christine lagarde

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Fratelli d’Italia smonta le fake news: «Nessun conflitto con i Trattati»
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Giorgetti chiarisce con una lettera che l’emendamento non mira a falsare il bilancio.

Questa dovrebbe essere la volta buona. La Bce ha ricevuto la lettera del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che risponde alle richieste di chiarimento sulle finalità dell’emendamento alla legge di Bilancio presentato da Fratelli d’Italia, riguardante le riserve auree della Banca d’Italia. Secondo le indiscrezioni, nella missiva inviata alla presidente, Christine Lagarde, il ministro ha ribadito alcuni concetti chiave, ovvero che la disponibilità e gestione delle riserve auree del popolo italiano sono in capo alla Banca d’Italia e in conformità con i trattati europei ma appartengono al popolo italiano.

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Retribuzioni da sogno pure alla Bce. Lagarde intasca 38.841 euro al mese
Christine Lagarde (Ansa)
Il vizietto di alzarsi la busta paga non è un’esclusiva della Commissione. Il capo della Banca centrale ha deciso di aumentarsela del 4,7%. Per pagare tutto il personale servono addirittura 844 milioni di euro.

«La politica è sangue e merda», diceva il socialista Rino Formica descrivendo la natura spietata e pragmatica della pratica di governo e dell’amministrazione statale. Non aveva tutti i torti, considerando quanto sia dura e faticosa la ricerca di un punto d’incontro su interessi, ideologie e sistemi di potere spesso contrapposti, sia a livello nazionale che internazionale. C’è poi da dire che nell’arte del governare i politici ci mettono la faccia; non si può dire la stessa cosa dei tanti funzionari, grand commis e sherpa incaricati di elaborare le politiche, controllare l’attuazione della legislazione, effettuare analisi e fornire consulenza. Sono loro che svolgono un ruolo decisivo negli orientamenti economici e strategici degli Stati membri e che sussurrano alle orecchie dei leader politici, orientandoli verso l’una o l’altra decisione.

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Giorgetti rassicura Lagarde sull’oro: non uscirà dai caveau di Bankitalia
Giancarlo Giorgetti e Christine Lagarde (Ansa)
Lettera del Mef alla Bce dopo le critiche all’emendamento sulle riserve auree «di proprietà del popolo»: i lingotti non finanzieranno la spesa pubblica. Intanto il governo conferma più risorse per difesa e sicurezza.

Sono sempre le riserve auree della Banca d’Italia a tenere banco nella discussione sulla legge di bilancio. Dopo il nuovo altolà della Bce che è tornata a chiedere al governo di chiarire quale sia «la concreta finalità della proposta di disposizione rivista», il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è intervenuto a placare le acque garantendo a Francoforte l’invio di «tutti i chiarimenti necessari» e dicendosi «fiducioso che tutto si risolva».

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Lagarde esonda: stop diritto di veto sul fisco
Christine Lagarde (Ansa)
Madame Bce la fa fuori dal vaso partecipando alla battaglia politica contro l’unanimità. Che secondo lei frena i progressi dell’Unione. L’obiettivo? «Armonizzare le aliquote Iva». In altre parole, più tasse e meno sovranità nazionale degli Stati.

«L’Unione europea non funziona. Il suo modello di sviluppo è la causa della crisi. Io l’ho detto appena arrivata alla Banca centrale europea. Tanto che mi autocito. Il Consiglio europeo non dovrà più decidere all’unanimità. Ma a maggioranza qualificata. Insomma, ci vuole più Europa». Racchiudo fra virgolette con stile volutamente brutale la sintesi del discorso di Christine Lagarde all’European banking congress di Francoforte. Non ho esagerato, credetemi. Facciamo una doverosa premessa.

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Lagarde spudorata: «Parigi meglio di Roma»
Christine Lagarde (Ansa)
Nel consueto bollettino, gli economisti della Bce (a guida francese) parlano di una Ue a due velocità trainata dalla crescita del Pil di Macron & C. Non citano la crisi politica più grave degli ultimi 70 anni, deficit fuori controllo, tagli al rating e spread zero con l’Italia.

Qualche settimana fa (inizio ottobre), era balzato agli onori delle cronache un report degli analisti di Berenberg che per la prima volta parlavano di un vero e proprio scambio di ruoli all’interno dell’Ue: «La Francia sembra la nuova Italia». Dietro a quel giudizio tranchant ci passa un’epoca di almeno tre lustri che parte da un altro mese di ottobre, quello del 2011, e dalla risatina tra gli allora leader di Parigi e Berlino, Sarkozy e Merkel. Il sorrisetto beffardo nascondeva un giudizio di inaffidabilità politica ed economica rispetto alla traballante situazione del governo Berlusconi e ai conti pubblici che a detta dei sostenitori dell’austerity dell’epoca, nel Belpaese non rispettavano gli impegni presi.

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