2025-11-05
Un’inchiesta pende sulle Olimpiadi
Sul tavolo dei giudici giace un fascicolo sulla Fondazione Milano-Cortina 2026. Ma l’indagine non va avanti e c’è il rischio di un colpo di scena a ridosso dei Giochi.È un’inchiesta che scorre parallela alla corsa verso le Olimpiadi invernali. Mentre i cantieri di Milano-Cortina 2026 avanzano, anche la giustizia si muove, ma a ritmo alternato. La Procura di Milano - con i magistrati Tiziana Siciliano, Alessandro Gobbis e Francesco Cajani - è pronta al 415 bis, ovvero alla chiusura delle indagini sul caso Fondazione Milano-Cortina 2026 e quindi al rinvio a giudizio. Ma il fascicolo è entrato da mesi in una zona grigia dove giurisprudenza e politica si toccano.Tutto nasce dal rapporto tra la Fondazione e Deloitte Consulting, colosso della consulenza finito al centro di un’analisi tecnica della Procura. Nella relazione firmata dal consulente Stefano Martinazzo, depositata a gennaio 2025, emergono passaggi che la magistratura considera «non lineari» nelle procedure di gara per la Digital Platform, il portale digitale da oltre due milioni di euro destinato a gestire la presenza online dei Giochi.Secondo il documento, un dirigente Deloitte - Claudio Colmegna - avrebbe riferito che la Fondazione comunicò solo a Deloitte l’importo dell’offerta più bassa di un concorrente, consentendo così alla società di riformulare un ribasso all’ultimo momento. Un’informazione che, se confermata in giudizio, violerebbe la parità di trattamento tra partecipanti. Martinazzo scrive che l’episodio «avrebbe consentito a Deloitte di esercitare un preteso diritto di esclusiva», diritto che però - ricostruisce il consulente - non risulta previsto nei contratti stipulati con la Fondazione. L’accordo del 21 aprile 2022 garantiva sì un’esclusiva per alcuni servizi di consulenza gestionale e digitale, ma non per la realizzazione della piattaforma web. Il rapporto tra la Fondazione e il network Deloitte - prosegue la relazione - si è intrecciato in un sistema complesso di contratti di sponsorizzazione e forniture «in kind», in cui parte dei servizi veniva compensata in visibilità e non in denaro.Un meccanismo che, nelle parole di Martinazzo, «creava aree di opacità» nella gestione dei flussi economici e nelle procedure di gara. L’altro nodo tecnico riguarda la sovrapposizione tra Deloitte Italia e Deloitte Usa: quest’ultima è top Sponsor del Cio nell’ambito del programma Pisa, ma la prima non lo è. La Fondazione, rileva la relazione, avrebbe dovuto «mantenere chiara separazione» tra le due entità, proprio per evitare conflitti di interesse o vantaggi indiretti. Ma il fascicolo non ruota più soltanto attorno ai contratti. Il vero nodo, oggi, è la natura della Fondazione Milano-Cortina: pubblica o privata? Da questa definizione dipende l’intero impianto accusatorio. Se la Fondazione è pubblica, si applicano i reati contro la Pubblica amministrazione (abuso d’ufficio, turbativa d’asta); se è privata, gran parte delle contestazioni cade. Su questo punto pende la legge del governo, un intervento normativo che vorrebbe definire la Fondazione come ente di diritto privato. La Procura considera la norma incostituzionale, perché retroattiva e potenzialmente idonea a svuotare il procedimento in corso.Il fascicolo è ora sul tavolo del gip di Milano Patrizia Nobile, che deve stabilire se sollevare o meno la questione di legittimità costituzionale. Ma la decisione viene sempre rinviata: prima a fine luglio, poi a settembre, ora a ottobre. Rinvii che, secondo fonti giudiziarie, rischiano di portare la scelta a ridosso dell’inaugurazione dei Giochi, prevista tra gennaio e febbraio 2026. E in questo scenario si fa strada la cosiddetta «terza via»: il gip potrebbe decidere direttamente, senza attendere né la legge né la Corte Costituzionale, pronunciandosi sulla natura della Fondazione e consentendo così alla Procura di procedere. La Procura spinge per chiudere, la politica per riclassificare, mentre il gip resta nel mezzo, con il rischio di una deflagrazione giudiziaria durante i Giochi. Milano-Cortina rischia così di arrivare all’Olimpiade con un’indagine ancora aperta.
La leggendaria bacchetta svela le ragioni che l’hanno portato a fondare una vera e propria Accademia per direttori d’orchestra, che dal 2015 gira il mondo per non disperdere quel patrimonio di conoscenze sul repertorio operistico che ha ereditato dai giganti della scuola italiana.