2021-12-18
La Capitaneria di porto smentisce la favola dei «buoni» di Open arms
Processo a Matteo Salvini a Palermo. L’ammiraglio Sergio Liardo evidenzia le contraddizioni della nave Ong: «Con tenacia rifiutò Tunisia, Malta e Spagna. A bordo oltre 150 persone invece delle 19 consentite. Migranti sempre assistiti».La nave vagò per il Mediterraneo dal 2 al 15 agosto 2019, ignorando le proposte di Madrid e di Malta e mettendo a rischio la salute dei migranti a bordo. Il tappo sulle mille contraddizioni del caso Open arms è saltato durante l’udienza di ieri a Palermo, appena si è accomodato davanti ai giudici l’ammiraglio Sergio Liardo, capo del terzo reparto del Corpo generale delle Capitanerie di porto. L’alto ufficiale, rispondendo alle domande dell’avvocato Giulia Bongiorno, che difende l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini (accusato di sequestro di persona e rifiuti di atti d’ufficio), ha spiegato che la nave iberica rifiutò di dirigersi in Tunisia, di sbarcare 39 immigrati a Malta e di fare rotta in Spagna (diniego ribadito in due occasioni). «La navigazione verso la Spagna», sono le parole di Liardo, «sarebbe durata quattro giorni, c’erano numerose persone a bordo. Ma si poteva chiedere assistenza». A questa condotta, stando sempre alla ricostruzione del testimone, bisogna aggiungere che la Ong non fornì dettagli sullo stato di salute delle singole persone a bordo. Dalla nave avrebbero chiesto di farle sbarcare tutte, ma esclusivamente in Italia. E ora che si apprende che dalla nave avrebbero pure mentito alle autorità, visto che fecero rotta per la Libia dopo aver comunicato, invece, che si sarebbero trattenuti a Lampedusa, l’impianto accusatorio sembra già sgretolarsi. L’elenco di contraddizioni, inoltre, è lungo: la nave avrebbe potuto accogliere a bordo solo 19 persone, ma ne caricò più di 150 in tre operazioni diverse. Particolare, questo, che si riscontra con la versione di Leandro Tringali, dell’Ufficio circondariale marittimo di Lampedusa, che ha spiegato: «L’imbarcazione aveva una capienza per 19 persone, ma a bordo ce ne erano più di cento». Il sequestro di persona? L’ammiraglio Liardo ha svelato che addirittura vennero consentite la rotazione dell’equipaggio e lo sbarco di chi realmente era in cattivo stato di salute. «I migranti», secondo Liardo, «sono sempre stati assistiti dal punto di vista della salute soprattutto. Quando c’erano esigenze particolari, venivano sbarcati senza alcun ritardo». Sullo scafo, infine, salirono senza problemi alcune autorità, come il sindaco di Lampedusa. «In seguito al decreto sicurezza bis», ha spiegato ancora l’ammiraglio, «fu emesso un decreto di interdizione di ingresso in acque territoriali firmato dal ministero dell’Interno, con firma anche del ministero alle Infrastrutture e del ministero alla Difesa».Salvini quindi agì in virtù sia dei decreti sicurezza, da poco approvati, che della linea politica attuata in quei mesi. Di comune accordo con il ministero delle Infrastrutture e con quello della Difesa, all’epoca guidati da Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. Gli strani movimenti della Open arms sono stati descritti anche dal capitano della Guardia di finanza Edoardo Anedda: «La nave ha fatto pendolamenti nello spazio di acque internazionali compreso tra Malta e Lampedusa in attesa di indicazioni, ma tecnicamente poteva raggiungere il proprio Stato di bandiera». E ancora: «In maniera ostinata l’imbarcazione si era messa in una condizione tale per cui o era Lampedusa o non poteva essere un altro porto». «Stando a quanto dichiarato da Anedda», hanno spiegato dalla difesa di Salvini, «dopo i primi due interventi di Open arms in acque libiche, la nave puntò verso l’Italia in modo arbitrario. Anedda aveva prodotto una informativa contestando il comportamento della Ong e ipotizzando il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per il capitano della Open arms e per il capo missione». E a confermare che una volta vicina a Lampedusa la nave spagnola era in sicurezza e che dal Viminale non ci furono forzature dopo aver appreso che Open arms non poteva dirigersi in altri porti (come quello di Trapani) a causa delle condizioni meteo, è stato un altro ammiraglio, Nunzio Martello, capo del reparto personale del Comando generale delle Capitanerie di porto. A bordo c’erano 147 migranti, approdati poi il 20 agosto a Lampedusa. Il sequestro del natante fu ordinato dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che aprì anche il fascicolo nei confronti di Salvini. Un caso molto simile a quello della Gregoretti, finito, però, subito in archivio a Catania. «Non ce l’ho con i giudici», ha commentato Salvini, «ce l’ho con quei politici della sinistra che non riuscendo a sconfiggere la Lega nella cabina elettorale o in Parlamento vorrebbero farlo in Tribunale a Palermo. Ma con me al governo erano dimezzati i morti e gli sbarchi. Ho fatto il mio dovere e invece di ringraziarmi sono a processo».Ma l’avvocato Bongiorno appare particolarmente soddisfatto: «Io credo che oggi è emerso in maniera nitida il fatto che c’era una linea condivisa di governo, con un documento firmato da tre ministri, che prevedeva il divieto di sbarco di Open arms e sono state individuate le ragioni di quel divieto». Non solo. La difesa di Salvini sottolinea che un teste «ha chiaramente fatto riferimento al fatto che la nave era in sicurezza e che aveva tutto ciò che serve per la salvaguardia e la tutela della salute dei migranti». La deduzione: «L’imputazione oggi crolla». La prossima udienza è fissata per il 21 gennaio e il protagonista sarà il comandante della Open arms, Marc Reig Creus.