
La rotta ostinata e contraria di Sergio Mattarella nei confronti dell’attività di governo è sotto i nostri occhi una volta diradata la nebbia della narrazione ossequiosa e compiacente. La concessione della grazia ad Abdelkarim Alla F. Hamad, lo scafista condannato a 30 anni per concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione per fatti avvenuti nel 2015 (49 persone trovate morte in un barcone diretto a Lampedusa) è l’ultimo di una serie di atti del capo dello Stato in contrasto con la linea di Giorgia Meloni. Che, all’indomani della tragedia di Cutro, aveva urlato: «Cercheremo gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo».
Tra Quirinale e Palazzo Chigi siamo alle divergenze parallele, dove il parallelismo è solo temporale, nel senso che l’inquilino del Colle più alto fa un uso sagace della tempistica per esprimere orientamenti opposti. Se il governo allenta le misure contro il Covid interviene sottolineando che non bisogna cantare vittoria. Se Palazzo Chigi disegna la proposta del premierato forte, il capo dello Stato si presenta a sorpresa al Festival di Sanremo per applaudire Roberto Benigni che inneggia all’intoccabilità della Costituzione più bella del mondo. Si potrebbe continuare, senza dimenticare i silenzi del presidente quando si tratterebbe di difendere il governo dalle ingerenze delle Procure o dagli attacchi di leader stranieri. Tutti insieme, silenzi, interventi a contrasto e ingerenze, configurano nel comportamento proattivo del secondo mandato di Mattarella una sorta di semipresidenzialismo ibrido. Mentre infatti con il governo di Mario Draghi, e prima con quello di Giuseppe Conte, l’attivismo dell’arbitro del Quirinale era improntato a un accompagnamento condiscendente, da garante della maggioranza, ora l’agenda del Quirinale sembra quella del capo dell’opposizione.
21 dicembre 2023
Sono passate poche ore dall’intervento di Elon Musk ad Atreju che, davanti alle alte cariche dello Stato invitate al Quirinale per gli auguri di Natale, Mattarella inaugura la sua personale battaglia contro il patron di Space X, Starlink e Tesla. In quei giorni la tecnologia satellitare Starlink è candidata a implementare il nostro sistema delle comunicazioni e di difesa, ma Mattarella stigmatizza, senza citare Musk, «oligarchi di diversa estrazione (che, ndr) si sfidano nell’esplorazione sottomarina, in nuove missioni spaziali, nella messa a punto di costosissimi sistemi satellitari (con implicazioni militari) e nel controllo di piattaforme di comunicazione social, agendo, sempre più spesso, come veri e propri contropoteri». Con la consulenza del segretario del Consiglio supremo di Difesa Francesco Saverio Garofani che propende per la tecnologia Eutelsat supportata dalla Francia, il negoziato per Starlink naufraga.
24 febbraio 2024
Dopo gli scontri a Pisa tra attivisti pro Pal che manifestano in un corteo non autorizzato e le forze di polizia che fanno ricorso all’uso dei manganelli, l’ufficio stampa del Quirinale dirama una telefonata del capo dello Stato al ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, nella quale afferma che «quei manganelli esprimono un fallimento» e che «l’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni». È una critica energica al ministro e una scelta di campo pro-pro Pal. Nei giorni a seguire si intensificano gli attacchi, Maurizio Landini in testa, alle Forze dell’ordine e al governo.
6 novembre 2024
Donald Trump vince le elezioni americane, ma quel giorno, insieme a Romano Prodi, Jaki Elkann, Pierferdinando Casini e Antonio Tajani, Sergio Mattarella è a Pechino in visita ufficiale alla Repubblica popolare cinese. La tempistica non è felicissima, Xi Jinping è l’avversario numero uno del nuovo presidente americano. Certamente la visita era programmata da tempo, forse nell’intento di riattivare la Via della seta e forse al Quirinale si scommetteva sulla vittoria di Kamala Harris. Nell’occasione la Fondazione Agnelli assegna a Prodi una cattedra di «Studi italiani» presso l’università Beida di Pechino dove, nella lectio magistralis, il capo dello Stato tiene un discorso franco, perché «fra amici» non ci devono essere «veli», e incoraggia «a intensificare il più possibile i già eccellenti rapporti tra Cina e Italia».
14 novembre 2024
Nuovo capitolo dello scontro con mister Tesla. Musk definisce «inaccettabile» l’intervento della procura di Roma contro l’uso dei Cpr in Albania e in un post si chiede: «Il popolo italiano vive in una democrazia o è un’autocrazia non eletta a prendere le decisione?». Dall’alto della sua carica, contro quello che è un semplice cittadino, il Quirinale replica che «l’Italia è un Paese democratico… che sa badare a sé stesso, nel rispetto della sua Costituzione» (a sua volta Musk si appella alla libertà di espressione «protetta dal Primo emendamento degli Stati Uniti e dalla Costituzione italiana»).
5 febbraio 2025
Ricevendo la laurea honoris causa a Marsiglia, Mattarella tiene uno dei discorsi più aggressivi del secondo mandato. Dopo aver rinverdito gli attacchi a Musk parlando di «figure di neo-feudatari del Terzo millennio… che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica… quasi usurpatori delle sovranità democratiche», paragona l’invasione ucraina della Russia al comportamento del Terzo Reich. «La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938… Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi?», si chiede Mattarella. Prima di concludere: «Anziché la cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura». Il 14 febbraio la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova contrattacca definendo «parallelismi storici infondati e falsi» ed «elucubrazioni blasfeme» le parole del nostro presidente, confortato nell’occasione dalla solidarietà di tutte le cariche dello Stato.
17 ottobre 2025
Alla cerimonia di consegna delle Stelle al merito del lavoro il capo dello Stato parla dei livelli retributivi nel settore pubblico e privato. Ma, visto che i contratti dei dipendenti pubblici (insegnanti, ferrovieri, agenti di polizia, eccetera) sono stati rinnovati, invece di rivolgersi a Confindustria e sindacati, estende l’allarme chiamando in causa la guida del Paese: «Il lavoro oggi procede a velocità diverse. Si creano diaframmi tra categorie, tra generazioni, tra lavoratori e lavoratrici, tra italiani e stranieri, tra territori, tra chi fa uso di tecnologie avanzate e chi non è in condizioni di farlo». In pieno autunno caldo, mentre si susseguono gli scioperi e il governo lavora alla legge di bilancio, Mattarella getta benzina sul malcontento.
16 novembre 2025
Invitato dal presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, Mattarella parla al Bundestag, il Parlamento tedesco, in occasione della Giornata del lutto nazionale a 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. Due settimane prima, Donald Trump ha annunciato: «Con altri Paesi che testano armi nucleari, è appropriato che lo facciamo anche noi». Forse dimentico di essere nel Paese che ha riformato la Costituzione per destinare 1.000 miliardi al riarmo, il capo dello Stato attacca il presidente americano parlando dei «troppi dottor Stranamore che amano la bomba».
18 novembre 2025
La Verità rivela che in una cena in pubblico il segretario del Consiglio supremo di Difesa Francesco Saverio Garofani ha auspicato la creazione di «una grande lista civica nazionale» e «un provvidenziale scossone» che impedisca a Giorgia Meloni di vincere le elezioni del 2027 per poi influenzare la scelta del Quirinale del 2029. Il capo dei deputati di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami chiede che le ricostruzioni della Verità «siano smentite senza indugio». Ma dal Colle arriva una nota che fa da schermo al segretario del Csd: «Al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo». Il Quirinale si mostra sordo alle richieste di dimissioni del consigliere per la Difesa.
12 dicembre 2025
Mentre Bruxelles approva il congelamento dei 210 miliardi di asset russi accogliendo la posizione di Giorgia Meloni che spinge per cooperare con gli sforzi americani per il cessate il fuoco, il capo dello Stato afferma davanti al corpo diplomatico che «l’Italia sta con l’Ucraina». Nessun tentennamento o accenno all’uso molto improprio da parte dei più stretti collaboratori di Zelensky del denaro arrivato dall’Europa.
15 dicembre 2025
C’è attesa per il vertice di Berlino tra leader europei, Volodymyr Zelensky ed emissari della Casa Bianca per il cessate il fuoco tra Mosca e Kiev. L’obiettivo di Meloni è convincere gli alleati dell’Ue a evitare nuovi invii di armi all’Ucraina e a usare gli asset russi per finanziarla allo scopo di far progredire il dialogo con Putin. I margini di manovra sono risicati, ma quella mattina Mattarella parla agli ambasciatori e alle ambasciatrici in Italia. Dopo aver premesso che siamo davanti a «una disordinata e ingiustificata aggressione nei confronti della Unione europea», il capo dello Stato vellica indirettamente le ambizioni di Zelensky a proseguire la resistenza bellica, stigmatizzando «l’aberrante intendimento… di ridefinire con la forza gli equilibri e i confini in Europa». Inciampando nell’amnesia sul suo ruolo di vicepremier del governo D’Alema che nel marzo del 1999 ordinò il bombardamento di Belgrado senza l’autorizzazione dell’Onu.






