«Le banche centrali non vivono su Marte, vivono in mezzo a noi, in mezzo all’economia, fatta di famiglie e imprese. Quindi, se scoppiano le guerre, non ci sono soltanto le sacre regole delle banche, c’è anche la valutazione della realtà come la vediamo». Lo ha detto Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, interpellato a margine dei lavori della Camera. Giorgetti è noto per una abituale sinteticità nelle sue dichiarazioni e non è particolarmente loquace. Del resto, uno che deve occuparsi dell’economia pubblica in Italia non può avere tempo per parlare molto, non fa in tempo a togliere le castagne dal fuoco. Se parlasse troppo le castagne medesime diventerebbero cenere di castagne.
Ma in quella breve dichiarazione Giorgetti è riuscito a sintetizzare gli elementi di base, i primi rudimenti di economia e di politiche monetarie che «Cristina Laguardia» (Christine Lagarde, ndr), da anni, ignora nel modo più assoluto. La suddetta signora, inadeguatamente presidente della Bce, o risponde a qualcuno - nel senso di qualche Stato membro -, o risponde alle tre regolette che ha imparato a memoria del regolamento della Bce stessa o, se risponde a sé stessa, la dimostrazione della sua incompetenza è purtroppo palese e devastante da quando ha iniziato il suo mandato, essendo stata tragicamente eletta. Nel teatro greco spesso accadeva che la comicità si trasformasse in tragedia, nel caso della signora «Laguardia» la tragedia si è trasformata in barzelletta, un po’ meno della comicità greca.
Giorgetti ha messo il dito sul punto fondamentale che dovrebbe guidare le politiche economiche europee, nonché la politica monetaria della Bce. Rileggiamo il punto fondamentale: «I banchieri non vivono su Marte, vivono in mezzo a noi, in mezzo all’economia, fatta di famiglie e imprese». Constatazione, concetti e giudizi inappellabili. Le famiglie offrono lavoro alle imprese e vengono remunerate attraverso i salari. Le famiglie acquistano, sul mercato dei beni e dei servizi, i prodotti e i servizi stessi creati dalle imprese. Se non funziona questo circolino l’economia non avanza e i Paesi non si sviluppano. «Laguardia» ha fatto l’esatto contrario. In nome di una sacra fedeltà ai principi del regolamento della Bce, che ha come primo obiettivo - sano - il mantenimento dell’inflazione bassa, non oltre il 2%, lo ha applicato non, come dice Giorgetti, considerando l’andamento dell’economia, stando in mezzo all’economia, ma fottendosene ampiamente (perché non la capisce) e andando contro le regole stesse dell’economia e cioè contro lo scambio economico tra famiglie e imprese, tra imprese e famiglie.
Ci permettiamo di rimandare ad un semplice schema che appare in questa pagina e che spiega, in termini semplici, il funzionamento dell’economia. E ci permettiamo di suggerire al ministro Giorgetti di tradurlo in varie lingue e di inviarlo ai membri della Commissione europea e della Banca centrale. E magari di inciderlo su di una targa lapidea tradotto in francese per «Laguardia» stessa.
L’esempio più drammatico delle sue politiche monetarie si è verificato quando, in piena crisi energetica ed economica, la signora ha aumentato a dismisura i tassi di interesse non capendo che si trattava di un’inflazione da costi di produzione e provocando così una crisi enorme nelle imprese e nelle famiglie, perché tra i costi di produzione delle imprese c’è il costo del credito, aumentato a dismisura a causa della sua folle decisione, e mettendo in ginocchio milioni di famiglie che avevano acceso un mutuo e che si sono trovate raddoppiate, se non di più, le rate mensili del medesimo. D’altra parte, c’è da considerare il nome del Comune natale del ministro Giorgetti, Cazzago Brabbia, comune che tra i suoi monumenti ha «Le ghiacciaie» risalenti alla fine del XVIII secolo, luogo nel quale potrebbe risiedere tranquillamente la signora Lagarde, non ovviamente con scopi omicidiari ma con scopi di progressivo congelamento, forse l’unico modo per evitare le sue fiammate di ingegno che rivelano un’intelligenza economica pari a zero.
Giorgetti ha affermato, nelle dichiarazioni rilasciate, che «sarà che le banche centrali debbono difendere determinati principi e determinati obiettivi, ma non è che vivono fuori dal mondo». Purtroppo, egregio ministro, questi signori hanno dimostrato di vivere esattamente fuori dal mondo, non so se su Marte, come ha detto lei, ma certamente con i piedi non piantati in questa terra dove, almeno fino ad oggi, andrebbero rispettate, nella legalità, le regole del mercato. La politica monetaria, come del resto le politiche economiche, dovrebbero essere guidate mantenendo i principi e la coscienza del funzionamento dell’economia, ma soprattutto adattarle secondo la sapienza di quella che i latini chiamavano «ars gubernandi», l’arte del governare o del governo.
Non a caso i latini la chiamarono «ars» perché non si tratta di applicare in modo stupidamente scolastico alcune regole, ma di adattarle di volta in volta alla situazione economica reale sempre riferendosi al principio dei principi che sta al cuore dell’economia, lo scambio tra i due soggetti fondamentali: le famiglie e le imprese. Tutto il resto è o ignoranza, o ideologia, o malafede. Le tre caratteristiche non sono incompatibili.