciando il periodo in cella e concedendo permessi e lavori all’esterno del carcere. Insomma, in un periodo in cui l’immigrazione desta seria preoccupazione fra gli italiani, in particolare quella in arrivo dall’Africa, c’era proprio bisogno di premiare uno scafista?
Probabilmente in vista del Natale Mattarella avrà sentito l’esigenza di un gesto di misericordia. Ma chissà perché ha scelto proprio un migrante e per di più condannato per concorso nell’omicidio di 49 persone. Ci avesse fatto un fischio avremmo trovato altri detenuti che soffrono e altri condannati che hanno dato segni di ravvedimento e di volersi reinserire nella società dopo aver espiato parte della pena.
Tuttavia, la decisione ormai è presa e non si può certo tornare indietro. Per il futuro però ci permettiamo un suggerimento: la Corte d’Appello ha di recente condannato a 14 anni e 9 mesi di carcere Mario Roggero, il gioielliere che a Grinzane Cavour reagì uccidendo due rapinatori e ferendone un terzo. Nel suo caso non c’è la giovane età a giocare a favore ma semmai l’età avanzata. Se la condanna venisse confermata in Cassazione, per il commerciante piemontese a 72 anni si aprirebbero le porte del carcere. Posso assicurare che l’uomo ha già pagato il suo debito con la giustizia, perché le sentenze lo hanno spogliato di quasi tutti i suoi averi, consegnando i risparmi di una vita di lavoro ai famigliari dei rapinatori a titolo di risarcimento. Di certo Roggero è persona che, se lasciata in libertà, si reinserirebbe nella società civile, senza dare alcun problema alla comunità dove vive. Dunque, se la grazia deve servire a rimettere ordine e fare un po’ di giustizia, non c’è miglior provvedimento di quello che un domani cancelli la pena inflitta a Roggero. Non è cosa da decidersi ora, perché c’è sempre la Cassazione che potrebbe rimediare all’errore di mandare in galera un brav’uomo. Però, nei panni di Mattarella, ci penserei.






