2025-09-12
«Diffusi dati falsi sull’occupazione». Con Biden gli Usa non erano in salute
Maxi revisione dell’ufficio statistiche. Inflazione americana in linea con le attese.«Le statistiche sono come le salsicce, non si sa mai bene cosa c’è dentro». La maxi revisione dei dati comunicata martedì dal Bureau of labor statistics (Bls, l’ufficio statunitense che misura lavoro, inflazione e salari) ci ricorda questo vecchio adagio. Tra aprile 2024 e marzo 2025 l’economia americana ha creato 911.000 posti in meno rispetto a quanto annunciato mese dopo mese. In pratica, la crescita occupazionale in quell’anno si è dimezzata. Si tratta della più grande correzione dal 2009, un fatto enorme, non un trascurabile refuso.La notizia è importante per almeno due motivi. Il primo è che il mandato presidenziale di Joe Biden 2021-2024 è stato raccontato molto meglio di quanto fosse in realtà. Il secondo motivo è che l’andamento del mercato del lavoro pompato da numeri più brillanti della realtà cambia la percezione dell’economia. Ciò ha un riflesso decisivo nei mercati, nell’opinione e soprattutto nella politica monetaria. Dai mutui casa alle decisioni sui nuovi investimenti, al costo del debito pubblico, gli impatti sull’economia sono pesanti. Se i dati dell’occupazione sono positivi, non c’è spinta ad abbassare i tassi di interesse fissati dalla Banca centrale, ma piuttosto a tenerli alti per scongiurare l’inflazione. Ed è così che è andata: i numeri fasulli del Bls hanno rafforzato l’idea di un’economia più calda del reale, legittimando tassi restrittivi più a lungo e peggiorando le condizioni economiche generali.Il presidente americano Donald Trump ha già licenziato il commissario del Bls Erika McEntarfer e nominato al suo posto un fedelissimo, E.J. Antoni della Heritage foundation, think tank vicino al presidente. Secondo Trump le macroscopiche revisioni dei dati sull’occupazione sono la prova dell’uso politico che è stato fatto delle statistiche, per mostrare, durante il mandato del democratico Biden, una situazione dell’occupazione più rosea di quanto fosse in realtà. Su La Verità nell’aprile 2024 avevamo già parlato del ricorrente fenomeno delle maxi revisioni ex post dei dati del Bls, segnalando come la foto sfocata scattata dalle statistiche influisse pesantemente sulla politica monetaria. Trump ha colto l’occasione della maxi revisione per premere ancora una volta sul capo della Federal reserve Jerome Powell, in vista della riunione del 16-17 settembre che deciderà sui tassi di interesse: «Le revisioni di martedì chiariscono che la politica monetaria della Fed è troppo restrittiva e i tassi di interesse restano troppo alti». Trump insiste sul fatto che l’establishment dei funzionari non eletti di Washington abbia remato contro, minimizzando i segnali di rallentamento che avrebbero richiesto tagli dei tassi ben prima di oggi.Si spiega così il tentativo del presidente di avere maggiore influenza sulla Fed. Mercoledì una commissione del Senato ha approvato la nomina di Stephen Miran, stretto consigliere di Trump, a ricoprire un posto vacante nel consiglio della Banca centrale statunitense, nonostante la feroce opposizione della senatrice democratica Elizabeth Warren. Miran dovrebbe riuscire a ottenere la definitiva approvazione in tempo per partecipare alla riunione della Fed la settimana prossima.La Casa Bianca ha poi rimosso uno dei governatori della Fed, Lisa Cook, nominata da Biden e accusata di frode. L’interessata ha fatto ricorso e il provvedimento è stato bloccato, così la Cook potrà partecipare alla riunione dove si deciderà sui tassi. L’incontro della Fed del 16-17 settembre sarà uno dei più attesi e controversi degli ultimi anni, non solo per il tentativo di Trump in atto, ma anche per l’oggettivo vicolo cieco in cui si trova Powell.Ieri, infatti, i dati hanno mostrato un’inflazione al 2,9% ad agosto, in line con le attese e in salita dal 2,7% di luglio, mentre i sussidi di disoccupazione sono saliti oltre le attese a 263.000, dai 235.000 della settimana scorsa. I nuovi posti di lavoro ad agosto sono stati 22.000, dai 79.000 di luglio.Dunque, da una parte i dati deboli sull’occupazione spingono a tagli, mentre l’aumento dell’inflazione consiglierebbe di mantenere i tassi agli attuali livelli. Un paradosso tagliente, perché mantenere i tassi attuali potrebbe portare a una recessione, ma un taglio può innescare aspettative di maggiore inflazione. Trump ha chiesto alla Fed di abbassare i tassi del 3%, mentre il segretario al Tesoro Scott Bessent si è limitato a un -1,5%. Con Miran nuovo entrante, Cook agganciata alla poltrona e Powell sotto schiaffo, la due giorni della Fed la settimana prossima sarà un rodeo.
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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